Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



Visualizzazione post con etichetta Pollitically Correctness. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Pollitically Correctness. Mostra tutti i post

03 giugno 2012

achieve the Islamic conquest (fath) of Egypt for the second time, and make all Christians convert to Islam, or else pay the jizya,


Il candidato presidenziale dei Fratelli Musulmani ha dichiarato che “completerà la conquista islamica dell'Egitto, per la seconda volta, e obbligherà tutti i cristiani a convertirsi all'islam, o a pagare la jizya”, o a emigrare.

 Secondo il popolare sito egiziano El Bashayer, Muhammad Morsi, il candidato presidenziale dei Fratelli Musulmani ha dichiarato che “completerà la conquista islamica dell’Egitto, per la seconda volta, e obbligherà tutti i cristiani a convertirsi all’islam, o a pagare la jizya”, la tassa che in base all’islam devono pagare i fedeli delle altre fedi, cristiani ed ebrei, i cosiddetti “dhimmi”. In Egitto molti dei cristiani copti (18 milioni, secondo le cifre della Chiesa copta, una dozzina di milioni secondo altre fonti) che costituiscono il popolo originario del Paese (copto significa egiziano in greco) hanno votato al primo turno delle presidenziali per l’avversario di Morsi, Ahmed Shafiq.
Su di loro Morsi ha detto: “Devono sapere che la conquista sta arrivando, e l’Egitto sarà islamico, e che dovranno pagare la jizya o emigrare”. 

 According to the popular Egyptian website, El Bashayer, Muhammad Morsi, the Muslim Brotherhood presidential candidate, just declared that he will "achieve the Islamic conquest (fath) of Egypt for the second time, and make all Christians convert to Islam, or else pay the jizya," the traditional Islamic tax, or financial tribute, required of non-Muslim "dhimmis." In Egypt many of the Coptic Christians (18 millions, according to the Coptic Church, some 12 millions according to other sources) which constitute the original people of the country (Coptic means Egyptian in Greek) at the first round of the presidential elections voted for Morsi’s opponent, Ahmed Shafiq. About them Morsi said: "They need to know that conquest is coming, and Egypt will be Islamic, and that they must pay jizya or emigrate." 



Tutti quelli che stoltmente hanno gioito nel veder cadere Mubarak, dittatore cattivo, si rendono ora conto di cosa hanno festeggiato? Di cosa è stato scatenato?
 
No perchè sta succedendo lo stesso in Libia, ed è successo lo stesso in Iran dopo la caduta dell'Impero Persiano.
E succederà lo stesso in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe.

Qualcuno alzerà un dito per difendere 18milioni di egiziani?
Quando la smetteremo di credere nella favola scritta col sangue non nostro che tutte le religioni in fondo sono uguali, che l'Islam dopotutto va bene, è solo un modo di chiamare Dio diversamente.

Non potrà essere solo un caso, no, se dovunque salgano partiti Islamici al governo le libertà di tutti gli altri vengono pesantemente limitate ?
Se ne renderà conto qualcuno?

L'Islam ha una certa impostazione, politica e religione sono indissolubilmente legate.
È la sua natura, basta fare spallucce.




Ah, ma i Mussulmani sono sempre stati tolleranti e aperti a tutte le religioni...


Trovatemi oggi un'altra persona che minaccia in questo modo 18.000.000 di persone e ha anche i poteri per attuare le sue minacce. Ahmadinejad escluso.
(Ah, Ahmadinejad... cosa mai avranno in comune Ahmadinejad e Morsi? Ma tu guarda... ma tu guarda... )

Chi altri?

22 maggio 2012

VERGOGNA totale

(18 maggio 2012) 

Riforma La legge sulla Protezione civile

Una calamità distrugge la casa? Da oggi lo Stato non paga i danni

L' assicurazione Sarà necessario stipulare una polizza di assicurazione per coprire i rischi di eventi naturali


ROMA - La calamità naturale sarà a carico del cittadino. In caso di terremoto, alluvione, tsunami e qualsivoglia altra catastrofe, non sarà più lo Stato a pagare i danni. A ricostruire l' edificio crollato o pieno di crepe, casa o azienda che sia, dovrà provvedere il proprietario. A sue spese. O stipulando, previdente, una relativa polizza di assicurazione. La novità, enunciata chiaramente, si trova nel decreto legge n.59 sulla riforma della Protezione Civile pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale. In cui si afferma che «al fine di consentire l' avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati». E questo per poter «garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione». Cosa che lo Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi. La normativa non ha effetto immediato[grazie 'ar cazzo N.d.L.]: il decreto legge prevede infatti «un regime transitorio anche a fini sperimentali». Entro 90 giorni dovrà essere emanato un regolamento che stabilisca modalità a termini per l' avvio del regime assicurativo. Ed è poi probabile che i tempi si allunghino. O che si trovino dei correttivi. Ma la tendenza è quella. Confermata dalle parole di Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile: «Quella sull' Aquila è stata l' ultima azione di intervento sulla popolazione» ha detto ieri ai Giovani imprenditori di Confindustria. «Purtroppo per il futuro dovremo pensare alle assicurazioni perché lo Stato non è più in grado di fare investimenti sulle calamità: gli aquilani sono stati gli ultimi a ricevere assistenza». Su questa linea procede anche la norma che riduce la durata dello stato di emergenza, ossia del periodo in cui lo Stato si accolla le spese: 60 giorni, con un' unica proroga di altri 40. Fine delle emergenze pluriennali. Per adesso l' assicurazione sarà soltanto di tipo volontario (con agevolazioni fiscali). E già questo principio potrebbe porre dei problemi giuridici in quanto sancisce la disparità tra cittadini che vivono in zone a rischio e quelli che hanno la fortuna di abitare in aree sismiche o soggette a pericoli idrogeologici. Senza contare che le compagnie di assicurazioni, nel primo caso, pretenderebbero premi molto costosi. La soluzione potrebbe essere rendere l' assicurazione obbligatoria per tutti. Con un costo calcolato in circa 100 euro per abitazione. Secondo Adolfo Bertani, presidente del Cineas (Consorzio universitario specializzato nella cultura del rischio), questa «è una svolta epocale perché si introduce anche in Italia la responsabilità diretta del cittadino nella tutela dei propri beni e di una nuova cultura di rispetto del territorio. Si passa da welfare state alla welfare community».

Pagina 022.023



Sarà...

Ma a questo punto, mi chiedo io, che senso ha  lo Stato?
Su quale patto sociale si fonda?
Che cos'è lo Stato?

Quanti lo sapevano?

Questa mossa mi sembra davvero una porcata epocale, poi si da contro a chi abbozza tendenze separatiste o federaliste perchè bisogna aiutare il Sud.
Nord e Sud devono aiutarsi nel cammino verso la crescita.
Chi ha più soldi è giusto che paghi più delle fasce deboli.
Accogliamo e diamo una casa agli immigrati, dobbiamo essere generosi.
Chi più ha più dia.
Ciascuno si responsabilizzi per aiutare, etc...

Che van bene, per carità, sono sicuramente esigenze che non possono essere ignorate in uno Stato.
Ed è compito dello Stato risolvere criticità, se possibile.

Ma allora chi è vittima di catastrofi naturali?
S'arrangi perchè se l'è cercata?



Non capisco, allora tutta la storia della solidrietà, di aiutare i più deboli, le fasce meno fortunate, gli immigrati, etc erano solo cazzate populiste?
A quanto pare...

E così finalmente cadde il velo.


È la definitiva manifestazione dell'"aiutiamo tutti eccetto che noi".
È la morte dell'essenza dello Stato, che priva del seno i propri figli per allattarne altri.

Patria? Mah...



 Da notare poi il tempismo...Manco l'avessero chiamata.

11 maggio 2012

Libertè, egal.. ah, no? Scusi.

 

Tweet sessista contro la nuova Première dame
E il giornalista transalpino perde il posto

Presa di mira Valerie Trierweiler: «A tutte le colleghe: fate sesso utile, potreste diventate Première Dame»


Il tweet volgare e sessista che prende di mira la nuova Première dame di Francia causa il licenziamento del giornalista transalpino. Il nuovo corso della politica d'Oltralpe ha già fatto la sua prima vittima. Si chiama Pierre Salviac, è un giornalista sessantacinquenne della stazione radiofonica RTL che all'indomani della vittoria elettorale di François Hollande ha pensato bene di postare un messaggio su Twitter in cui invitava le colleghe francesi ad andare a letto con personaggi potenti imitando l'esempio di Valerie Trierweiler, ex redattrice politica e soprattutto compagna del nuovo Presidente della Repubblica transalpina.
Il post ha velocemente scatenato le critiche degli utenti del sito di microblogging e poche ore dopo la stazione radiofonica ha licenziato in tronco l'autore del messaggio.

