Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



12 dicembre 2011

La vera gioia.

Cari fratelli e sorelle!
I testi liturgici di questo periodo di Avvento ci rinnovano l’invito a vivere nell’attesa di Gesù, a non smettere di aspettare la sua venuta, così da mantenerci in un atteggiamento di apertura e di disponibilità all’incontro con Lui. La vigilanza del cuore, che il cristiano è chiamato ad esercitare sempre, nella vita di tutti i giorni, caratterizza in particolare questo tempo in cui ci prepariamo con gioia al mistero del Natale (cfr Prefazio dell’Avvento II). L’ambiente esterno propone i consueti messaggi di tipo commerciale, anche se forse in tono minore a causa della crisi economica. Il cristiano è invitato a vivere l’Avvento senza lasciarsi distrarre dalle luci, ma sapendo dare il giusto valore alle cose, per fissare lo sguardo interiore su Cristo. Se infatti perseveriamo “vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode” (ibid.), i nostri occhi saranno in grado di riconoscere in Lui la vera luce del mondo, che viene a rischiarare le nostre tenebre.
In particolare, la liturgia dell’odierna domenica, detta “Gaudéte”, ci invita alla gioia, ad una vigilanza non triste, ma lieta. “Gaudete in Domino semper” – scrive san Paolo: “Gioite sempre nel Signore” (Fil 4,4). La vera gioia non è frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare dagli impegni della vita e dalle sue responsabilità. La vera gioia è legata a qualcosa di più profondo. Certo, nei ritmi quotidiani, spesso frenetici, è importante trovare spazi di tempo per il riposo, per la distensione, ma la gioia vera è legata al rapporto con Dio. Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione possono togliere. Sant’Agostino lo aveva compreso molto bene; nella sua ricerca della verità, della pace, della gioia, dopo aver cercato invano in molteplici cose conclude con la celebre espressione che il cuore dell’uomo è inquieto, non trova serenità e pace finché non riposa in Dio (cfr Le Confessioni, I,1,1). La vera gioia non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita. È l’invito che fa l’apostolo Paolo, che dice: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 5,23). In questo tempo di Avvento rafforziamo la certezza che il Signore è venuto in mezzo a noi e continuamente rinnova la sua presenza di consolazione, di amore e di gioia. Abbiamo fiducia in Lui; come ancora afferma sant’Agostino, alla luce della sua esperienza: il Signore è più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi - “interior intimo meo et superior summo meo” (Le Confessioni, III,6,11).
Affidiamo il nostro cammino alla Vergine Immacolata, il cui spirito ha esultato in Dio Salvatore. Sia Lei a guidare i nostri cuori nell’attesa gioiosa della venuta di Gesù, un’attesa ricca di preghiera e di opere buone.


Benedetto XVI, 11 dicembre 2011


07 dicembre 2011

No with my money!

Vi ricordate le polemiche spagnole (e non solo) per i costi e le spese che lo Stato spagnolo avrebbe dovuto subire a causa della Giornata mondiale della gioventù? Pare che in realtà la Spagna non abbia molto sofferto economicamente per aver ospitato l’evento, anzi.

Uno studio realizzato da PriceWaterhouseCoopers (PwC) ha indicato che la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid in agosto, in Spagna, ha significato un'entrata di 476 milioni di dollari, di cui 37 milioni sono stati incassati dallo Stato in ragione dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva). Secondo lo studio, presentato il 30 novembre, il 90 per cento dei 476 milioni sono rimasti a Madrid, e gli altri si sono divisi fra le città che parteciparono agli eventi preparati nelle diocesi come preparazione alla Giornata. I settori che hanno guadagnato di più sono stati quello alberghiero, del piccolo commercio e del trasporto terrestre. La Giornata Mondiale della Gioventù ha permesso la creazione di 4589 impieghi, 2984 di essi a Madrid.

PwC ha basato i suoi calcoli sulla spesa diretta realizzata dall’organizzazione della Giornata mondiale della gioventù e dalle cifre provenienti dalla contabilità autonoma e nazionale grazie all’Istituto nazionale di Statistica. Lo studio afferma che la Giornata avrà un effetto positivo a breve e lungo termine in Spagna, perché il 78.2 per cento degli stranieri non aveva mai visitato la Spagna, e l’89.6 per cento ha detto di voler tornare in futuro.

Inoltre il rapporto indica che le amministrazioni pubbliche sono rimaste soddisfatte per il risultato di questo evento e per “la capacità organizzativa del Paese per la sicurezza, l’attenzione sanitaria, la logistica, i trasporti; per la collaborazione fra le differenti amministrazioni pubbliche e nel settore privato; e per la nostra proiezione internazionale”. Secondo gli organizzatori della Giornata, dal 16 al 21 agosto parteciparono agli eventi fino a un milione e mezzo di persone; di essi circa 470mila erano stranieri. Erano presenti 840 fra vescovi e cardinali, e si sono accreditati 4935 giornalisti.

