Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



12 dicembre 2011

La vera gioia.

Cari fratelli e sorelle!
I testi liturgici di questo periodo di Avvento ci rinnovano l’invito a vivere nell’attesa di Gesù, a non smettere di aspettare la sua venuta, così da mantenerci in un atteggiamento di apertura e di disponibilità all’incontro con Lui. La vigilanza del cuore, che il cristiano è chiamato ad esercitare sempre, nella vita di tutti i giorni, caratterizza in particolare questo tempo in cui ci prepariamo con gioia al mistero del Natale (cfr Prefazio dell’Avvento II). L’ambiente esterno propone i consueti messaggi di tipo commerciale, anche se forse in tono minore a causa della crisi economica. Il cristiano è invitato a vivere l’Avvento senza lasciarsi distrarre dalle luci, ma sapendo dare il giusto valore alle cose, per fissare lo sguardo interiore su Cristo. Se infatti perseveriamo “vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode” (ibid.), i nostri occhi saranno in grado di riconoscere in Lui la vera luce del mondo, che viene a rischiarare le nostre tenebre.
In particolare, la liturgia dell’odierna domenica, detta “Gaudéte”, ci invita alla gioia, ad una vigilanza non triste, ma lieta. “Gaudete in Domino semper” – scrive san Paolo: “Gioite sempre nel Signore” (Fil 4,4). La vera gioia non è frutto del divertirsi, inteso nel senso etimologico della parola di-vertere, cioè esulare dagli impegni della vita e dalle sue responsabilità. La vera gioia è legata a qualcosa di più profondo. Certo, nei ritmi quotidiani, spesso frenetici, è importante trovare spazi di tempo per il riposo, per la distensione, ma la gioia vera è legata al rapporto con Dio. Chi ha incontrato Cristo nella propria vita, sperimenta nel cuore una serenità e una gioia che nessuno e nessuna situazione possono togliere. Sant’Agostino lo aveva compreso molto bene; nella sua ricerca della verità, della pace, della gioia, dopo aver cercato invano in molteplici cose conclude con la celebre espressione che il cuore dell’uomo è inquieto, non trova serenità e pace finché non riposa in Dio (cfr Le Confessioni, I,1,1). La vera gioia non è un semplice stato d’animo passeggero, né qualcosa che si raggiunge con i propri sforzi, ma è un dono, nasce dall’incontro con la persona viva di Gesù, dal fargli spazio in noi, dall’accogliere lo Spirito Santo che guida la nostra vita. È l’invito che fa l’apostolo Paolo, che dice: “Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Ts 5,23). In questo tempo di Avvento rafforziamo la certezza che il Signore è venuto in mezzo a noi e continuamente rinnova la sua presenza di consolazione, di amore e di gioia. Abbiamo fiducia in Lui; come ancora afferma sant’Agostino, alla luce della sua esperienza: il Signore è più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi - “interior intimo meo et superior summo meo” (Le Confessioni, III,6,11).
Affidiamo il nostro cammino alla Vergine Immacolata, il cui spirito ha esultato in Dio Salvatore. Sia Lei a guidare i nostri cuori nell’attesa gioiosa della venuta di Gesù, un’attesa ricca di preghiera e di opere buone.


Benedetto XVI, 11 dicembre 2011


07 dicembre 2011

No with my money!

Vi ricordate le polemiche spagnole (e non solo) per i costi e le spese che lo Stato spagnolo avrebbe dovuto subire a causa della Giornata mondiale della gioventù? Pare che in realtà la Spagna non abbia molto sofferto economicamente per aver ospitato l’evento, anzi.

Uno studio realizzato da PriceWaterhouseCoopers (PwC) ha indicato che la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid in agosto, in Spagna, ha significato un'entrata di 476 milioni di dollari, di cui 37 milioni sono stati incassati dallo Stato in ragione dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva). Secondo lo studio, presentato il 30 novembre, il 90 per cento dei 476 milioni sono rimasti a Madrid, e gli altri si sono divisi fra le città che parteciparono agli eventi preparati nelle diocesi come preparazione alla Giornata. I settori che hanno guadagnato di più sono stati quello alberghiero, del piccolo commercio e del trasporto terrestre. La Giornata Mondiale della Gioventù ha permesso la creazione di 4589 impieghi, 2984 di essi a Madrid.

PwC ha basato i suoi calcoli sulla spesa diretta realizzata dall’organizzazione della Giornata mondiale della gioventù e dalle cifre provenienti dalla contabilità autonoma e nazionale grazie all’Istituto nazionale di Statistica. Lo studio afferma che la Giornata avrà un effetto positivo a breve e lungo termine in Spagna, perché il 78.2 per cento degli stranieri non aveva mai visitato la Spagna, e l’89.6 per cento ha detto di voler tornare in futuro.

Inoltre il rapporto indica che le amministrazioni pubbliche sono rimaste soddisfatte per il risultato di questo evento e per “la capacità organizzativa del Paese per la sicurezza, l’attenzione sanitaria, la logistica, i trasporti; per la collaborazione fra le differenti amministrazioni pubbliche e nel settore privato; e per la nostra proiezione internazionale”. Secondo gli organizzatori della Giornata, dal 16 al 21 agosto parteciparono agli eventi fino a un milione e mezzo di persone; di essi circa 470mila erano stranieri. Erano presenti 840 fra vescovi e cardinali, e si sono accreditati 4935 giornalisti.

Fonte

No with my money!
Era uno dei principali slogan di chi ha contestato la GmG.
Tranquilli.
Non ne abbiamo avuto bisogno.
E lo si sapeva da tempo, in pratica dall'inizio.


Ma ho aspettato dei dati ufficiali e superpartes(in realtà anche le stime che potevano essere più di parte non erano così sorprendenti) per togliermi questo sassolino dalla scarpa.

E i 5.000 liberi pensatori scesi in piazza ad urlare
"no with my money ?"




Un po' coglionati lo sono stati. O nati coglioni.

06 dicembre 2011

Togliete alle donne ogni dignità e saranno docili. Se necessario, uccidetele.