PAROLE INTOLLERABILI - Sebbene il giornalista sportivo, esperto di rugby, si sia immediatamente scusato per «la battuta infelice», il post è stato considerato da gran parte dell'opinione pubblica transalpina ingiurioso e sessista: «A tutte le mie colleghe - aveva scritto la mattina del 9 maggio il giornalista - dico: fate sesso utile, avrete una chance di ritrovarvi Première dame di Francia». Pochi minuti dopo la pubblicazione già tantissimi utenti di Twitter hanno condannato le parole "maschiliste e sessiste" e hanno chiesto alla stazione radiofonica di censurare la squallida presa di posizione del loro collaboratore. In un primo momento è intervenuto Jacques Esnoux, editore di RTL, che sullo stesso sito di microblogging ha condannato senza mezze misure il post di Salviac: «Il tuo tweet - ha scritto l'editore - è assolutamente intollerabile. Io vi leggo un sessismo volgare inqualificabile che condanno». Dello stesso avviso la direzione dell'emittente radiofonica che in un comunicato ha definito le parole di Salviac "intollerabili e inaccettabili" e poi ha fatto sapere che il rapporto di collaborazione tra il giornalista e RTL si poteva considerare concluso.
PRECEDENTE - Le scuse dell'esperto di rugby non hanno frenato l'ira della blogosfera. Diversi utenti hanno fatto notare che non è la prima volta che il giornalista usa il suo account per offendere. Lo scorso gennaio aveva preso di mira gli omosessuali commentando volgarmente un sondaggio che dichiarava come il 63% dei francesi fosse favorevole a una legge che regolamentasse le unioni tra persone dello stesso sesso. Al tempo il commento omofobo del sessantacinquenne era stato condannato dalla Federazione sportiva dei gay e delle lesbiche francesi che aveva chiesto alle autorità competenti di ritirare immediatamente il tesserino di giornalista a Salviac. Quella volta il sessantacinquenne riuscì a scamparla, ma quest'ultima bravata gli è stata fatale. Sul web adesso c'è chi condanna "l'epurazione" del sessantacinquenne, ma anche chi fa dell'ironia rilevando che Salviac deve essere orgoglioso perchè è riuscito a entrare nella storia dell'informazione francese: è il primo giornalista che si fa licenziare per un post pubblicato su Twitter.





 Il giorno dopo l'acquisto di un acquario la moglie chiede al marito carabiniere: "Caro, hai cambiato l'acqua ai pesci?". "No! Non hanno ancora bevuto quella di ieri!"


 Infelice uscita sessista e classista.

Una violenza mai vista, inconcepibile. Un feroce attacco ad una intera categoria.
I sindacati dove sono?

Mi disgusta pensare che ci sia ancora gente nel 2012che discrimina chi fa il carabiniere, è lo scandalo del mondo!

Siamo stufi di questo fuoco incrociato feroce e ficcante. È un clima d'odio quello che si respira attorno a tutte le caserme d'Italia. Un'aria densa e mefitica. Qualcuno potrebbe non sopportare tutta questa tensione, prepariamoci ad azioni folli e sconsiderate.

Un uomo entra in un negozio dove si vendono illegalmente organi, il commesso gli fa: "se vuole un cuore di un uomo costa 500€, uguale a quello di una donna, se vuole un fegato 100€ sia quello dell'uomo sia quello della donna se vuole un cervello, invece quello dell'uomo costa 100€ mentre quello della donna 10.000€" a questo punto l'uomo gli fa: "perchè quello della donna costa così tanto rispetto a quello dell'uomo? " e il negoziante: "mi scusi, con la fatica che abbiamo fatto a trovarlo a quanto voleva che glielo vendessi?

Squallida storiella, tema troppo delicato e che da molte sofferenze. Da insensibili pensarla, da criminali dirla.

Come al solito un rabbioso attacco alle capacità intellettuali degli uomini.

Un cruento inno alla disparità dei sessi. Le conseguenze potrebbero essere tragiche nel sociale. Aspettiamo che il governo provveda al più presto con un DDL appropirato e ben mirato.

Inequivocabile tramonto dell'occidente e di tutto ciò che ha rappresentato. Un salto indietro che ci porta nella peggio nazista Germania del primo dopoguerra.

Quando il sessismo trova appoggio nelle lobby dei mercanti e delle multinazionali non possono che maturare frutti marci e corrotti. Queste frasi sono una delle fruttescenze malate e degenerate di questo albero secolare. È ora di sradicarlo.


8 marzo, anche le donne manifestano contro la Tav. In caso di scontri la polizia lancerà telenovelas.



Un efferato attacco alla libertà di parola delle donne.  L'ignoranza degli uomini, tutti, si dimostra in frasi come queste.

Mi sento colpito al cuore; ripenso a mia madre, che era donna, rivedo il suo sguardo affettoso e il suo volto. Ora si ironizza su di lei e sulle telenovelas. Qualcuno dovrà pagare per questo!

La satira dovrebbe sapersi mettere da parte quando si incontrano temi sacri come la politica, la sessualità, la religione e la cultura. E lo sport. E la musica. E pure tutto il resto.

Una frase da censurare assolutamente, mina alla base il principio della libertà di pensiero e di parola. Chi dice cose del genere meriterebbe il carcere.
 
Un capisaldo della discriminazione oggi, qui, che si estende per l'infinità dei secoli.

Uno spettacolo aberrante, il punto più basso di una certa becera intellighenzia che tutti noi conosciamo ma i cui nessuno, per omertà, osa parlare.


 ______________________________________________________


Ci sarebbe da ridere se non fosse che un uomo ha perso il lavoro per una cosa che ha detto fuori dal suo ambito lavorativo, a proposito di una cosa che non entra neppure negli argomenti di sua competenza professionale.

 Mi domando, legittimamente, se le conseguenze sarebbero state le medesime a con la Bruni.
Dopotutto che due Première dame siano volti noti già per altro e per essere già con le mani impastate è quantomeno singolare.
Non è che abbia detto chissà cosa.

Sul sessismo, sinceramente non ce lo vedo un uomo diventare Première dame.
È sessismo?



'Mmo a Vauro che je famo?


O forse è il colore della satira che la legittima?
No, calma, ma anche questa è discriminazione da condannare.... 


09 maggio 2012

Il loro paese.

Choc in Gran Bretagna: 9 uomini condannati per lo stupro di oltre 600 ragazzine

Le vittime prelevate nelle case di accoglienza da una rete di stupratori, drogate e violentate. Due sono morte



MILANO - Centinaia di ragazzine, 631 per l'esattezza, sono state sistematicamente violentate in Inghilterra nel corso degli ultimi cinque anni da una rete organizzata di uomini che le prelevava dalle case di accoglienza per minori. Lo scrive oggi il Times che svela una dimensione molto più grave delle violenze sessuali perpetrate dal gruppo di nove uomini di origine pakistane che martedì sono stati giudicati colpevoli da una corte di Liverpool. Le case di accoglienza per minori, che danno ospitalità a 1800 ragazze, hanno registrato - scrive il Times - 631 casi di adolescenti tra i 12 e i 16 anni "usate" per fare sesso, di cui 187 solo negli ultimi dieci mesi. UN DRAMMA CHE SI POTEVA EVITARE - Una notizia che ha sconvolto l'Inghilterra. E non solo. Secondo il Times, due di queste ragazzine provenienti dai centri di Manchester e Rochdale sarebbero morte a seguito degli abusi sessuali. Le ragazzine venivano prelevate dai centri, drogate o ubriacate e poi trasportate in giro in appartamenti, locali, pub e taxi di Greater Manchester, Lancashire e West Yorkshire (nord dell'Inghilterra). Una delle vittime ha raccontato che «gli uomini si passavano le ragazze come una palla». Secondo l'accusa, a volte le ragazzine sarebbero state costrette ad avere sesso con più uomini in uno stesso giorno. In un caso, una ragazzina di 15 anni è stata costretta a stare in un solo giorno con 60 uomini di origini asiatiche. Le vittime venivano adescate con la scusa di portarle fuori per una pizza o un kebab. Questo dramma avrebbe potuto essere «limitato» e fermato anni fa, se fosse stato dato seguito a una prima denuncia nel 2008 di un responsabile dei servizi di assistenza sociale che aveva parlato di «prove evidenti di sfruttamento sessuale organizzato nelle case di accoglienza per ragazze minori».
LE TESTIMONI NON CREDUTE - Nello stesso periodo la testimonianza di una ragazzina 15enne, che aveva denunciato di essere stata violentata da decine di uomini era stata considerata poco attendibile dalla polizia. Per il processo presso il tribunale di Liverpool la polizia ha interrogato 56 uomini e ne ha arrestati 26. I nove uomini giudicati colpevoli - Adil Khan, Mohammed Amin, Abdul Rauf, Mohammed Sajid. Abdul Aziz, Abdul Qayyum, Hamid Safi and Kabeer Hassanieri - hanno tra i 22 e i 59 anni, otto sono britannici di origine pakistana, un altro è un richiedente asilo afghano. Alcuni di loro si sono difesi dicendo che nel loro paese: «è legale fare sesso con ragazzine minorenni»*¹. La polizia di Manchester, la procura e i servizi sociali di Rochdale hanno presentato le loro scuse ieri per tutti gli errori che hanno «portato dei bambini a finire nelle mani dei violentatori».


 *¹ Ed è legale anche se le minorenni non sono consenzienti. E siamo sul limite della pedofilia.

A parte l'incredibile numero di violenze effettuate prima che qualcuno se ne accorgesse... 
Ma la loro difesa...

Otto sono cittadini britannici, uno afghano. Alcuni di loro, quindi più di uno, quindi per forza almeno uno dei cittadini britannici, dicono che nel loro paese, che è il Regno Unito, «è legale fare sesso con ragazzine minorenni».
Ora, non sono un giurista inglese, quindi potrei sbagliarmi, ma sono abbastanza sicuro che nel loro paese, il Regno Unito,  «fare sesso con ragazzine minorenni» non sia legale.
Tanto che li hanno arrestati, nel loro paese, il Regno Unito.
Qualcosa non quadra.
Che si siano sbagliati sulle leggi del loro paese, il Regno Unito?
Che errore pacchiano, dai, va bene, la legge non ammette ignoranza, ma dai, poverini, credevano fosse legale nel loro paese, che è il Regno Unito. Io  propongo una deroga, si sono confusi, sono appena tornati... Se avessero saputo che nel loro paese, che è il Regno Unito, è un crimine violentare le adolescenti, sono sicuro non lo avrebbero mai fatto.