Fonte

No with my money!
Era uno dei principali slogan di chi ha contestato la GmG.
Tranquilli.
Non ne abbiamo avuto bisogno.
E lo si sapeva da tempo, in pratica dall'inizio.


Ma ho aspettato dei dati ufficiali e superpartes(in realtà anche le stime che potevano essere più di parte non erano così sorprendenti) per togliermi questo sassolino dalla scarpa.

E i 5.000 liberi pensatori scesi in piazza ad urlare
"no with my money ?"




Un po' coglionati lo sono stati. O nati coglioni.

06 dicembre 2011

Togliete alle donne ogni dignità e saranno docili. Se necessario, uccidetele.

«Una donna deve accettare la propria condizione, altrimenti è una donnaccia». Jasvinder ha 15 anni quando sua mamma le mostra la foto di un uomo che non conosce ma che dovrà sposare perché non ha scelta, perché la sua famiglia ha deciso così.
Lei fugge di casa per scampare al suo destino: non vuole abbandonare il Regno Unito, dove è nata, e non vuole cominciare una vita in India. Quando si decide a fare una telefonata per sentire la voce dei suoi, per lei non c’è nessuna clemenza: «Ci hai disonorato, per noi è come se fossi morta».
Jasvinder non è morta ed è oggi la fondatrice dell’associazione Karma Nirvana. Difende le vittime di «crimini d’onore»: ragazzine promesse in spose a uomini che non hanno mai visto, anche a nove anni o poco più. Rinchiuse in casa, da mattina a sera, se si rifiutano di accettare il matrimonio combinato. Minacciate, sequestrate, malmenate, sfregiate con l’acido, mutilate o uccise. A volte solo per aver indossato un paio di jeans, per un filo di rimmel di troppo, per un ombelico scoperto e più spesso per aver detto di no a un marito imposto dalla famiglia. Eppure questo non è il Pakistan, qui non siamo in Iran né nella Sicilia del secolo scorso.
Questa è l’avanzata, multietnica e tollerante Gran Bretagna. Ed è per questo che i numeri forniti dall’Organizzazione per i diritti delle donne iraniane e curde (Ikwro) fanno ancora più impressione: i crimini d’onore sono in rapido aumento, addirittura cresciuti del 47% in un solo anno, tra il 2009 e il 2010 in molte aree del Paese. Almeno 2.823 «incidenti» nel 2010, registrati nelle 39 stazioni di polizia che hanno partecipato alla statistica e che sommati ai 500 in cui sono intervenuti agenti di altre aree porta a oltre 3.300 il totale. A Londra sono passati da 235 a 495, a Manchester da 105 a 189. Dati agghiaccianti frutto anche del coraggio di molte ragazzine che hanno cominciato a rompere il muro e denunciare di più. Ma Jasvinder Sanghera, oggi felicemente sposata con un uomo che si è scelta da sola e madre di tre figlie, è convinta che le cifre reali, quelle che includono le denunce mai arrivate per paura di ritorsioni, potrebbero essere quattro volte più alte.
«Tradizione», «onore»: sono queste le parole che rimbombano nelle vite di migliaia di giovani donne britanniche di origini turche, curde, iraniane o pakistane. Parole che spesso si trasformano in prigione, percosse, violenza estrema. Banaz Mahmod è la Hina d’Inghilterra. Come la giovane di origini pakistane uccisa nel Bresciano per il suo stile di vita troppo «occidentale», Banaz è stata malmenata, violentata e strangolata nel 2006 - aveva appena 20 anni - da due cugini per ordine del padre e dello zio che non approvavano il suo fidanzamento d’amore e volevano che la ragazza rispettasse l’accordo siglato per lei dalla famiglia da quando aveva sedici anni: un matrimonio combinato e il ruolo di moglie e madre sottomessa.
Il supposto «onore» di alcune famiglie vale più della vita. Ma se è vero che i crimini di questo genere sono frutto della «tradizione» più che della religione, è anche vero che la crescita dell’estremismo in Gran Bretagna ha alimentato un fenomeno capace di raggiungere lo scopo dei fondamentalisti: relegare le donne all’unico ruolo di mogli accondiscendenti e silenti. Non è un caso che, oltre a indù e sikh, gli aguzzini peggiori siano soprattutto islamici, spesso iraniani, la seconda comunità più numerosa del Regno Unito dopo gli indiani. Il dilagare della sharia fai-da-te a Londra e dintorni sembra aver creato un humus ideale per questi delitti.
La scorsa estate decine di sobborghi della capitale sono stati riempiti di volantini che più espliciti non si può: «State entrando in una zona sotto il controllo della sharia». Poi tanto di simboli ben evidenti sulle «regole islamiche imposte»: niente alcol, niente fumo o droga, niente musica o concerti, niente scommesse, niente pornografia o prostituzione.
L’estremista Anjem Choudary, predicatore d’odio nella tollerante Gran Bretagna, ha rivendicato la campagna, annunciando che è solo il primo passo per la «creazione di un Emirato islamico». Prima che diventasse uno strenuo difensore della legge islamica, pare che Choudary fumasse regolarmente cannabis e abbia provato l’Lsd, oltre che aver sperimentato relazioni fugaci con molte donne. Ma le sue parole bastano a condannare le giovani donne islamiche d’Inghilterra a un destino peggiore di un burka.