«Una donna deve accettare la propria condizione, altrimenti è una donnaccia». Jasvinder ha 15 anni quando sua mamma le mostra la foto di un uomo che non conosce ma che dovrà sposare perché non ha scelta, perché la sua famiglia ha deciso così.
Lei fugge di casa per scampare al suo destino: non vuole abbandonare il Regno Unito, dove è nata, e non vuole cominciare una vita in India. Quando si decide a fare una telefonata per sentire la voce dei suoi, per lei non c’è nessuna clemenza: «Ci hai disonorato, per noi è come se fossi morta».
Jasvinder non è morta ed è oggi la fondatrice dell’associazione Karma Nirvana. Difende le vittime di «crimini d’onore»: ragazzine promesse in spose a uomini che non hanno mai visto, anche a nove anni o poco più. Rinchiuse in casa, da mattina a sera, se si rifiutano di accettare il matrimonio combinato. Minacciate, sequestrate, malmenate, sfregiate con l’acido, mutilate o uccise. A volte solo per aver indossato un paio di jeans, per un filo di rimmel di troppo, per un ombelico scoperto e più spesso per aver detto di no a un marito imposto dalla famiglia. Eppure questo non è il Pakistan, qui non siamo in Iran né nella Sicilia del secolo scorso.
Questa è l’avanzata, multietnica e tollerante Gran Bretagna. Ed è per questo che i numeri forniti dall’Organizzazione per i diritti delle donne iraniane e curde (Ikwro) fanno ancora più impressione: i crimini d’onore sono in rapido aumento, addirittura cresciuti del 47% in un solo anno, tra il 2009 e il 2010 in molte aree del Paese. Almeno 2.823 «incidenti» nel 2010, registrati nelle 39 stazioni di polizia che hanno partecipato alla statistica e che sommati ai 500 in cui sono intervenuti agenti di altre aree porta a oltre 3.300 il totale. A Londra sono passati da 235 a 495, a Manchester da 105 a 189. Dati agghiaccianti frutto anche del coraggio di molte ragazzine che hanno cominciato a rompere il muro e denunciare di più. Ma Jasvinder Sanghera, oggi felicemente sposata con un uomo che si è scelta da sola e madre di tre figlie, è convinta che le cifre reali, quelle che includono le denunce mai arrivate per paura di ritorsioni, potrebbero essere quattro volte più alte.
«Tradizione», «onore»: sono queste le parole che rimbombano nelle vite di migliaia di giovani donne britanniche di origini turche, curde, iraniane o pakistane. Parole che spesso si trasformano in prigione, percosse, violenza estrema. Banaz Mahmod è la Hina d’Inghilterra. Come la giovane di origini pakistane uccisa nel Bresciano per il suo stile di vita troppo «occidentale», Banaz è stata malmenata, violentata e strangolata nel 2006 - aveva appena 20 anni - da due cugini per ordine del padre e dello zio che non approvavano il suo fidanzamento d’amore e volevano che la ragazza rispettasse l’accordo siglato per lei dalla famiglia da quando aveva sedici anni: un matrimonio combinato e il ruolo di moglie e madre sottomessa.
Il supposto «onore» di alcune famiglie vale più della vita. Ma se è vero che i crimini di questo genere sono frutto della «tradizione» più che della religione, è anche vero che la crescita dell’estremismo in Gran Bretagna ha alimentato un fenomeno capace di raggiungere lo scopo dei fondamentalisti: relegare le donne all’unico ruolo di mogli accondiscendenti e silenti. Non è un caso che, oltre a indù e sikh, gli aguzzini peggiori siano soprattutto islamici, spesso iraniani, la seconda comunità più numerosa del Regno Unito dopo gli indiani. Il dilagare della sharia fai-da-te a Londra e dintorni sembra aver creato un humus ideale per questi delitti.
La scorsa estate decine di sobborghi della capitale sono stati riempiti di volantini che più espliciti non si può: «State entrando in una zona sotto il controllo della sharia». Poi tanto di simboli ben evidenti sulle «regole islamiche imposte»: niente alcol, niente fumo o droga, niente musica o concerti, niente scommesse, niente pornografia o prostituzione.
L’estremista Anjem Choudary, predicatore d’odio nella tollerante Gran Bretagna, ha rivendicato la campagna, annunciando che è solo il primo passo per la «creazione di un Emirato islamico». Prima che diventasse uno strenuo difensore della legge islamica, pare che Choudary fumasse regolarmente cannabis e abbia provato l’Lsd, oltre che aver sperimentato relazioni fugaci con molte donne. Ma le sue parole bastano a condannare le giovani donne islamiche d’Inghilterra a un destino peggiore di un burka.

Fonte



Ritengo che 3300 vittime dei delitti d'onore siano troppe.
Ritengo che 3300 vittime dei delitti d'onore in Inghilterra siano un fallimento culturale.

Ritengo che un incremento annuo del 47% sia sintomatico di una società con dei problemi.
Ritengo che un incremento annuo del 47% in Inghilterra sia sintomatico di una società che ha fallito.

05 dicembre 2011

79% delle prostitute ha meno di 18 anni. Però a Kinshasa. Per cui non mi interessa.

Nadesh ha 14 anni, non è mai stata a scuola e da quando sua madre l’ha abbandonata, due anni fa, vende il suo corpo. Madho, 16 anni, è incinta, è stata costretta a prostituirsi dopo che i suoi genitori hanno divorziato; per cinque volte è stata violentata dalle bande di ragazzi che pretendono di avere il controllo dei quartieri più derelitti. Siamo a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove circa 13.600 bambini sono costretti a vivere per strada e a guadagnarsi da vivere con ogni mezzo. Il 26% è formato da ragazzine che si vendono per un dollaro o due, un po’ di più se gli uomini non usano il preservativo. A Tshangu, uno dei quartieri più degradati della città, il 79% delle prostitute ha meno di 18 anni, il 6% è sotto i 12. Sono ragazzine per lo più analfabete, la maggior parte è stata stuprata da soldati o da poliziotti, è rimasta incinta ed ha abortito illegalmente.

Il britannico Times ci ha raccontato le loro storie attraverso gli occhi di una piccola Ong War Child che ogni notte gira per le strade con un’autoambulanza per aiutare queste povere giovani. C’è chi viene solo per avere preservativi, chi cerca consiglio o medicine. A tutte le volontarie consigliano di andare nel loro centro di accoglienza dove potranno avere vestiti, un pasto caldo e un tetto sulla testa. “La strada è una giungla – dice al Times Patricia Ngay che dirige il rifugio -, c’è molta violenza, quando le ragazze arrivano qui spesso sono aggressive, ce l’hanno con il mondo e non sopportano le regole che ci sono qui. Poi si ammorbidiscono”. Al centro lavorano tre infermiere e sei tra operatori sociali ed insegnanti. Vengono impartite lezioni basilari di lettura e scrittura. Le volontarie cercano anche di ricongiungere le ragazze con la famiglia. Alcune volte ci riescono. Il rifugio ha aperto un anno fa e da allora sono state accolte 163 ragazze di cui 25 sono tornate a vivere con i genitori. Sono numeri piccoli ma di cui l’organizzazione, che opera anche in Afhanistan, Iraq e Uganda, va fiera. Ne è un esempio Landu, 32 anni, che ha potuto riabbracciare la sua bambina di soli dieci anni, scappata di casa perché la mamma era così povera da dover dormire in una chiesa. War Child ha curato la piccola che era stata investita da una macchina e ha aiutato la madre a trovare un lavoro. Ora vivono in affitto in una capanna. La Repubblica Democratica del Congo è stata lacerata da anni di guerra. Si calcola che dal 2003 al 2010 cinque milioni di persone siano morte di cui la metà bambini. E ancora oggi il clima è teso ed instabile. E’ bello pensare che piccole organizzazioni come War Child riescano a donare un granello di speranza ai bambini di Kinshasa.