Oppure, altra possibile interpretazione, che non si siano sbagliati sulla legge del loro paese, che è il Regno Unito, e siamo noi ad aver sbagliato paese?
Ma sono cittadini britannici, nati e cresciuti in Inghilterra, cribbio, dev'essere quello il loro paese.
Eppure a quanto pare non si sentono affatto britannici, perchè altrimenti nel loro paese sarebbe illegale violentare una adolescente.
Se nel loro paese «è legale fare sesso con ragazzine minorenni», significa solo che il loro paese NON è il Regno Unito.
Nonostante ci siano nati, cresciuti, ci lavorino, ci siano andati a scuola*², si siano sposati*³, ne parlino la lingua, etc...
E sono loro stessi ad affermarlo, non il leghista di turno.




Come diceva Napolitano? Ius Soli?
Certo, certo, Ius Soli...

*² *³ In realtà è possibilissimo che siano andati ad una scuola coranica e che la moglie sia arrivata impacchettata, magari minorenne, dal loro paese.


Ma già lo disse Cameron, anche se forse è tardi.
Ad esempio.




Che persone simpatiche. Dei veri giovialoni!

30 aprile 2012

L'Egitto fa il bis in pochi giorni

Il tribunale egiziano ha archiviato per "mancanza di prove" il processo - a carico di "ignoti" - sul massacro di Maspero del 9 ottobre scorso, in cui sono morti 27 cristiani copti e oltre 320 sono rimasti feriti. La sentenza è arrivata il 24 aprile, quando i giudici nominati dal ministero della Giustizia hanno deciso di chiudere il procedimento; illustrando il verdetto Sarwat Hammad ha sottolineato che "mancano gli elementi" per poter procedere "all'identificazione dei colpevoli" che hanno assassinato la recluta Mohammad Shata e nove manifestanti, tutti cristiani copti, a colpi di arma da fuoco, quindi hanno tentato di fare irruzione in un edificio governativo e assaltato elementi dell'esercito.

I giudici hanno lasciato cadere anche le accuse contro 28 copti e l'attivista musulmano Alaa Abdel-Fatah, arrestato in precedenza, pure in questo caso per mancanza di prove. Molti degli arrestati sono stati fermati dopo il massacro del 9 ottobre, alcuni dei quali non erano nemmeno presenti sul luogo al momento della tragedia ma sono stati indentificati e presi solo perché "cristiani".

Il paradosso è che, secondo la magistratura egiziana, sarebbero stati dei cristiani e sparare e ammazzare i propri confratelli. Dalle immagini diffuse su internet all'indomani della tragedia appariva al contrario evidente il coinvolgimento dell'esercito, che ha aperto il fuoco contro i manifestanti pacifici e investito con i propri mezzi le persone in piazza.

Commentando la decisione dei giudici, l'avvocato Said Fayez ha affermato sarcastico all'agenzia Aina: "Sono felice di sapere che abbiamo potuto provare l'innocenza degli imputati copti, che avrebbero [secondo l'accusa] ucciso i propri fratelli copti". Egli aggiunge che i diritti delle vittime e dei familiari sono stati negati da un sistema giudiziario fallimentare. Ancora più dure le parole di Vivian Magdi, fidanzata di Michael Mosad, ucciso durante la protesta da un mezzo militare che lo ha investito e schiacciato. "Aver archiviato un caso - sottolinea la donna - in cui nessuno era imputato è una vera e propria farsa". E conclude: "fin da subito abbiamo chiesto che il procedimento fosse seguito da un tribunale internazionale, perché in Egitto per i martiri è impossibile ricevere giustizia"

Fonte

Sarà discriminazione questa?
Certo, non ai livelli europei, ma discriminazione anche questa a me pare.

Choice and Prejudice: Discrimination Against Muslims in Europe

 Fonte

Certo qualcuno farà notare ad Amnesty che forse tanto discriminati non sono se continuano a restare in Europa a vivere, anzi, non solo restano ma addirittura arrivano. Quindi o io ho frainteso il significato di discriminare o forse tutta questa discriminazione non c'è.
Di contro, in Egitto, i Copti sono vessati e tartassati, subiscono nell'indifferenza occidentale le più umilianti vessazioni tanto da essere costretti a scappare dall'Egitto, già, scappare, abbandonare tutto perchè il clima è resto davvero invivibile dalle continue discriminazioni.







Etc...


Secondo voi Amnesty perde tempo a raccontare di queste mezze discriminazioni? Di queste storie poco credibili, senza vittime vere, senza veri aguzzini, senza leggi veramente discriminatorie?

No.


Amen.

Non è un problema se Amnesty non ne parla, avranno i loro motivi.
Che mi piacerebbe sapere, questo si, ma sono sicuro che sono validissimi e sensati.
Mi rifiuto di pensare che non ci sia un vero motivo sotto.




Sovrano Gesù,
proteggimi e vieni in aiuto alla mia debolezza
Abba Barsanufio (V-VI sec.)


04 aprile 2012

22 marzo 2012

Sheik Abdul Aziz bin Abdullah


If the pope called for the destruction of all the mosques in Europe, the uproar would be cataclysmic. Pundits would lambaste the church, the White House would rush out a statement of deep concern, and rioters in the Middle East would kill each other in their grief. But when the most influential leader in the Muslim world issues a fatwa to destroy Christian churches, the silence is deafening.
On March 12, Sheik Abdul Aziz bin Abdullah, the grand mufti of Saudi Arabia, declared that it is “necessary to destroy all the churches of the region.” The ruling came in response to a query from a Kuwaiti delegation over proposed legislation to prevent construction of churches in the emirate. The mufti based his decision on a story that on his deathbed, Muhammad declared, “There are not to be two religions in the [Arabian] Peninsula.” This passage has long been used to justify intolerance in the kingdom. Churches have always been banned in Saudi Arabia, and until recently Jews were not even allowed in the country. Those wishing to worship in the manner of their choosing must do so hidden away in private, and even then the morality police have been known to show up unexpectedly and halt proceedings.
This is not a small-time radical imam trying to stir up his followers with fiery hate speech. This was a considered, deliberate and specific ruling from one of the most important leaders in the Muslim world. It does not just create a religious obligation for those over whom the mufti has direct authority; it is also a signal to others in the Muslim world that destroying churches is not only permitted but mandatory.



Ovviamente l'articolo parla poi della non reazione di Obama essendo un giornale americano, a noi, sinceramente, non interessa entrare in questa polemica. O forse si?


Fonte

The Grand Mufti (Arabic: مفتي عام‎) is the highest official of religious law in a Sunni or Ibadi Muslim country. The Grand Mufti issues legal opinions and edicts, fatāwā, on interpretations of Islamic law for private clients or to assist judges in deciding cases. The collected opinions of the Grand Mufti serve as a valuable source of information on the practical application of Islamic law as opposed to its abstract formulation. The Grand Mufti's fatāwā (plural of "fatwā") are not binding precedents in areas of civil laws regulating marriage, divorce, and inheritance. In criminal courts, the Grand Mufti's recommendations are generally not binding either.

Non il primo pirla che parla, allora.
Deve averci proprio studiato sopra, ragionato molto, vagliato bene la legge islamica per poter giungere, finalmente, a questa interessante conclusione.

Mi riserbo la possibilità di non ritenere simpatica ne amichevole una persona del genere e con lui chiunque approva le sue parole.
Più in generale trovo quantomeno sgradevole, non stupida o in errore, per carità,  qualunque persona che ritenga sia giusto dare fuoco ad una Chiesa.
In realtà non avrei grossissimi problemi sull'azione in se stessa, è che mi trovo spesso, o comunque con una certa frequenza, a frequentare quel genere di locali.
Mi scoccerebbe, ecco, trovarmi in mezzo ad un rogo perché presi dalla foga si sono dimenticati di avvisare dell'imminente incendio. Una questione meramente personale.

Ora, provando ad uscire dalla mia opinione, palesemente di parte e non generalizzabile, cerchiamo di guardare con obiettività e imparzialità la proposta.

1) È scientificamente provato che la combustione produce CO2 ed altri gas serra. Diciamo no agli incendi delle Chiese per salvare l'ambiente.
2) È risaputo che ai Cristiani, specie ai sacerdoti, spesso anziani, piace passare del tempo nelle Chiese. Per dire no ai pensionati senza nulla da fare, diciamo no alla combustione delle Chiese.
3) Fonti certe ci dicono che non solo i sacerdoti, ma i fedeli in generale, abbiano a cuore questi edifici. Bruciare le Chiese potrebbe infastidirli. Se anche te pensi che dare fastidio sia fastidioso, unisciti al coro, no alle Chiese-Falò
4) Il fuoco scioglie il ghiaccio. Dai un contributo anche te alla causa dell'Orso Palù, l'Orso Polare più coccoloso del pianeta. Di di no all'innalzamento delle temperature, di di no ai caminetti cristiani.
5) Storici romani accertano che, quando i cristiani bruciano, spesso urlano superando la soglia di decibel dannosa per i timpani. Per proteggere il tuo udito, aiutaci a non farli strillare.

Ci sono motivazioni universali per dire di no a tutto questo. Unisciti alla campagna.


E non dimenticare, il Corano è un libro di pace.



Non merita nessun commento più serio di quello che ho scritto.
In realtà ci si potrebbe fermare alle prime righe dell'articolo riportato, qualunque commento ulteriore è un offesa all'intelligenza di chi legge.
Ritengo chiunque in grado di giungere alle giuste conclusioni.