Fonte



Ritengo che 3300 vittime dei delitti d'onore siano troppe.
Ritengo che 3300 vittime dei delitti d'onore in Inghilterra siano un fallimento culturale.

Ritengo che un incremento annuo del 47% sia sintomatico di una società con dei problemi.
Ritengo che un incremento annuo del 47% in Inghilterra sia sintomatico di una società che ha fallito.

05 dicembre 2011

79% delle prostitute ha meno di 18 anni. Però a Kinshasa. Per cui non mi interessa.

Nadesh ha 14 anni, non è mai stata a scuola e da quando sua madre l’ha abbandonata, due anni fa, vende il suo corpo. Madho, 16 anni, è incinta, è stata costretta a prostituirsi dopo che i suoi genitori hanno divorziato; per cinque volte è stata violentata dalle bande di ragazzi che pretendono di avere il controllo dei quartieri più derelitti. Siamo a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove circa 13.600 bambini sono costretti a vivere per strada e a guadagnarsi da vivere con ogni mezzo. Il 26% è formato da ragazzine che si vendono per un dollaro o due, un po’ di più se gli uomini non usano il preservativo. A Tshangu, uno dei quartieri più degradati della città, il 79% delle prostitute ha meno di 18 anni, il 6% è sotto i 12. Sono ragazzine per lo più analfabete, la maggior parte è stata stuprata da soldati o da poliziotti, è rimasta incinta ed ha abortito illegalmente.

Il britannico Times ci ha raccontato le loro storie attraverso gli occhi di una piccola Ong War Child che ogni notte gira per le strade con un’autoambulanza per aiutare queste povere giovani. C’è chi viene solo per avere preservativi, chi cerca consiglio o medicine. A tutte le volontarie consigliano di andare nel loro centro di accoglienza dove potranno avere vestiti, un pasto caldo e un tetto sulla testa. “La strada è una giungla – dice al Times Patricia Ngay che dirige il rifugio -, c’è molta violenza, quando le ragazze arrivano qui spesso sono aggressive, ce l’hanno con il mondo e non sopportano le regole che ci sono qui. Poi si ammorbidiscono”. Al centro lavorano tre infermiere e sei tra operatori sociali ed insegnanti. Vengono impartite lezioni basilari di lettura e scrittura. Le volontarie cercano anche di ricongiungere le ragazze con la famiglia. Alcune volte ci riescono. Il rifugio ha aperto un anno fa e da allora sono state accolte 163 ragazze di cui 25 sono tornate a vivere con i genitori. Sono numeri piccoli ma di cui l’organizzazione, che opera anche in Afhanistan, Iraq e Uganda, va fiera. Ne è un esempio Landu, 32 anni, che ha potuto riabbracciare la sua bambina di soli dieci anni, scappata di casa perché la mamma era così povera da dover dormire in una chiesa. War Child ha curato la piccola che era stata investita da una macchina e ha aiutato la madre a trovare un lavoro. Ora vivono in affitto in una capanna. La Repubblica Democratica del Congo è stata lacerata da anni di guerra. Si calcola che dal 2003 al 2010 cinque milioni di persone siano morte di cui la metà bambini. E ancora oggi il clima è teso ed instabile. E’ bello pensare che piccole organizzazioni come War Child riescano a donare un granello di speranza ai bambini di Kinshasa.

Fonte

A volte mi sembra davvero che ci siano persone scollegate dal mondo.
O che ci siano persone, e forse, anzi, no, sicuramente, è peggio, che si riempiono la bocca di parole importanti, di concetti importanti, di contenuti importanti senza aver compreso, per limiti loro o per volontaria castrazione intellettuale, l'importanza e la grandezza di ciò che stanno dicendo.

Mi va bene che si parli dei preti pedofili. Sono uno scandalo e una vergogna anche per la Chiesa e per ogni cattolico. Ma non si può ridurre la pedofilia, e di conseguenza le occasioni di affrontare questo problema, solo a questi episodi, peraltro marginali.