Fonte

A volte mi sembra davvero che ci siano persone scollegate dal mondo.
O che ci siano persone, e forse, anzi, no, sicuramente, è peggio, che si riempiono la bocca di parole importanti, di concetti importanti, di contenuti importanti senza aver compreso, per limiti loro o per volontaria castrazione intellettuale, l'importanza e la grandezza di ciò che stanno dicendo.

Mi va bene che si parli dei preti pedofili. Sono uno scandalo e una vergogna anche per la Chiesa e per ogni cattolico. Ma non si può ridurre la pedofilia, e di conseguenza le occasioni di affrontare questo problema, solo a questi episodi, peraltro marginali.

Mi va benissimo che si parli del giornalista di libero che ha scritto un articolo talmente insulso che è sufficiente il bagaglio culturale di un preadolescente per confutarlo senza timori di sorta e che si prenda spunto da quello per rivendicare ancora una volta i pari diritti delle donne. Ma non si può ridurre a questo inutile episodio (sinceramente, che conseguenze avrà mai questo articolo? Peso culturale zero.) un discorso talmente vasto e ampio e pieno di dolore come la violazione della dignità delle donne.

Mi viene davvero da pensare che chi si straccia le vesti per queste due cose (oddio, questo discorso vale per il secondo caso, per il primo che è davvero grave non nelle dimensioni ma nella sostanza, e' giusto farlo se non ci si dimentica del resto) in realtà se le stia stracciando per la Chiesa o per libero e che dei veri problemi di questi due episodi, non certo del mondo (anche se forse le due cose coincidono), cioè della pedofilia e della dignità offesa delle donne forse non gli interessi poi così tanto. Anzi nulla.
Perché se fosse avrei letto almeno una volta, per sfuggita, una accesa protesta nei confronti del turismo sessuale.
Perché se fosse avrei letto una ferma condanna della Shari'a e una viva preoccupazione per la situazione delle donne, chessò in Libia, dopo che uno dei primi provvedimenti è stata l'abolizione del divorzio. (Con Gheddafi una donna poteva chiedere ed ottenere il divorzio. Un mese dopo la sua caduta, come se fosse una delle urgenze della Libia, questo diritto è stato tolto. Le femministe di casa nostra si sono sentite? O devo pensare che, poverine, non hanno letto la notizia? Devo pensare che oltre a smettere di fare figli hanno smesso anche di leggere?)
Perchè se fosse avrei letto almeno un commento e una condanna agli episodi raccontati in questo articolo(apparso su corriere.it, mica i siti sfigati che leggo io, magari un po' da paolotti).

Posso anche pensare che di tutte queste cose ne parlano in pochi perché in pochi lo sanno, ci sono poche notizie.
Nell'era di Internet.
Ahahahahahahahhahahaha.

No, c'é poco da ridere, sono serio.

Forse lo sanno in pochi nell'epoca di internet. Davvero. 

Perché se è vero che le notizie sono accessibili ovunque e sempre, e che le informazioni girano con facilità disarmante, è anche vero che la quantità di dati e di notizie è impressionante e leggerle tutte è veramente impossibile.
È possibile, come sempre pero', andarsele a cercare o filtrare questa mole di dati per selezionare solo quelli che più ci interessano.
Il passaggio necessario e successivo è allora che, se una persona non legge questi fatti è perché non se ne interessa, non va a cercarseli, non vive come un vero problema quello della dignità della donna o della pedofilia.

Salvo poi ricordarsene quando questi argomenti si incrociano con quello che veramente lo preoccupano, come per esempio l'ignoranza dei giornalisti di libero.
E allora tac, si issano le bandiere per la difesa della donna e si parte per la crociata di un giorno.
Poi si ammaina la bandiera e la si ripone nel cassetto, pronta ad essere tirata fuori alla prossima occasione, quando serve.


Strumenti, non fini.
È questo che mi disgusta.

04 dicembre 2011

Così funziona il mondo.

Un uomo da da mangiare al suo pitone un gattino.
La fine del mondo.

Perché?

Su youtube ci sono centinaia di video che mostrano i più svariati animali vivi mangiare i più svariati animali vivi.
Centopiedi che mangiano topi.
Pesci che mangiano centopiedi.
Pesci che mangiano pesci.
Gatti che mangiano pesci.
Serpenti che mangiano conigli.
Gatti che mangiano uccellini.
Serpenti che mangiano topi.
Ragni che mangiano topi.
Io stesso al mio piccolissimo centopiedi(Lithobius sp.) do i ragnetti che trovo, vivi.
Mi pare la cosa più naturale al mondo.
Un carnivoro che mangia. Che fa quello per cui è stato perfezionato da millenni di evoluzione. Uccidere. 
E di certo è più naturale così che non uccidere animali vari, triturarne le carcasse, impastarle con cereali e quant'altro, fare seccare queste specie di impasto di cadaveri e poi darli al nostro gattino.

Gatto che ricordiamo essere un felide, la famiglia che tra i mammiferi, ahimé pur da amante dei cani lo devo riconoscere, è la più efficiente nella caccia(e quindi nell'uccidere).
Se un gatto è quello che è, sinuoso, agile, silenzioso, sveglio etc..., lo è per il semplice fatto che così uccide meglio, di più e con maggior efficienza.
Ah, più ancora dell'uomo, i gatti sono STRETTAMENTE carnivori.
Senza carne muoiono.
Gli animali non sono peluches.
Sono animali.



IAMS. with succulent roast Chicken

30 novembre 2011

Togliete alle donne ogni dignità e saranno docili.