07 marzo 2012

Il coraggio di essere

"La vera festa della donna è il coraggio di essere donna e di imporsi come tale ogni giorno, infischiandosene del giudizio. Sostiene «non del tutto a torto» (ormai parlo come Monti, scusate) una mia cara amica: il mondo avido e violento di voi maschi etero ha miseramente fallito, ora tocca a noi donne e ai gay costruirne uno più umano."



Direi che da maschio etero avido e violento(e anche insensibile e cafone) delle parole di Gramellini me ne infischio.
Però da maschio etero la cosa un po' mi infastidisce.
In pratica le donne devono essere donne ogni giorno, imponendosi(?) come tali.
Mentre gli uomini non va bene che siano tali(sono avidi e violenti) ma dovrebbero essere checche.
E la parità dei sessi?
Ovvero, un uomo non dovrebbe essere uomo ogni giorno imponendosi(?) come tale? Esattamente come vale per le donne?
A quanto pare no.
Perché uomo maschio è sinonimo di avidità e violenza.

Eppure Gramellini fino alla fine sembrava portare avanti un pensiero ragionevole.
La donna torni a fare la donna, che abbia priorità da donna, ruoli da donna, sia se stessa, non una copia di un uomo.
Poi con un salto mortale doppio male eseguito atterra di faccia e combina l'irreparabile.
L'uomo la smetta di fare l'uomo.
Incappando nello stesso errore che ha denunciato poche parole prima ma a parti inverse.

Ma un mondo dove ciascuno è libero di essere pienamente se stesso e di compiersi nella verità di se non è sufficientemente umano?
È necessario eliminare una categoria di uomini, i maschi eterosessuali, per essere più umani?



Le donne siano donne, gli uomini siano uomini e per carità, i gay siano gay.
Non col mio culo.

05 dicembre 2011

79% delle prostitute ha meno di 18 anni. Però a Kinshasa. Per cui non mi interessa.

Nadesh ha 14 anni, non è mai stata a scuola e da quando sua madre l’ha abbandonata, due anni fa, vende il suo corpo. Madho, 16 anni, è incinta, è stata costretta a prostituirsi dopo che i suoi genitori hanno divorziato; per cinque volte è stata violentata dalle bande di ragazzi che pretendono di avere il controllo dei quartieri più derelitti. Siamo a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove circa 13.600 bambini sono costretti a vivere per strada e a guadagnarsi da vivere con ogni mezzo. Il 26% è formato da ragazzine che si vendono per un dollaro o due, un po’ di più se gli uomini non usano il preservativo. A Tshangu, uno dei quartieri più degradati della città, il 79% delle prostitute ha meno di 18 anni, il 6% è sotto i 12. Sono ragazzine per lo più analfabete, la maggior parte è stata stuprata da soldati o da poliziotti, è rimasta incinta ed ha abortito illegalmente.

Il britannico Times ci ha raccontato le loro storie attraverso gli occhi di una piccola Ong War Child che ogni notte gira per le strade con un’autoambulanza per aiutare queste povere giovani. C’è chi viene solo per avere preservativi, chi cerca consiglio o medicine. A tutte le volontarie consigliano di andare nel loro centro di accoglienza dove potranno avere vestiti, un pasto caldo e un tetto sulla testa. “La strada è una giungla – dice al Times Patricia Ngay che dirige il rifugio -, c’è molta violenza, quando le ragazze arrivano qui spesso sono aggressive, ce l’hanno con il mondo e non sopportano le regole che ci sono qui. Poi si ammorbidiscono”. Al centro lavorano tre infermiere e sei tra operatori sociali ed insegnanti. Vengono impartite lezioni basilari di lettura e scrittura. Le volontarie cercano anche di ricongiungere le ragazze con la famiglia. Alcune volte ci riescono. Il rifugio ha aperto un anno fa e da allora sono state accolte 163 ragazze di cui 25 sono tornate a vivere con i genitori. Sono numeri piccoli ma di cui l’organizzazione, che opera anche in Afhanistan, Iraq e Uganda, va fiera. Ne è un esempio Landu, 32 anni, che ha potuto riabbracciare la sua bambina di soli dieci anni, scappata di casa perché la mamma era così povera da dover dormire in una chiesa. War Child ha curato la piccola che era stata investita da una macchina e ha aiutato la madre a trovare un lavoro. Ora vivono in affitto in una capanna. La Repubblica Democratica del Congo è stata lacerata da anni di guerra. Si calcola che dal 2003 al 2010 cinque milioni di persone siano morte di cui la metà bambini. E ancora oggi il clima è teso ed instabile. E’ bello pensare che piccole organizzazioni come War Child riescano a donare un granello di speranza ai bambini di Kinshasa.

Fonte

A volte mi sembra davvero che ci siano persone scollegate dal mondo.
O che ci siano persone, e forse, anzi, no, sicuramente, è peggio, che si riempiono la bocca di parole importanti, di concetti importanti, di contenuti importanti senza aver compreso, per limiti loro o per volontaria castrazione intellettuale, l'importanza e la grandezza di ciò che stanno dicendo.

Mi va bene che si parli dei preti pedofili. Sono uno scandalo e una vergogna anche per la Chiesa e per ogni cattolico. Ma non si può ridurre la pedofilia, e di conseguenza le occasioni di affrontare questo problema, solo a questi episodi, peraltro marginali.

Mi va benissimo che si parli del giornalista di libero che ha scritto un articolo talmente insulso che è sufficiente il bagaglio culturale di un preadolescente per confutarlo senza timori di sorta e che si prenda spunto da quello per rivendicare ancora una volta i pari diritti delle donne. Ma non si può ridurre a questo inutile episodio (sinceramente, che conseguenze avrà mai questo articolo? Peso culturale zero.) un discorso talmente vasto e ampio e pieno di dolore come la violazione della dignità delle donne.

Mi viene davvero da pensare che chi si straccia le vesti per queste due cose (oddio, questo discorso vale per il secondo caso, per il primo che è davvero grave non nelle dimensioni ma nella sostanza, e' giusto farlo se non ci si dimentica del resto) in realtà se le stia stracciando per la Chiesa o per libero e che dei veri problemi di questi due episodi, non certo del mondo (anche se forse le due cose coincidono), cioè della pedofilia e della dignità offesa delle donne forse non gli interessi poi così tanto. Anzi nulla.
Perché se fosse avrei letto almeno una volta, per sfuggita, una accesa protesta nei confronti del turismo sessuale.
Perché se fosse avrei letto una ferma condanna della Shari'a e una viva preoccupazione per la situazione delle donne, chessò in Libia, dopo che uno dei primi provvedimenti è stata l'abolizione del divorzio. (Con Gheddafi una donna poteva chiedere ed ottenere il divorzio. Un mese dopo la sua caduta, come se fosse una delle urgenze della Libia, questo diritto è stato tolto. Le femministe di casa nostra si sono sentite? O devo pensare che, poverine, non hanno letto la notizia? Devo pensare che oltre a smettere di fare figli hanno smesso anche di leggere?)
Perchè se fosse avrei letto almeno un commento e una condanna agli episodi raccontati in questo articolo(apparso su corriere.it, mica i siti sfigati che leggo io, magari un po' da paolotti).

Posso anche pensare che di tutte queste cose ne parlano in pochi perché in pochi lo sanno, ci sono poche notizie.
Nell'era di Internet.
Ahahahahahahahhahahaha.

No, c'é poco da ridere, sono serio.

Forse lo sanno in pochi nell'epoca di internet. Davvero. 

Perché se è vero che le notizie sono accessibili ovunque e sempre, e che le informazioni girano con facilità disarmante, è anche vero che la quantità di dati e di notizie è impressionante e leggerle tutte è veramente impossibile.
È possibile, come sempre pero', andarsele a cercare o filtrare questa mole di dati per selezionare solo quelli che più ci interessano.
Il passaggio necessario e successivo è allora che, se una persona non legge questi fatti è perché non se ne interessa, non va a cercarseli, non vive come un vero problema quello della dignità della donna o della pedofilia.

Salvo poi ricordarsene quando questi argomenti si incrociano con quello che veramente lo preoccupano, come per esempio l'ignoranza dei giornalisti di libero.
E allora tac, si issano le bandiere per la difesa della donna e si parte per la crociata di un giorno.
Poi si ammaina la bandiera e la si ripone nel cassetto, pronta ad essere tirata fuori alla prossima occasione, quando serve.


Strumenti, non fini.
È questo che mi disgusta.

04 dicembre 2011

Così funziona il mondo.

Un uomo da da mangiare al suo pitone un gattino.
La fine del mondo.

Perché?

Su youtube ci sono centinaia di video che mostrano i più svariati animali vivi mangiare i più svariati animali vivi.
Centopiedi che mangiano topi.
Pesci che mangiano centopiedi.
Pesci che mangiano pesci.
Gatti che mangiano pesci.
Serpenti che mangiano conigli.
Gatti che mangiano uccellini.
Serpenti che mangiano topi.
Ragni che mangiano topi.
Io stesso al mio piccolissimo centopiedi(Lithobius sp.) do i ragnetti che trovo, vivi.
Mi pare la cosa più naturale al mondo.
Un carnivoro che mangia. Che fa quello per cui è stato perfezionato da millenni di evoluzione. Uccidere. 
E di certo è più naturale così che non uccidere animali vari, triturarne le carcasse, impastarle con cereali e quant'altro, fare seccare queste specie di impasto di cadaveri e poi darli al nostro gattino.