Mi va benissimo che si parli del giornalista di libero che ha scritto un articolo talmente insulso che è sufficiente il bagaglio culturale di un preadolescente per confutarlo senza timori di sorta e che si prenda spunto da quello per rivendicare ancora una volta i pari diritti delle donne. Ma non si può ridurre a questo inutile episodio (sinceramente, che conseguenze avrà mai questo articolo? Peso culturale zero.) un discorso talmente vasto e ampio e pieno di dolore come la violazione della dignità delle donne.

Mi viene davvero da pensare che chi si straccia le vesti per queste due cose (oddio, questo discorso vale per il secondo caso, per il primo che è davvero grave non nelle dimensioni ma nella sostanza, e' giusto farlo se non ci si dimentica del resto) in realtà se le stia stracciando per la Chiesa o per libero e che dei veri problemi di questi due episodi, non certo del mondo (anche se forse le due cose coincidono), cioè della pedofilia e della dignità offesa delle donne forse non gli interessi poi così tanto. Anzi nulla.
Perché se fosse avrei letto almeno una volta, per sfuggita, una accesa protesta nei confronti del turismo sessuale.
Perché se fosse avrei letto una ferma condanna della Shari'a e una viva preoccupazione per la situazione delle donne, chessò in Libia, dopo che uno dei primi provvedimenti è stata l'abolizione del divorzio. (Con Gheddafi una donna poteva chiedere ed ottenere il divorzio. Un mese dopo la sua caduta, come se fosse una delle urgenze della Libia, questo diritto è stato tolto. Le femministe di casa nostra si sono sentite? O devo pensare che, poverine, non hanno letto la notizia? Devo pensare che oltre a smettere di fare figli hanno smesso anche di leggere?)
Perchè se fosse avrei letto almeno un commento e una condanna agli episodi raccontati in questo articolo(apparso su corriere.it, mica i siti sfigati che leggo io, magari un po' da paolotti).

Posso anche pensare che di tutte queste cose ne parlano in pochi perché in pochi lo sanno, ci sono poche notizie.
Nell'era di Internet.
Ahahahahahahahhahahaha.

No, c'é poco da ridere, sono serio.

Forse lo sanno in pochi nell'epoca di internet. Davvero. 

Perché se è vero che le notizie sono accessibili ovunque e sempre, e che le informazioni girano con facilità disarmante, è anche vero che la quantità di dati e di notizie è impressionante e leggerle tutte è veramente impossibile.
È possibile, come sempre pero', andarsele a cercare o filtrare questa mole di dati per selezionare solo quelli che più ci interessano.
Il passaggio necessario e successivo è allora che, se una persona non legge questi fatti è perché non se ne interessa, non va a cercarseli, non vive come un vero problema quello della dignità della donna o della pedofilia.

Salvo poi ricordarsene quando questi argomenti si incrociano con quello che veramente lo preoccupano, come per esempio l'ignoranza dei giornalisti di libero.
E allora tac, si issano le bandiere per la difesa della donna e si parte per la crociata di un giorno.
Poi si ammaina la bandiera e la si ripone nel cassetto, pronta ad essere tirata fuori alla prossima occasione, quando serve.


Strumenti, non fini.
È questo che mi disgusta.

04 dicembre 2011

Così funziona il mondo.

Un uomo da da mangiare al suo pitone un gattino.
La fine del mondo.

Perché?

Su youtube ci sono centinaia di video che mostrano i più svariati animali vivi mangiare i più svariati animali vivi.
Centopiedi che mangiano topi.
Pesci che mangiano centopiedi.
Pesci che mangiano pesci.
Gatti che mangiano pesci.
Serpenti che mangiano conigli.
Gatti che mangiano uccellini.
Serpenti che mangiano topi.
Ragni che mangiano topi.
Io stesso al mio piccolissimo centopiedi(Lithobius sp.) do i ragnetti che trovo, vivi.
Mi pare la cosa più naturale al mondo.
Un carnivoro che mangia. Che fa quello per cui è stato perfezionato da millenni di evoluzione. Uccidere. 
E di certo è più naturale così che non uccidere animali vari, triturarne le carcasse, impastarle con cereali e quant'altro, fare seccare queste specie di impasto di cadaveri e poi darli al nostro gattino.

Gatto che ricordiamo essere un felide, la famiglia che tra i mammiferi, ahimé pur da amante dei cani lo devo riconoscere, è la più efficiente nella caccia(e quindi nell'uccidere).
Se un gatto è quello che è, sinuoso, agile, silenzioso, sveglio etc..., lo è per il semplice fatto che così uccide meglio, di più e con maggior efficienza.
Ah, più ancora dell'uomo, i gatti sono STRETTAMENTE carnivori.
Senza carne muoiono.
Gli animali non sono peluches.
Sono animali.



IAMS. with succulent roast Chicken