Pochi giorni fa i salafiti hanno colpito Iqbal Gharbi, la prima docente di psicologia all’università tunisina della Zaytouna, ovvero l’università islamica di Tunisi che vanta una tradizione di studi e ricerca che mirano a coniugare islam e laicità. La Gharbi è una fautrice di una interpretazione in chiave moderna dell’islam e del testo coranico. Nominata dal governo di transizione direttrice responsabile di Radio Zaitouna si è vista occupare l’ufficio da un gruppo di uomini, sempre con barba lunga e tunica bianca, che si sono identificati come membri del “Comitato tunisino per la promozione del bene e la proibizione del male”
 [...]
Amel Grami, docente di Religioni comparate all’Università della Manouba, che ha denunciato non solo il peggioramento della condizione della donna dopo la rivoluzione, ma anche i numerosi casi di violenza. In un recente articolo ha scritto: «Niente più paura dopo oggi… questo è stato il motto subito dopo avere cacciato la dittatura, ma purtroppo il cerchio della paura è tornato a soffocarci. […] Non pensavamo che la dittatura avrebbe lasciato il posto a una nuova dittatura così rapidamente, non avremmo mai immaginato che la nuova dittatura, dopo la rivoluzione di cui siamo stati orgogliosi, fosse all’insegna del velo integrale e delle sale di preghiera nell’università» [...]
D’altronde un movimento islamico che tra i suoi candidati aveva Souad Abderrahim, una donna senza velo potrebbe anche schierarsi contro chi vorrebbe imporre il niqab nelle università tunisine… ma sarà difficile. La Abderrahim che ha dichiarato che al-Nahdha «non interverrà sullo stile di vita dei tunisini e delle tunisine, non intaccherà i diritti acquisiti delle donne e non ha piani segreti per l'islamizzazione del Paese», al contempo ha già sollevato polemiche nel momento in cui ha affermato che «vergogna per i paesi arabi musulmani che mostrano clemenza per donne che compiono atti abominevoli fuori dal matrimonio». «Si tratta di peccatrici - ha affermato la neoeletta -, che eticamente non avrebbero diritto di esistere»
 [...]
 
Fonte

E passa tutto come se fosse giusto e naturale. In fondo è una religione di pace e amore.

Pero' poi scatta un vespaio se un somaro che conta picche parla di togliere i libri per far tornare le donne a partorire.
Ok, va benissimo, ma resta sempre un somaro che conta picche.
Mentre a 1000km da casa nostra non si tratta di somari che contano picche che dicono stronzate, ma gente che è al potere e che comincia ad agire.

La differenza e' la stessa esistente tra un marmocchio che ti spara con le dita e fa <bang> con la bocca impiastricciata di marmellata o nutella e un rapinatore che ti punta la pistola contro e non vuol sentir ragioni.

Certo, a prendersela con il pupo non si rischia nulla.



Oppure questo.

la punizione. Uno, due, tre, dieci colpi per spezzare quella donna che gli stava sfuggendo, che «voleva cambiare vita», che aveva smesso di portare il velo, si sforzava di parlare italiano, frequentava altre mamme e aveva trovato negli ambienti della parrocchia, tra i volontari della Caritas e il gruppo ricreativo per i bambini, aiuto, solidarietà e parole nuove.
Fonte
E' forse meno grave un somaro che agisce di uno che parla?

Perchè allora ci si indigna di più per il secondo?

24 novembre 2011

La Libia è reale

e in quanto tale continua ad esistere, anche se noi non ne parliamo.
Ma cosa succede oggi in Libia? Chi ha vinto le elezioni democratiche?
Chi sta finalmente guidando il paese oramai in pace verso il meritato boom che le era precluso dalla presenza del dittatore Gheddafi?
Mistero. Non ne parla più nessuno. Come se la Libia fosse stato un passeggero sghiribizzo primaverile, assopito con il caldo dell'estate e definitivamente sfiorito sotto le piogge autunnali.
Invece no, la La libia c'è ancora e non se la passa di certo bene. Anzi, sicuramente, se dovessimo tornare indietro di 365giorni da oggi, noteremmo un deciso peggioramento.

Ma vediamo bene cosa sta succedendo...

Doveva avere un radioso avvenire di sviluppo economico e democrazia grazie anche al sostegno alla stabilizzazione della comunità internazionale. Invece, a poche settimane dalle visite trionfali a Tripoli e Bengasi di Nicolas Sarkozy, David Cameron, Recep Erdogan e Anders Fogh Rasmussen, la Libia sembra aver perso interesse per la comunità internazionale.
I leader politici occidentali non ne parlano quasi più e, a quanto sembra, neppure se ne interessano anche se i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno sottolineato con preoccupazione che «saccheggi e vendette ancora continuano». L’ipotesi di impegnare i tredici Paesi che avevano preso parte alla Guerra contro Gheddafi in una missione di addestramento e stabilizzazione resta però congelata da veti incrociati.  Il Qatar, che ha speso miliardi di dollari per finanziare i ribelli e inviato  clandestinamente 5mila suoi soldati a prendere Tripoli, vuole il commando di una forza di pace internazionale alla quale nessuno sembra però voler partecipare agli ordini di Doha. I qatarini sono poco apprezzati anche a Bengasi per il loro evidente sostegno agli estremisti islamici che cominciano a dettare condizioni agli esponenti del Consiglio nazionale di transizione.

Tra i molti esponenti libici che accusano il Qatar di ingerenza anche l'ex ministro degli Esteri di  Gheddafi passato da subito dalla parte dei ribelli, Abdel Rahman Shalgham. «La Libia non sarà un pezzo dell’emirato del Qatar - ha affermato - il Consiglio Nazionale di Transizione ha accettato dal paese imposizioni che la maggior parte dei libici avrebbe rifiutato». L'ex premier del Cnt, Mahmoud Jibril ha accusato il Qatar di «aver giocato un ruolo più grande delle sue capacità in Libia» e di aver sostenuto le milizie islamiste dello sceicco Ali al-Salabi.

Anche gli esponenti libici contribuiscono non poco al caos che sembra dilagare nell’ex regno di Gheddafi.  «Siamo contrari alla presenza di basi militari straniere in Libia così come alla presenza di contractors stranieri per la protezione dei giacimenti petroliferi», ha affermato il premier in pectore del Cnt libico, Abdurrahim al-Keib, in un'intervista alla tv araba al-Jazira. «Esistono in Libia sistemi e organismi addetti alla protezione dei siti petroliferi siamo in grado di proteggerli benissimo da soli».  Anche se in Europa se ne parla poco o nulla la guerra in Libia non sembra infatti essere conclusa e del resto proprio il Cnt chiese invano alla Nato di prolungare le operazioni fino alla fine dell’anno.
Il Fronte di liberazione, organismo fondato e guidato dal secondogenito di Gheddafi, Seif al-Islam, controllerebbe tutto il Sud del Paese secondo la propaganda dei seguaci del Colonnello e sarebbe in grado di colpire anche in Tripolitania e Cirenaica. La cattura di Saif al-Islam e di Abdullah al-Senussi (quest’ultima non confermata), capo dell'intelligence del regime di Muhammar Gheddafi, sembrano aver concluso la guerra tra il Cnt e il regime del Colonnello anche se la conferma che saranno processati in Libia e non dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja lascia aperti molti dubbi. In ogni caso non è detto che con la loro cattura sia terminata anche la conflittualità in un Paese che rischia di sprofondare nel caos. Soprattutto a causa delle forti divisioni interne al Cnt dove da più parti emergono critiche pesanti alla tribù di Misurata, accusata dai cirenaici di prepotenze e di cercare di imporre la sua leadership.