Gatto che ricordiamo essere un felide, la famiglia che tra i mammiferi, ahimé pur da amante dei cani lo devo riconoscere, è la più efficiente nella caccia(e quindi nell'uccidere).
Se un gatto è quello che è, sinuoso, agile, silenzioso, sveglio etc..., lo è per il semplice fatto che così uccide meglio, di più e con maggior efficienza.
Ah, più ancora dell'uomo, i gatti sono STRETTAMENTE carnivori.
Senza carne muoiono.
Gli animali non sono peluches.
Sono animali.



IAMS. with succulent roast Chicken

30 novembre 2011

Togliete alle donne ogni dignità e saranno docili.

Pochi giorni fa i salafiti hanno colpito Iqbal Gharbi, la prima docente di psicologia all’università tunisina della Zaytouna, ovvero l’università islamica di Tunisi che vanta una tradizione di studi e ricerca che mirano a coniugare islam e laicità. La Gharbi è una fautrice di una interpretazione in chiave moderna dell’islam e del testo coranico. Nominata dal governo di transizione direttrice responsabile di Radio Zaitouna si è vista occupare l’ufficio da un gruppo di uomini, sempre con barba lunga e tunica bianca, che si sono identificati come membri del “Comitato tunisino per la promozione del bene e la proibizione del male”
 [...]
Amel Grami, docente di Religioni comparate all’Università della Manouba, che ha denunciato non solo il peggioramento della condizione della donna dopo la rivoluzione, ma anche i numerosi casi di violenza. In un recente articolo ha scritto: «Niente più paura dopo oggi… questo è stato il motto subito dopo avere cacciato la dittatura, ma purtroppo il cerchio della paura è tornato a soffocarci. […] Non pensavamo che la dittatura avrebbe lasciato il posto a una nuova dittatura così rapidamente, non avremmo mai immaginato che la nuova dittatura, dopo la rivoluzione di cui siamo stati orgogliosi, fosse all’insegna del velo integrale e delle sale di preghiera nell’università» [...]
D’altronde un movimento islamico che tra i suoi candidati aveva Souad Abderrahim, una donna senza velo potrebbe anche schierarsi contro chi vorrebbe imporre il niqab nelle università tunisine… ma sarà difficile. La Abderrahim che ha dichiarato che al-Nahdha «non interverrà sullo stile di vita dei tunisini e delle tunisine, non intaccherà i diritti acquisiti delle donne e non ha piani segreti per l'islamizzazione del Paese», al contempo ha già sollevato polemiche nel momento in cui ha affermato che «vergogna per i paesi arabi musulmani che mostrano clemenza per donne che compiono atti abominevoli fuori dal matrimonio». «Si tratta di peccatrici - ha affermato la neoeletta -, che eticamente non avrebbero diritto di esistere»
 [...]
 
Fonte

E passa tutto come se fosse giusto e naturale. In fondo è una religione di pace e amore.

Pero' poi scatta un vespaio se un somaro che conta picche parla di togliere i libri per far tornare le donne a partorire.
Ok, va benissimo, ma resta sempre un somaro che conta picche.
Mentre a 1000km da casa nostra non si tratta di somari che contano picche che dicono stronzate, ma gente che è al potere e che comincia ad agire.

La differenza e' la stessa esistente tra un marmocchio che ti spara con le dita e fa <bang> con la bocca impiastricciata di marmellata o nutella e un rapinatore che ti punta la pistola contro e non vuol sentir ragioni.

Certo, a prendersela con il pupo non si rischia nulla.



Oppure questo.

la punizione. Uno, due, tre, dieci colpi per spezzare quella donna che gli stava sfuggendo, che «voleva cambiare vita», che aveva smesso di portare il velo, si sforzava di parlare italiano, frequentava altre mamme e aveva trovato negli ambienti della parrocchia, tra i volontari della Caritas e il gruppo ricreativo per i bambini, aiuto, solidarietà e parole nuove.
Fonte
E' forse meno grave un somaro che agisce di uno che parla?

Perchè allora ci si indigna di più per il secondo?

06 agosto 2011

Indifendibili diritti e immoralita' dilagante.

Le pistole ad acqua inquietano l'Iran

Conservatori(n.d.l. Integralisti sarebbe forse meglio, non avendo questi nulla a che vedere con i conservatori per come li intendiamo noi) indignati per battaglia nel parco fra uomini e donne. Raduni improvvisati che sfidano il regime

GERUSALEMME - Una ragazza iraniana spruzza gli amici con una pistola ad acqua, e ride con la bocca spalancata e la nuca all'indietro, mentre ciuffi di capelli neri sfuggono al velo inzuppato. Un uomo dalla barba incolta digrigna i denti mentre regge un cannone giallo e arancione. Una donna in chador nero, sotto un sole da 40 gradi, rovescia addosso a un'altra una bottiglia d'acqua.
Un ragazzo in abiti occidentali punta l'arma di plastica alla tempia della sua vittima, già fradicia sotto una pioggia di gavettoni. Festa in un parco di Teheran, la settimana scorsa. Una sorta di flash mob , un raduno tra sconosciuti lanciato via Facebook e durato alcune ore. Niente slogan politici, solo schizzi e risate, con centinaia di partecipanti. Ma quando le foto sono finite sul web hanno scatenato la rabbia dei conservatori, con proteste anche in Parlamento. La polizia è scattata in azione per punire quei comportamenti «anormali» e «immorali», e diversi giovani sono stati arrestati. Uno dopo l'altro, ripresi di spalle dalla tv di Stato, hanno confessato il loro crimine. «Era un evento molto intimo, molto più intimo di quanto avrebbe dovuto essere».

Non era la prima volta. Una settimana fa, una flash mob di gente in abiti bruttissimi e buffi s'è riunita in un altro parco di Teheran per una sorta di carnevale fuori stagione. A gennaio, si sono radunati in un giardino pubblico «gli iraniani con i capelli ricci». E poi battaglie di vernice, di bolle di sapone, incontri per far volare gli aquiloni. Foto e video ogni volta appaiono su Facebook , formalmente bandito in Iran ma al quale si riesce comunque ad accedere. Le autorità della Repubblica islamica tentano di impedire da 32 anni i rapporti tra giovani dei due sessi, di controllarne l'abbigliamento e il taglio di capelli in nome della morale islamica.

Una recente vignetta dell'agenzia di Stato Fars raffigura due donne: la prima in chador (velata «come si deve») ha un cervello da far invidia ad Einstein; l'altra, «mal velata» (come molte ragazze con le pistole ad acqua) ha un cervello di gallina. Ma sono strategie poco efficaci su un 65% della popolazione che ha meno di 35 anni. Un simbolo della battaglia contro la censura è diventato in questi giorni un bimbo di 5 anni, Farnood. In un programma tv per bambini, la presentatrice gli ha chiesto: «Cosa fai nel tempo libero?». Lui risponde che va in bagno, si abbassa le mutande e si lava da solo. La donna arretra di qualche passo, finge di non aver capito: «Accendi la lavatrice da solo? No no no, non si fa». Il video del bambino «immorale» è diventato virale.

Nonostante gli arresti, nuove «guerriglie dell'acqua» sono state annunciate a Teheran, Isfahan e Karaj. Il loro sito Twitter ricorda che nella tradizione zoroastriana - che la Repubblica islamica inutilmente ha cercato di estirpare - esiste una festa di mezza estate denominata Tiregan, in cui adulti e bambini nuotano e si spruzzano l'un l'altro. Una festa gioiosa. Alcuni, come il blogger Fetnegar, sperano che «queste battaglie possano risvegliare il Movimento Verde», con proteste come quelle del 2009 contro il presidente Ahmadinejad. Altri esprimono fastidio: «Ci sono prigionieri politici che fanno scioperi della fame, e noi stiamo a parlare di pistole ad acqua». Continuano gli arresti e i processi di intellettuali, attivisti, giornalisti ritenuti oppositori del regime. Nonostante tutto, gli iraniani rivendicano la gioia di vivere.
Fonte


Di questo pero' non scandalizziamoci. Scandalizziamoci piuttosto di chi in italia vuole una legge, udite bene, contro il burqua! Orrore.
Vero, in Iran non usano il burqua, "solo" chador e niqab.
Pero' mi pare evidente, e questa e' solo una prova in piu', che non si tratta, com ci raccontano Bindi e compagnia bella, di una questione di autodeterminazione delle donne, del loro diritto di poter indossare, se lo vogliono, anche il velo integrale e cazzate varie in salsa neo-femminista(?)-politically correct.

La questione e' su un altro piano, secondo me.
Un piano differente dalla sola liberta' di una donna di NON indossare questi indumenti(e questa si che e' una lotta da fare, ma a quanto pare alla Bindi interessa poco o nulla delle donne o almeno di queste donne, che sono in fin dei conti i sogetti deboli che dovrebbero essere tutelati dallo stato)

Il piano sul quale va afforntato il problema e' piu' che altro sui significati.
Sul significato che questi indumenti rappresentano, sul carico di valori che la storia gli ha attribuito.
Finche' nel mondo anche solo una donna verra maltrattata e picchiata, finanche uccisa, per non aver indossato questi abiti, ognuno di questi indumenti sara' macchiato del sangue di quella donna e, secondo me, non puo' essere indossato.
O meglio, chi lo fa, anche in piena liberta', e' complice di quel crimine.
Un po' come e' successo per le svastiche. Un simbolo macchiato per sempre dalla storia. Chiunque ne indossi una fara' pensare subito ai nazisti non certo ai millenni di cultura che l'hanno usata prima di loro.
Ed e' lo stesso per il velo, che da 32 anni a questa parte e' simbolo della oppressione culturale dei regimi islamici.


Queste sono donne Iraniane oggi.


Queste sono studentesse universitarie iraniane prima del '79.


Avete visto come erano tristi prima di conoscere il salvifico uso del velo islamico? Facciamo bene qui in italia a portare avanti la loro lotta per la liberta' nell'uso di questi gai indumenti!

15 luglio 2011

Da oggi il sud del Sudan è finalmente uno stato libero e indipendente (se non verrà strozzato nella culla).
Lì è stato perpetrato l’ultimo genocidio del Novecento, ma un genocidio ignorato dai media e dal “partito umanitario” nostrano. Forse perché le vittime non erano “politically correct”, trattandosi di neri cristiani e animisti.
Autore di quell’orrore è stato il regime arabo- musulmano del nord che ospitò negli anni novanta anche Osama bin Laden e che, da qualche anno, è in combutta con la Cina comunista interessata al petrolio sudanese.
I media si sono occupati del Sudan solo di recente, quando è scoppiata l’emergenza Darfur, che derivava da un conflitto non religioso (erano tutti musulmani).
Invece per la Jihad – la guerra santa islamica – che per decenni ha sterminato il Sud cristiano e animista non hanno avuto tempo.
Eppure le cifre sono terrificanti: due milioni di vittime, tre milioni di profughi, migliaia di donne e bambini catturati e venduti come schiavi nel Nord islamico del Paese.
Il regime di Karthoum ha fatto del Sudan – che sarebbe ricchissimo di petrolio e altre risorse – uno dei paesi più poveri della terra (è al 150° posto su 182), un paese dove si vive ancora in capanne di fango, seminudi e si muore come mosche per fame e malaria. Per questo molti fuggono, cercando di arrivare all’Italia e in Europa.
Siccome scrivo e parlo del genocidio sudanese da quindici anni, su giornali e in tv (prendendomi anche qualche insulto), permettetemi di togliermi un po’ di sassolini dalle scarpe.
Perché il “caso Sudan” è un’occasione preziosa per riflettere sulla famosa coscienza “umanitaria” a intermittenza che caratterizza questa sinistra che ci è toccata in sorte e i nostri media che in gran parte vengono culturalmente da lì.

Piazze urlanti
C’era una volta il Vietnam. Ricordate? E’ stato il mito fondativo della sinistra sessantottina la quale poi ha riempito giornali e tv continuando l’intossicazione ideologica con altre armi.
Quella del Vietnam è stata la madre di tutte le cause umanitarie della sinistra e conteneva tutte le sue contraddizioni e le sue ipocrisie.
Per anni manifestazioni, cortei, assemblee, articolesse, indignazione a senso unico.
Uno dei famosi inviati, Giorgio Bocca, anni dopo, confessò: “feci dei servizi che piacquero alla sinistra italiana: in parte perché raccontavo la verità sulla formidabile guerriglia vietnamita, in parte perché mi autocensuravo”.
Poi spiega: “la mitizzazione della rivolta vietnamita e la demonizzazione degli americani erano giunte a un tale livello che non era possibile raccontare una verità che avesse però il marchio di informazione Usa”.
Non c’era posto per la verità. E questa era la stampa libera e indipendente.
Finalmente i comunisti del Nord conquistarono il Sud Vietnam e iniziarono dittatura e massacri: di colpo nessuno degli indignati più si curò del Vietnam e di quello che stava capitando ai vietnamiti “liberati” dai comunisti di Ho Chi Min.
Migliaia di quei poveri vietnamiti – a cui avevamo imposto di subire la conquista comunista – fuggirono dal “paradiso marxista” su barche di fortuna. Molti annegarono, altri furono divorati dagli squali. Alcuni furono soccorsi. E cosa dicevano i compagni italiani di quei “boat people”?

Rossi di vergogna
Posso testimoniarlo in prima persona. A quel tempo frequentavo il liceo a Siena.
Collaboravo con la Caritas per organizzare l’ospitalità in Italia per quei profughi che riuscirono ad arrivare vivi e ricordo bene che distribuendo i volantini in piazza a Siena ci prendevamo gli insulti dei compagni che chiamavano quei profughi “fascisti e reazionari”.
Essendo in fuga dal comunismo, agli occhi loro quei profughi non erano da considerare come oggi consideriamo quelli che arrivano con i barconi a Lampedusa.
Questa era la coscienza umanitaria della sinistra. Che in questi mesi, peraltro, vede i profughi e ne reclama l’accoglienza, ma non vede le cause della loro fuga: per esempio quell’orrida guerra contro la Libia tanto voluta dal compagno-presidente Napolitano.
Anche in questo caso la coscienza umanitaria e pacifista dei compagni è andata in vacanza (bombardiamo pure Tripoli, il pacifismo pensa all’abbronzatura).

Errori e orrori
Torno al Vietnam. L’altro mito gemello del ‘68 fu la Cambogia. Anche quella doveva essere “liberata” dall’okkupazione americana. “I Khmer rossi ci sembravano l’unica via d’uscita dall’incubo della guerra”, scriverà anni dopo Tiziano Terzani in un famoso articolo su “Repubblica” intitolato “Pol Pot, tu non mi piaci più”.
Questo articolo di revisione uscì nel 1985 e ormai già si sapeva tutto del genocidio di due milioni di cambogiani innocenti perpetrato dai Khmer rossi.
Quello che il “grande inviato” avrebbe dovuto fare e non fece era raccontare prima, quando era sul posto, mentre accadevano i fatti, la mostruosità sanguinaria dei guerriglieri comunisti.
Ma sebbene abbia visto, non credette a quei “massacri comunisti”. Sospettò che fossero manipolazioni della Cia. E oggi viene celebrato dal pensiero conformista come un grande giornalista testimone delle atrocità del Novecento.
Chi invece, come il missionario padre Gheddo, denunciò le stragi comuniste in Indocina mentre accadevano, negli anni Settanta, si prese del “reazionario” e “finanziato dalla Cia”. “Nessuno mi credette”, ricorda. E nessuno poi gli ha riconosciuto il coraggio della verità, né ha chiesto scusa.
Nei decenni successivi la “sinistra umanitaria” ha continuato ad alimentare le sue mitologie, sebbene più in sordina. Ma sempre con un’accurata selezione ideologica.
Contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan dei primi anni Ottanta – per esempio – non fiatarono (a quel tempo scendevano in piazza per protestare contro gli euromissili americani, risposta a quelli sovietici).
Ma contro la guerra di Bush all’Afghanistan dei talebani e di Bin Laden hanno scatenato il finimondo (ovviamente senza mai chiedere il parere delle donne afghane).
Contro la Cina che massacrava gli studenti in piazza Tien an men nessuna manifestazione, né indignazione di massa. Così pure sull’oppressione del Tibet. Silenzio anche sui lager cinesi tuttora funzionanti.
Invece è divampata la polemica su Guantanamo e, da anni, la protesta contro Israele che sarebbe reo di opprimere i palestinesi.
Gli “umanitari” indignati infine hanno protestato per anni contro gli Stati Uniti rei di aver posto l’embargo a Cuba (ovviamente senza denunciare la schifosa dittatura comunista di Fidel Castro).
Perciò, con tutte queste “cause umanitarie” che permettevano loro di sentirsi buoni e puri, denunciando come oppressori Stati Uniti e Israele, gli umanitari progressisti di casa nostra non ebbero tempo di accorgersi del genocidio sudanese, cioè della “più lunga guerra del ‘900” (dal 1956 al 2005) nel paese più grande dell’Africa.
Erano tutti distratti e così in Italia nessuno sa qualcosa di quel genocidio che è stato definito dall’africanista Giampaolo Calchi Novati “la più dura operazione di islamizzazione forzata del ‘900”.

Solo la voce della Chiesa
L’unica voce, inerme e martire, come al solito, è stata quella della Chiesa, una “Chiesa crocifissa”, come l’ha definita Giovanni Paolo II.
Una Chiesa che ha il volto del grande vescovo missionario monsignor Mazzolari, che “comprende in sé una capacità di denuncia del male unita a un’indomita fantasia di bene che ha costruito scuole, ospedali, missioni, chiese, dispensari, vite future di ragazzi un tempo schiavi e poi laureatisi a Oxford”, come scrive Lorenzo Fazzini nel bel libro “Un Vangelo per l’Africa”, dedicato a Mazzolari e al Sudan.
Il cristianesimo è arrivato nei regni nubiani addirittura nel VI secolo. Poi ha portato libertà e dignità umana in Sudan, nell’Ottocento, con un grande santo, padre Comboni. Oggi la Chiesa accompagna questo popolo alla libertà e all’indipendenza. Il cristianesimo si conferma come culla di umanità e come l’unica vera forza liberazione dei popoli. Mentre i nostri intellettuali gli riservano (oggi come ieri) parole sprezzanti…

Antonio Socci
Fonte




09 luglio 2011

Ogni motivo e' buono. Per piangerci addosso.