Un confronto tribale che si sta spostando sul campo di battaglia. Dopo gli scontri sporadici tra bande rivali a Tripoli, in ottobre, la scorsa settimana si è combattuto nei dintorni di Zawiya dove si susseguono gli scontri tra due milizie armate che hanno provocato almeno 13 morti. Una delle milizie in campo, i cui membri fanno parte della tribù Werchefana, sono accusati di far parte della resistenza lealista e  potrebbero essere appoggiati dai clan della tribù warfalla di Bani Walid, ultima roccaforte del raìs a cadere insieme a Sirte. Oggetto del contendere è una caserma delle forze di Gheddafi piena zeppa di armi e munizioni, un vero tesoro in un momento in cui la Libia, priva di controllo a frontiere terrestri, spazi marittimi e aerei  è un vero paradiso per chi voglia arricchirsi trafficando armi come confermano i rapporti delle autorità algerine e tunisine che intercettano quasi ogni giorno carichi di armi dirette alle milizie di al-Qaeda nel Maghreb.

Come accadeva durante la guerra le informazioni fornite dal Cnt restano inaffidabili e in buona parte false ma pare evidente il fallimento del piano di smilitarizzare le bande e costituire l’embrione di un esercito libico. A questo proposito il 15 novembre è fallito il tentativo dei vertici militari libici di nominare un nuovo capo dell'esercito sono fallite miseramente.  «Ci sono ancora troppe divergenze», ha detto il colonnello Nasser Busnina. Trecento ufficiali e soldati, ai quali si sono aggiunti decine di "katayeb", i miliziani civili, si erano riuniti nella base aerea di Benina (Bengasi) ma il caos si è rapidamente impadronito della riunione. Alcuni partecipanti hanno manifestato disappunto per la presenza di alcuni ufficiali in tribuna mentre altri si sono opposti al termine di "formazione" di un esercito nazionale che era all'ordine del giorno, preferendogli quello di "riorganizzazione”.
Numerosi ufficiali si erano uniti ai ribelli durante la guerra ma vengono considerati con diffidenza e ostilità dalle milizie civili tribali che aspirano al controllo della sicurezza. Per questo il 20 novembre 150 ufficialihanno nominato il generale di divisione Khalifa Belgacem Haftar “nuovo comandante in capo" dell'esercito libico senza l’avvallo del premier, Abdulrahim el-Keib o del Cnt. Riuniti nella citta orientale di al-Baida hanno scelto all'unanimità il generale Haftar "per la sua anzianità di servizio, esperienza e capacità di comando così come per gli sforzi che ha fatto per sostenere la rivoluzione del 17 febbraio", ha dichiarato il generale Fraj Bunseira, capo del Consiglio Militare di al-Baida che a questo punto diventa l’ennesimo movimento libico. La notizia è stata accolta con un freddo silenzio a Tripoli. Il generale Haftar ha frequentato l'accademia militare di Bengasi ha proseguito l'addestramento nell'allora Unione Sovietica, e abbandonò Gheddafi negli anni '90 durante il conflitto tra la Libia e il Ciad. Trasferitosi negli Stati Uniti è tornato in Libia a marzo per unirsi agli insorti.

La vicenda fotografa il caos che regna in Libia nonostante il Cnt sia riuscito martedì a nominare un governo provvisorio la cui credibilità è tutta da verificare. «È rappresentato tutto il Paese», ha sottolineato il premier Abdulrahim el Keib annunciando la lista dei ministri, che comprende l'ex executive dell'Eni Abdulrahman Ben Yezza, nel ruolo chiave di titolare del Petrolio e il capo militare dei ribelli di Zintan, Osama al-Juwali, alla Difesa. Altri esponenti provengono da Misurata e dall'est del Paese, come Ashour Bin Hayal, nominato a sorpresa titolare degli Esteri. Il governo libico non ha riservato posti agli estremisti islamici sostenuti dal Qatar, in primis Abdelhakim Belhaj, che pretendeva alcuni ministeri. Vedremo come la prenderanno a Doha. Mentre veniva completata la compagine di governo a Tripoli una serie di incomprensioni hanno scatenato una furiosa sparatoria tra i vari gruppi.
Come ha dichiarato Saif al-Islam ai miliziani di Zintan che lo hanno catturato, «ora considerate quelli delle montagne, di Misurata o Bengasi vostri fratelli, ma dategli qualche mese, al massimo un anno e scoprirete la verità». Considerata l’attuale situazione, una facile profezia.
Fonte


Una delle guerre più anomale che ricordi.
Combattuta con il beneplacito della sinistra nostrana, non voluta dalla Lega e subita, sotto le pressioni di Napolitano, da Berlusconi e applaudita da Fo e tollerata da Vendola.

Probabilmente, annoverando anche Iraq e Afghanistan, la più ingiusta delle tre guerre del XXI secolo, quella dai tratti più marcatamente neoimperialisti.
Eppure combattuta nel silenzio della pubblica opinione.

Sarà che pur di colpire un amico di berlusconi, questa è la mia personalissima impressione, ci siamo tirati una bella, pesante, insanguinata zappa sui piedi. Forse è per questo che nessuno ne parla.
Qualcuno di voi si ricorda le dichiarazioni di Gino Strada? No.
Non ha detto niente? Nemmeno.
Si è espresso contro la guerra e... "Dai Gino, stavolta non ci serve il tuo pacifismo, stavolta ci va bene, ma no, non puoi capire, stai sereno, son cose nostre, dai, su, non fare così... dai, tranquillo... Pace forever, eh, si! Yeah! Amore e fiori, Oh yeah... dai, ciao...grandissimo Gino, mitico, mitico..."

E così, nel silenzio assoluto, sotto l'amorevole e silenziosa protezione dei media, in Libia si continua a combattere. E a morire.

Ed è tutto reale. Anche se non se ne parla.





PS: indovinate un po' come saranno le future esportazioni di petrolio? 
PPS: forse era (anche)per questo che il silvio, con un autogol mediatico, faceva tanto l'amicone del rais. 
PPPS: e forse è per questo che lo UK era così interessato a sganciare le bombe.
PPPPS: e vogliamo parlare di Egitto? Ahahahaa... 

19 novembre 2011

Staminali, dal Papa no alla ricerca

Staminali, dal Papa no alla ricerca:
«Distruzione embrioni è contro vita»


«Ingiustificabile» distruggere anche una sola vita umana per dare beneficio a un'altra



CITTÀ DEL VATICANO - «La distruzione anche di una sola vita umana non può mai giustificarsi in termini di beneficio che può plausibilmente portare a un'altra». Così il Papa ha ribadito oggi il no alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, che «nega l'inalienabile diritto alla vita di tutti gli esseri umani, dal concepimento alla morte naturale».[...]

Fonte


Ma siamo proprio sicuri che abbia detto questo? Siamo proprio sicuri che il titolo dell'articolo sia corretto?


Per fortuna il Vaticano ha un sito carino, immediato e pulito che riporta OGNI parola che dice il Papa. Per questo bastano 30 secondi 30 per trovare OGNI discorso. Non lo fa il giornalista del corriere, lo facciamo noi.


Copincollo:


Eminenza,
Cari Fratelli Vescovi,
Eccellenze, distinti ospiti, cari amici,

desidero ringraziare il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, per le sue cordiali parole e per aver promosso questa Conferenza Internazionale su Cellule staminali adulte: la scienza e il futuro dell’uomo e della cultura. Desidero ringraziare anche l’Arcivescovo Zygmunt Zimowski, Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari (per la Pastorale della Salute), e il Vescovo Ignacio Carrasco de Paula, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, per il loro contributo a questo sforzo particolare. Una speciale parola di gratitudine va ai numerosi benefattori il cui sostegno ha reso possibile questo evento. A tale proposito, desidero esprimere l’apprezzamento della Santa Sede per tutta l’opera svolta da varie istituzioni per promuovere iniziative culturali e formative volte a sostenere una ricerca di massimo livello sulle cellule staminali adulte e a studiare le implicazioni culturali, etiche e antropologiche del loro uso.
La ricerca scientifica offre una opportunità unica per esplorare la meraviglia dell’universo, la complessità della natura e la bellezza peculiare dell’universo, inclusa la vita umana. Tuttavia, poiché gli esseri umani sono dotati di anima immortale e sono creati a immagine e somiglianza di Dio, ci sono dimensioni dell’esistenza umana che stanno al di là di ciò che le scienze naturali sono in grado di determinare. Se questi limiti vengono superati, si corre il grave rischio che la dignità unica e l’inviolabilità della vita umana possano essere subordinate a considerazioni meramente utilitaristiche. Tuttavia, se, invece, questi limiti vengono doverosamente rispettati, la scienza può rendere un contributo veramente notevole alla promozione e alla tutela della dignità dell’uomo: infatti in questo sta la sua utilità autentica. L’uomo, l’agente della ricerca scientifica, a volte, nella sua natura biologica, sarà l’oggetto di quella ricerca. Ciononostante, la sua dignità trascendente gli dà il diritto di restare sempre il beneficiario ultimo della ricerca scientifica e di non essere mai ridotto a suo strumento.
In questo senso, i benefici potenziali della ricerca sulle cellule staminali adulte sono considerevoli, poiché essa dà la possibilità di guarire malattie degenerative croniche riparando il tessuto danneggiato e ripristinando la sua capacità di rigenerarsi. Il miglioramento che queste terapie promettono costituirebbe un significativo passo avanti nella scienza medica, portando rinnovata speranza ai malati e alle loro famiglie. Per questo motivo, naturalmente la Chiesa offre il suo incoraggiamento a quanti sono impegnati nel condurre e sostenere ricerche di questo tipo, sempre che vengano condotte con il dovuto riguardo per il bene integrale della persona umana e il bene comune della società.
Questa condizione è della massima importanza. La mentalità pragmatica che tanto spesso influenza il processo decisionale nel mondo di oggi è fin troppo pronta ad approvare qualsiasi strumento disponibile a ottenere l’obiettivo desiderato, nonostante siano ampie le prove delle conseguenze disastrose di questo modo di pensare. Quando l’obiettivo prefissato è tanto desiderabile quanto la scoperta di una cura per malattie degenerative, è una tentazione per gli scienziati e per i responsabili delle politiche ignorare tutte le obiezioni etiche e proseguire con qualunque ricerca sembri offrire la prospettiva di un successo. Quanti difendono la ricerca sulle cellule staminali embrionali nella speranza di raggiungere tale risultato compiono il grave errore di negare il diritto inalienabile alla vita di tutti gli esseri umani dal momento del concepimento fino alla morte naturale. La distruzione perfino di una sola vita umana non si può mai giustificare nei termini del beneficio che ne potrebbe presumibilmente conseguire per un’altra. Tuttavia, in generale, non sorgono problemi etici quando le cellule staminali vengono prese dai tessuti di un organismo adulto, dal sangue del cordone ombelicale al momento della nascita o da feti che sono morti per cause naturali (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, istruzione Dignitas personae, n. 32).
Ne consegue che il dialogo fra scienza ed etica è della massima importanza per garantire che i progressi medici non vengano mai compiuti a un prezzo umano inaccettabile. La Chiesa contribuisce a questo dialogo aiutando a formare le coscienze secondo la retta ragione e alla luce della verità rivelata. Così facendo, cerca, non di impedire il progresso scientifico, ma, al contrario, di guidarlo in una direzione che sia veramente feconda e benefica per l’umanità. Infatti, la Chiesa è convinta che tutto ciò che è umano, inclusa la ricerca scientifica, «non solamente è accolto e rispettato dalla fede, ma da essa è anche purificato, innalzato e perfezionato» (ibidem, n. 7). In questo modo, la scienza può essere aiutata a servire il bene comune di tutta l’umanità, con particolare riguardo per i più deboli e i più vulnerabili.
Nel richiamare l’attenzione sui bisogni degli indifesi, la Chiesa non pensa soltanto ai nascituri, ma anche a quanti non hanno accesso facile a trattamenti medici costosi. La malattia non è selettiva con le persone e la giustizia richiede che venga fatto ogni sforzo per porre i frutti della ricerca scientifica a disposizione di tutti coloro che sono nella condizione di averne bisogno, indipendentemente dalle loro possibilità economiche. Oltre a considerazioni meramente etiche, bisogna affrontare questioni di natura sociale, economica e politica per garantire che i progressi della scienza medica vadano di pari passo con una offerta giusta ed equa dei servizi sanitari. Qui, la Chiesa è in grado di offrire assistenza concreta attraverso il suo vasto apostolato sanitario, attivo in così tanti Paesi nel mondo e volto a una sollecitudine particolare per i bisogni dei poveri del mondo.
Cari amici, concludendo le mie osservazioni, desidero assicurarvi del mio ricordo speciale nella preghiera e affido alla intercessione di Maria, Salus infirmorum, tutti voi che lavorate tanto duramente per portare guarigione e speranza a quanti soffrono. Prego affinché il vostro impegno nella ricerca sulle cellule staminali adulte porti grandi benedizioni per il futuro dell’uomo e arricchimento autentico alla sua cultura. A voi, alle vostre famiglie e ai vostri collaboratori nonché a tutti i pazienti che possono beneficiare della vostra generosa competenza e dei risultati del vostro lavoro, imparto volentieri di tutto cuore la mia Benedizione Apostolica. Grazie molte!