Il popolo rosa. Avanti a testa alta
I racconti dal prato di Sant'Agostino. Le donne di «Se non ora quando?» riflettono sulla condizione femminile



SIENA - Avanti a testa alta. Le donne di «Se non ora quando?», il movimento nato in risposta alla vicenda Ruby, hanno invaso Siena per una due giorni di incontri e riflessioni. Circa 1200 le presenze accertate, ma come hanno sottolineato le organizzatrici, «tante sono quelle che hanno deciso di venire all'ultimo momento senza darcene comunicazione». Tutti riunite nel prato di Sant'Agostino per gridare la loro rabbia e fare il punto della situazione sulla condizione femminile in Italia.
Dopo l'incontro di Roma del 13 febbraio scorso, dove scesero in piazza oltre un milione di persone, l'appuntamento toscano è un altro passo cruciale di quello che Nicoletta Dentico dell'associazione «Filomena» ha definito «un percorso lungo, perchè dovremmo riuscire a raggiungere tante donne. Nel 2009 l'Italia era al 72/o posto del Global Gender Gap, la classifica delle diseguaglianze in genere, nel 2010 siamo scesi al 74/o. Siamo ai livelli più bassi dei paesi sviluppati».
A proposito di dati, il quadro delineato da Linda Sabbatini, direttore generale dell'Istat, dà l'esatta dimensione della condizione femminile nel Paese. «Meno di metà delle donne - ha detto la Sabbatini - lavora. Al sud neanche un terzo. Siamo uno dei fanalini di coda dell'Europa per tasso di occupazione femminile. Lo sono le italiane e lo sono le immigrate che presentano un tasso più basso delle italiane quando hanno figli perche' non hanno una rete familiare che le supporta. La disoccupazione femminile è più alta di quella maschile (9,7% contro il 7,6%) e a questa si aggiunge lo scoraggiamento di chi non trova lavoro e smette di cercarlo, soprattutto al sud».
Far sentire la propria voce diventa quindi fondamentale. Ecco perchè in tantissime hanno risposto presente. Da nord a sud tutto il Paese era rappresentato: Cagliari, Catania, Milano, Ascoli Piceno, Firenze, solo per citare alcune delle sezioni locali di «Se non ora quando?» giunte a Siena. A combattere insieme a loro, Rosy Bindi, presidente del Pd, «le donne che sono qui hanno intenzione di confrontarsi con tutte le questioni politiche, senza rinchiudersi», Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, «è un movimento importante che continua ad essere protagonista in questo Paese e soggetto che indica il bisogno dell'Italia di tornare ad un'etica pubblica e a politiche economiche che lascino immaginare un progetto per il Paese e il lavoro per le donne».

Fonte


Se c'è una cosa che mi infastidisce piu' di ogni altra e' il femminismo.
Davvero.
Mi fa venire un prurito generale e diffuso, che si concentra infine alle estremita' degli arti superiori, sulle cosiddette "mani".

Sara' che non essendo donna non me ne accorgo, ma davvero, faccio fatica a vedere motivi di "rabbia" o di "combattimento"(contro chi poi?).

Mi sembra, spesso, che le femministe non facciano altro che piangersi addosso ed al contempo insultare pesantemente e indiscriminatamente gli uomini in generale per una loro fantomatica colpa.

Credo che ci possano essere, e che anzi ci siano, episodi di chiara discriminazione, dove ad alcuni soggetti di sesso (o genere?) femminile viene fatto un torto in quanto femmine. Ma si tratta appunto di casi, di episodi, che in quanto tali non sono norma. Sono convinto, e la mia personale esperienza va in questa direzione, che il mondo e la societa' raccontata da queste clownesche figure non esiste se non nella loro mente.
Sfido chiunque di voi a dire che in Italia la donna e' vittima dei soprusi degli uomini.


Ovviamente sparare a zero sugli uomini in generale, in un pout pourri di luoghi comuni, rabbia repressa e pura stupidita' va sempre bene.
Eh, sono uomini.

PS: sul Global Gender Gap poi posso sollevare qualche dubbio, o quantomento qualche perplessita' in merito ai parametri valutati e al loro ordine.
 1. Economic participation and opportunity – outcomes on salaries, participation levels and access to high-skilled employment
2. Educational attainment – outcomes on access to basic and higher level education
3. Political empowerment – outcomes on representation in decision-making structures
4. Health and survival – outcomes on life expectancy and sex ratio
Piu' che altro, osservando la classifica, si scopre che tra noi e la prima, l'Islanda, stanno circa 20 punti percentule di differenza.
Tra noi e l'Iran solo una decina.
Sara' davvero cosi'?
Mah...

PPS: In Gran Bretagna, che ci precede alla grandissima nella classifica e si piazza 15°, una donna su tre fa uso di antidepressivi (Fonte ).

04 luglio 2011

Diversamente liberi.

«la rottura delle trattative è dovuta alla richiesta continua e perentoria effettuata dal dott. Michele Santoro di riservarsi il diritto, una volta individuato il tema della trasmissione, di modificare, anche in senso profondo, l`eventuale »premessa«, gli ospiti in studio, la scaletta, i filmati da trasmettere e quanto altro fosse necessario per gestire in totale autonomia il programma da Lui condotto, senza alcun ragionevole preavviso (erano stati concessi solo alcuni minuti). Questa richiesta, che viola le regole interne - già ampiamente rappresentate al dott. Santoro - che presiedono i rapporti con tutti i volti della rete, pone ingiustificati rischi legali di natura penale e civile (solo questi in parte manlevabili) in capo all'Editore che non si è ritenuto di correre»
[...]
SANTORO A MENTANA - «Come è noto, Enrico Mentana non si è mai incatenato per la libertà di informazione. Anche quando aveva promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, politico ed editoriale) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi»

Fonte


Mentana avrebbe dovuto proporre con insistenza e perentoriamente la possibilita' di modificare senza alcun ragionevole preavviso la busta paga di Santoro.

«Come è noto, Michele Santoro non si è mai incatenato per la libertà di retribuzione. E non ha nemmeno mai promesso di farlo. Pur nutrendo nei suoi confronti una enorme stima professionale, ritengo che abbiamo nei confronti del potere (economico, salariale, monetario) atteggiamenti molto distanti. Il che ci rende diversamente liberi»


Gia' all'asilo un bambino che frigna sempre e' malvisto.
Suppongo che anche nelle case di riposo sia la stessa cosa.
Perche' continua, allora?
A sessant'anni uno non dovrebbe piu' comportarsi come una preadolescente viziata. Che faccia molti ascolti non mi stupisce. Gli ingredienti sono gli stessi del GF. Urla, strepiti.
In generale, molto rumore per nulla.


PS: vi giuro che il mio editore non mi ha imposto nulla.

27 giugno 2011

L'idea era troppo buona per lasciarla cadere cosi'...

Ci avevano gia' provato qualche giorno fa in Pakistan; fortunatamente un poliziotto decisamente sgamato si era accorto dello strano rigonfiamento sotto le vesti della piccola e riuscirono a salvarsi e a salvarla.
Questa volta no..

Muore bambina mentre trasporta bomba per un attentato alle forze di polizia. 
Aveva 8 anni, le avevano nascosto l'ordigno in una borsa. L'esplosione non ha causato altre vittime

Una bambina afgana di 8 anni è morta nell'esplosione di una bomba nascosta nella borsa che le era stata affidata dai miliziani perchè la portasse alle forze di polizia afgane. Stando a quanto riferito domenica dal ministero dell'Interno afgano, la bambina è morta sabato nella provincia di Uruzgan, nel sud dell'Afghanistan, quando i ribelli hanno innescato a distanza l'ordigno.

«I nemici della pace e della stabilità hanno commesso un altro crimine imperdonabile e vergognoso - ha dichiarato il ministero - una borsa carica di esplosivo che le avevano detto di portare alla polizia». La bambina, «in buona fede, ha preso la borsa e si è diretta verso una vettura della polizia. Quando si è trovata vicino al veicolo, il nemico ha fatto esplodere la bomba a distanza, uccidendo la bambina innocente», ha aggiunto. L'esplosione non ha causato altre vittime.

Fonte


Ora, non so se le bombe NATO sono intelligenti o meno.
Non so se le bombe al fosforo sono legittime o no.
E non so nemmeno se esistono bombe giuste.


Pero' bombe che piangono, o sorridono...
quantomento sconvenienti!




Si avvicina e sorride, rispondi con un sorriso a tua voltSBBBUMM
Qualce straccio qua e la. Un dente, una ciocca di capelli e il segno di una esplosione, gocce rosse tutt'intorno.
Lei non lo sapeva.

Mi fanno schifo, piu' della guerra in se, i modi vili di condurla.
Le mine, i kamikaze, le bombe, gli scudi umani e da oggi anche questo.

Si facesse anche solo con i fucili, non pretendo un ritorno all'arma bianca, e sicuramente passerebbe la voglia a molti. Probabilmente a tutti.

21 giugno 2011

Si Si Si Si ... o no?

Roma Passata la sbornia di entusiasmo per la «spallata» affibbiata a Berlusconi******* con la vittoria referendaria, in casa Pd si iniziano a fare i conti con le conseguenze concrete della consultazione. E sull’acqua «bene pubblico» per gli amministratori locali del Pd son già dolori. Tanto che si vuol cercare una soluzione legislativa che rimetta ordine nel caos creato dai due quesiti idrici: «È necessario mettere riparo in fretta ai vuoti normativi che si sono aperti», dice Sergio D’Antoni, responsabile dell’organizzazione e delle politiche del Pd* sul territorio. E per farlo, ammette, occorre trovare un’intesa con la maggioranza di centrodestra, senza i cui voti nessuna legge può passare. Dal Pdl però si reagisce con cautela: «Certo bisognerà trattare, ma come facciamo a fidarci di un Bersani che fino ad un anno fa propagandava le privatizzazioni dei servizi locali e poi si è buttato sul carro referendario?».