Fonte
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Credo che più chiari di così si muore.
E il ragionamento non fa una grinza una.

Come sempre si parte dal presupposto che la vita parta dal concepimento.
Ma chi può negare scientificamente questo fatto?

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Ma che vantaggi ha il corriere a scrivere il falso? O meglio, che vantaggi ha il corriere(e mille altri a ruota) a scrivere il falso contro la Chiesa?
Mah...


L'agave sullo scoglio - maestrale

S'è rifatta la calma
nell'aria: tra gli scogli parlotta la maretta.
Sulla costa quietata, nei broli, qualche palma
a pena svetta.

Una carezza disfiora
la linea del mare e la scompiglia
un attimo, soffio lieve che vi s'infrange e ancora
il cammino ripiglia.

Lameggia nella chiaria
la vasta distesa, s'increspa, indi si spiana beata
e specchia nel suo cuore vasto codesta povera mia
vita turbata.

O mio tronco che additi,
in questa ebrietudine tarda,
ogni rinato aspetto coi germogli fioriti
sulle tue mani, guarda:

sotto l'azzurro fitto
del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto:
"più in là!".

16 novembre 2011

E come no?


SOCRATE - E allora, che significa tutto questo discorso? Un uomo che fa della, ginnastica deve, forse, badare alla lode o al biasimo, insomma all'opinione degli altri oppure solo a quella del suo medico o del suo allenatore?

CRITONE
- Solo a quella di quest'ultimo.

SOCRATE
- Quindi egli dovrà temere o compiacersi non del biasimo o della lode di tutti ma di uno solo.

CRITONE
- È, chiaro.

SOCRATE - Allora, in questo caso, nel suo regime di vita, nei suoi allenamenti, nella sua dieta, egli dovrà seguire soltanto il consiglio di chi se ne intende, dell'esperto e non quello di tutti quanti gli altri.

CRITONE
- Naturalmente.

SOCRATE
- Bene. Ma se gli disobbedisse, se non tenesse in alcun conto i suoi consigli e le sue lodi e badasse, invece, ai discorsi della gente che non se ne intende, non credi che sarebbe danneggiato?

CRITONE - E come no?

SOCRATE - E che genere di danno? Quali le conseguenze per chi disobbedisse?

CRITONE - È chiaro un danno fisico; è il corpo, infatti, che ne andrebbe di mezzo.

SOCRATE
- Benissimo. E, dunque, Critone, lo stesso è per le altre cose, senza bisogno di passarle in rassegna e quindi anche sul giusto e l'ingiusto, sul brutto e sul bello, sul buono e sul cattivo, che sono l'oggetto del nostro ragionamento, ci potremmo chiedere se dobbiamo seguire o temere l'opinione della gente, oppure solo quella di uno che se ne intende, - ammesso che vi sia (N.D.R.: e vi sarà...) -, che dobbiamo, quindi, rispettare e temere più di tutti gli altri. E se noi non gli ubbidissimo, rovineremmo e distruggeremmo ciò che diventa migliore con la giustizia e si corrompe con l'ingiustizia, o non è così?

CRITONE
- A me sembra di sì, Socrate.

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A trovarlo, uno che se ne intende, un Maestro di Vita.
Però, trovatolo, sarebbe oggettivamente da autolesionisti non seguirlo.

15 novembre 2011

Ayman Nabil Labib.

Evon Loga Gabrieul could no longer hold back the tears for her 17-year-old son, Ayman Nabil Labib, who was beaten to death by classmates on October 16 in an unsolved murder case that has raised the specter of sectarian violence in this industrial corner of Minya, a governorate in southern Egypt. 
Ayman was Christian and the boys who allegedly killed him are Muslims.
“It was because he was wearing the cross and refused to take it off, they killed him,” said the mother, Evon, who toured her son’s room leaving the other eight female relatives mourning his death in the hallway.
 
Fonte


Ogni tanto la rabbia, lo sconforto, il dolore mi toglono le parole di mano.
Questo è uno di quei momenti.

“ [...]
We pray for everyone, we prayed after the Qiddissin church bomb blast took place, we prayed when Maspero took place, we always pray that God makes this country safe for everyone
[...] ”

Cristo triumphans

13 novembre 2011

Game Over

Per Berlusconi e l'antiberlusconismo certamente.
Per l'Italia no.

Invito quindi chiunque pensi davvero che questo sia il "Game Over" a farsi da parte. La sua partita è finita. Si sieda in panchina, un po' di stretching se vuole, poi doccia, birretta e a nanna.

Per gli altri, per chi non ha mai identificato la Partita con Bersluconi, per chi non ha mai fatto, nel bene o nel male, di Berlusconi lo scopo della Partita, per chi non ha mai perso di  vista i veri Goal, i veri avversari, i veri compagni di squadra la partita va avanti e non si ferma.

Game over, per voi, fatevi da parte ora.

Noi si va avanti.
Per noi non c'è Game Over.

10 novembre 2011

Nero.


04-G-2530-Ft

Sono distrutto, anche oggi il subtenente ci ha fatto sgobbare come degli sghit.
Tutto il giorno ad accompagnare civili da un settore all'altro. Civili con tutti i bagagli al seguito e ti lascio immaginare la fatica a trascinarli per i sudici pavimenti dei loro settori contaminati.
Puzzavano come capre e sono testardi come psicorobot. Abbiamo dovuto far ampio ricorso di elettrosword per farci ascoltare, maledetti.
Peggio degli animali.
Non ho ancora capito però perchè non potevamo lasciarli morire.
Ordini dall'alto, dice il subtenente.
Ogni giorno che passa mi sembra sempre più di essere su una nave di pazzi.