Per capire la portata del problema che ora si pone agli amministratori (e ai cittadini che aprono i rubinetti), si prenda il caso Hera, la holding bolognese quotata in Borsa che gestisce i servizi idrici, ambientali ed energetici in Emilia Romagna. Un colosso, il secondo gestore delle acque in Italia, e legato a doppio filo ai governi locali della regione più «rossa» d’Italia: per Hera, il referendum è stato un terremoto, e sono i cittadini che rischiano di pagarne il conto salato. Il 13 giugno la società ha annunciato che non firmerà più la convenzione con gli enti locali che prevedeva investimenti per 70 milioni di euro sulla rete idrica. In Borsa ha perso circa il 10 per cento del suo valore, bruciando circa 187 milioni di capitalizzazione: per il Comune di Bologna (appena riconquistato dal Pd), che ha il 13% delle quote, si tratta di una perdita secca di 25 milioni e mezzo ** ; 35 i milioni persi dai comuni della provincia. Le conseguenze catastrofiche del sì ai due quesiti vengono spiegate, in una intervista al Corriere di Bologna, dall’assessore provinciale all’Ambiente della Provincia di Bologna, Emanuele Burgin, che non a caso era schierato per il no: «Serve una nuova legge nazionale, perché siamo in una situazione di stallo. Se a Bologna si fermano 70 milioni di investimenti, con tutte le conseguenze che si possono immaginare anche in termini economici e di occupazione, il dato nazionale è pari a 6 miliardi». Difficile però pensare che governo e Parlamento rispondano a questa esigenza in tempi brevi. Quindi? «Quindi — dice Burgin — non sappiamo come fare. I soldi per fare investimenti gli enti locali non li hanno. Rispettiamo la volontà espressa dal referendum, che ha abrogato una norma introdotta dal governo Prodi, ma bisogna dire con altrettanta onestà che il ricorso ai privati era l’unico modo per finanziare gli investimenti».
Erasmo D’Angelis, ex consigliere regionale toscano del Pd e oggi presidente di Publiacqua, la società idrica locale, solleva un altro problema potenzialmente esplosivo: «Da oggi, dopo l’abrogazione del 7%, che bollette mandiamo ai nostri cittadini? Formalmente dovrebbero valere le vecchie tariffe, ma mi aspetto che se non le riducessimo saremmo presto sommersi da una valanga di ricorsi dei consumatori». E infatti il Codacons già minaccia: «Le bollette devono scendere immediatamente del sette per cento. *** Siamo pronti ad una class action nel caso i gestori non applichino immediatamente l’esito referendario». Incalza De Angelis: «Dove li prendiamo adesso i soldi per le infrastrutture? Ce li daranno i sindaci****? Publiacqua ha aperto un cantiere da 71 milioni di euro a Firenze, per dare una fogna a mezza città. In totale abbiamo programmato investimenti per 740 milioni nei prossimi dieci anni. Quelli di Milano mi hanno detto che loro hanno in cantiere opere per 800 milioni. Come facciamo?***** Tremonti ci mette a disposizione la Cassa depositi e prestiti per finanziarci******?».

Fonte


******* Ma quale spallata a Berlusconi, il voto mica era politico, era fatto su precise e attente analisi del quesito. Si e' votato solo per la scelta piu' giusta, mica per dare una spall... no ragazzi, non avrete votato per  dare una spallata al silvio vero? Voi avete letto i quesit... li avete capi.. no? Dai, seri...oh..

* Non venitemi a dire che e' un venduto o altro. E' semplicemente uno che sa di cosa sta parlando e sa qual era la cosa giusta da fare. Sta dando ragione al Governo pur essendo tesserato PD. So che per molti l'esercizio della propria onesta'intellettuale e' cosa ignota, ma credetemi, e' possibile farlo. Davvero. Anche a costo di andare contro il partito. Basta ragionarci, pero', e' statisticamente impossibile che il governo sbagli sempre e comunque. (come del resto e' impossibile che faccia tutto bene, ma questo anche un pirla lo capisce, e' evidente)

** 25500000€, divisi per i 381.860 abitanti di Bologna fanno poco piu' di 66€ a testa, che arrotonderemo per compassione a soli 66€.
Stimiamo che la bolletta, a Bologna, sia in media con l'Italia(312€ a famiglia), ma per pieta' aumentiamola
a 350€ a famiglia. Ipotizziamo che la famiglia media sia composta da 3 soggetti. Ora, calcoliamo il 7% di 350€, ovvero l'importo risparmiato. Strepitoso!! Ben 24€ a famiglia, addirittura 8€ a testa. Mentre la perdita di capitale dovuto alla svalutazione in borsa etc etc etc e' di 66€ a testa, pari a 198€ a famiglia. Che colpaccio! Chi glielo spiega adesso?

*** Essi', ci mancherebbe anche che adesso dobbiamo essere risarciti. Sarebbe davvero da pezzenti ignoranti. 8€ a testa. Perche' ci mancano 8€ a testa.

**** Non si puo'. Gia'  si faceva fatica a mantenere ilpatto di stabilita' ieri, aggiungere queste spese oggi e' impossibile, salvo introdurre una tassa di scopo (ma allora non era meglio continuare a pagare una bolletta un filo piu' salata?)

***** Mah,  io chiederei a qualcuno di quei 27 milioni (quanti sono?) di cittadini assolutamente bene informati sui fatti che non hanno mica votato "si" solo per andare contro il governo ma solo dopo attentissime valutazioni e dopo aver vagliato ogni alternativa, il vero cervello pulsante del paese, la coscienza collettiva libera, il lato buono dell'italia, quelli che davvero perseguono il bene comune e non certo gli interessi dei privati, cattivi, come quegli stolti che hanno votato no (e che sicuramente avrebbero avuto una % dei miliardari profitti delle losche speculazioni sul piu' prezioso bene dell'Italia). Loro lo sanno. Non sbagliano mai. Sono la parte migliore del paese.

****** E Tremonti i soldi  dove li prende? Li sottrae ad altri capitoli di spesa, leggasi tagli (che la gente non vuole). Oppure li recupera alzando un po' qualche tassetta qui e una la' (ma allora non era meglio continuare a pagare una bolletta un filo piu' salata?). Oppure... boh... ditemi, come fa lo Stato a prendere i soldi?



Vi leggo l'etichetta, si vede poco. Petroleum Jelly. E ce n'è per tutti. Si Si Si Si.

14 giugno 2011

Ricordati che dopo la matita c’è la vita.

Ovvero, hai voluto la bicicletta, adesso pedala.

Mi riferisco, naturalmente, al terzo quesito del referendum di due giorni fa.
Abbiamo scelto di dire di no al nucleare, di optare per una strada verde, di puntare forte sul solare e sull'eolico.
Il che comporta la scelta di fonti di energia rinnovabili, con la creazione della fantomatica rete energetica intelligente dove tutti produciamo e immettiamo nel sistema una porzione di energia. Quindi piuttosto che comprarsi la macchina nuova, mi aspetto che uno decida di istallare sul proprio tetto un bel pannello fotovoltaico. E mi aspetto che a fare questa scelta non siano in pochi, ma almeno il 52% degli aventi diritto, in coerenza con le loro legittime convinzioni, magari facendo anche un piccolo sacrificio economico, ma daltronde, per la salute e il futuro della terra questo e altro.
E comporta anche un significativo risparmio energetico, che si concretizza con la scelta di elettrodomestici solo di classe AAA o migliori, la scelta di accorgimenti adeguati nella realizzazione della propria casa,anche se questo significa spendere di piu', o nel caso uno la casa l'abbia gia', la realizzazione degli stessi nel breve periodo, la decisione di fare a meno del condizionatore, vera macchina divora energia, per tutta questa estate,riscoprendo nel calore  l'energia luminosa solare buona che attraverso dinamiche naturali si converte in termica, l'impegno di spegnere costantemente i led degli elettrodomestici spenti e l'attenzione nello spegnere sempre la luce quando si esce da un locale, l'abitudine di usare un po' di meno il PC preferendo a facebook(tanto per dire) un sano giretto per le vie del paese, rinunciando alla televisione, magari anche solo una sera a settimana, per cominciare, fino a non usarla piu' del tutto oltre il calar del sole.
E comporta l'adozione di uno stile di vita sobrio, sveglliandosi presto la mattina in concomitanza con il sole, in modo da sfruttare al meglio l'energia che esso ci dona, e andando a letto presto la sera con la consapevolezza che molto probabilmente l'energia elettrica che si consuma dopo il tramonto non proviene da fonti rinnovabili e che quindi e' coerente non utilizzarla.
E comporta anche l'interruzione immediata delle importazioni di corrente elettrica dalla Francia e da ogni altro paese che sfrutta il nucleare, sistema che l'Italia tutta rifiuta legittimamente e rigetta, in quanto pericoloso per l'ambiente e per la vita. E noi non facciamo affari con i mercanti di morte.

E questo post e' serio.
Abbiamo scelto di intraprendere una strada verde, e che strada verde sia.
E non si puo' che partire da noi e non si puo' che partire da subito.
Lo abbiamo scelto noi.

Ricordati che dopo la matita c'è la vita.

Altrimenti sei un quaquaraqua'.



PS: Non affannatevi pero' a risparmiare l'acqua. Continueremo molto probabilmente(lo stato non investe, non ha soldi, dovrebbe fare tagli da altre parti e non sia mai) a sprecarne almeno il 30% in ogni istante. Una falla in un tubo perde 24h su 24, anche quando te non usi l'acqua. Quindi rimuovete pure il frangigetto che avete istallato, magari con convinzione, sotto il rubinetto e riprendete a lavarvi i denti con l'acqua che va. Sono ininfluenti, praticamente. E ricordati che quel 30% e' in parte, almeno, merito tuo. Ma va bene cosi'. E' una scelta nostra.

13 giugno 2011

Quote CO2

Quanto dovra' pagare il Cile per le emissioni di CO2 del Puyehue?
No, dico, una nube che va dal Cile all'Australia di lapilli, cenere, acidi vari, molti altri gas e tanta CO2 avra' certamente un impatto catastrofico sui tassi di anidride carbonica globali.
Qualcuno deve pagare.

E che sia il Cile!