12-G-2530-Ft

Mi chiedo cosa stiano facendo ai piani alti.
Oggi abbiamo sganciato i 2 settori contaminati in prossimità dell'orbita di M23.
M23, capisci?
Abbiamo chiesto al subtenente se sapesse qualcosa, ma pare che nemmeno lui abbia inteso il motivo.
Non vuole dircelo chiaramente, ma anche lui è convinto che lassù stiano perdendo un po' i colpi.
Dopo aver eseguito la manovra di sganciamento, l'Ammiraglio Next ha mandato in onda un videomessaggio.
Cazzate.
Non so come facciano i suoi sottoposti a prendere ancora ordini da lui.
Dopotutto la contaminazione dei settori A1 e B1 è stata colpa della sua idea di avvicinarsi a quella fascia di detriti.


23-G-2530-Ft

Sono 5 giorni che non riceviamo ordini.
Il subtenente ci passa in rassegna ogni mattina e ci tiene sull'attenti per ore.
Se ne sta li in piedi a guardarci, non dice nulla.
Poi ci congeda e se ne va.
Il pranzo di oggi è saltato. CHIUSO era scritto sui led della sala mensa.
Chiuso. Manco fossimo al ristorante.
Per fortuna Peter aveva ancora del gommopane che ha condiviso con alcuni di noi.
Il subtenente ci guardava come se ne volesse un po' anche lui ma era già finita quando e' arrivato.
Godo, stronzo.
So che non dovrei dirlo, ma alla fine è la verità.
Sono un po' preoccupato per la missione. Assieme agli ordini non arrivano notizie.


21-H-2530-Ft

E' da quasi un mese che non trovo tempo, o non riesco, a scrivere.
Vediamo se riesco a ricordare tutto.
Il 04-H abbiamo perso anche i settori A2, B2 e B3, anche loro contaminati.
Abbiamo dovuto lasciare dei civili sul B3 prima di sganciarlo. Spero trovino dei soccorsi, ma so gia che sono spacciati.
L'Ammiraglio a quanto sembra di aver capito ha deciso di cambiare rotta.
Questo circa 5 giorni fa, il 16-H.
Questo mese è proprio un casino.
Hanno cambiato anche il subtenente, oggi.
E' arrivato un tale, russo. Peggio di quello vecchio. Non parla, non sorride e la sua bioprotesi e' tutto meno che rassicurante.
Si respira un'aria tesa. Ogni ordine dall'alto viene eseguito con disprezzo e poca voglia.
E' strano. Non mi piace come ci guardano i civili.


23-H-2530-Ft

Nikolav, il nuovo subtenente, dice che andremo a morire.
Dice che la rotta ci porterà a passare per il settore JJ-01.
Vuol dire passare a meno di 3anni luce da BlackStorm.
Non so come faccia a saperlo, ma mi sembra strano che si passi da li.
Oggi per il resto tutto bene. Abbiamo arrestato un tizio che stava per scappare su una capsula. Gli abbiamo salvato la vita. Si sarebbe sparato nello spazio e sarebbe morto li.
Nessuno passa da queste parti. Nessuno lo avrebbe raccolto.
Per il resto, ci limitiamo alle solite ronde. Continuano a non arrivare ordini.

27-H-2530-Ft

L'Ammiraglio è un folle. Siamo davvero entrati nel settore JJ-01.
Lo sappiamo solo noi delle forse armate, ai civili non è stato detto nulla.
Nikolav sembra conoscere il motivo, ma non vuole dirci nulla.
Sono preoccupato, lo ammetto, e anche Peter e tutti gli altri.
Anche oggi niente ordini.
Comincio a preoccuparmi, ma lassù che fanno?


30-H-2530-Ft

C'è qualcosa che non va. Non sappiamo cosa, ma c'è qualcosa che non va.
Da oggi inizia la razionalizzazione dell'energia.
Che vuol dire niente per i civili, qualcosina per noi, e ai piani alti tutto come prima.
Ma non è questo il punto.
Che cavolo sta succedendo alle unità coldfusionIII?
Che cavolo sta succedendo alla nave?
Nikolav sostiene moriremo tutti. Pazzo di un russo.
Non ho idea di quando potrò scrivere un'altra volta.


15-I-2530-Ft

Oggi uno dei piani alti è venuto a parlare con Nikolav. L'ho visto mentre usciva dalla sua cabina.
C'è sempre più malcontento verso l'Ammiraglio.
Oggi e' arrivato un videomessaggio dal Pretore. Solite stronzate sulla Missione, sulla nave, sull'ubbidienza.
Non mi piace.



17-I-2530-Ft

Ieri siamo rimasti del tutto senza corrente energia, anche noi.
Nikolav sembra essere sparito. Non abbiamo un superiore e non arrivano ordini.
Non sappiamo che fare. Non so che fare.
Sembra stiamo puntando direttamente verso Blackstorm.
Vorrei non essere mai partito 7 anni fa.


20-I-2530-Ft

La situazione è precipitata. Pare che l'Ammiragio si sia rinchiuso nel ponte dei comandi e che il Pretore, il Viceammiraglio, il Generale e molte alte teste grosse abbiano preso il comando.
Nikolav non si fa vedere da tre giorni e le notizie ci arrivano frammentarie dalla radio del comando.


22-I-2530-Ft

Ci stiamo avvicinando pericolosamente a Blackstorm.
Prego si faccia in tempo a cambiare rotta.
Sul ponte di comando e' battaglia.
L'Ammiraglio non vuole cedere il conando.
Non voglio morire.


23-I-2530-Ft

La battaglia continua. Non ho capito bene chi è contro chi.
Pare pero' che l'Ammiraglio avesse perso il senno in questi ultimi mesi e che il malcontento si sia diffuso tra i piani alti.
Il cambio di rotta, la manovra azzardata di due mesi fa, la confusione e l'assenza di ordini.
Tutto si spiega, ecco.
Sono riprese le comunicazioni anche se l'energia continua ad essere razionalizzata.
Strano.
Comunque tra poco dovrebbero riuscire a cambiare rotta. Siamo già troppo vicini.


24-I-2530-Ft

Non si riesce ad entrare nel ponte.
Non manca molto tempo.
Pare che abbiano portato sul ponte di comando un Exus armato da battaglia. A quanto pare non c'è davvero più tempo.
Ogni volta che guardo fuori dal finestrino una morsa nera mi attanaglia il cuore.
Non voglio morire.

25-I-2530-Ft

Fatta!
Il ponte di comando e' distrutto!
L'Ammiraglio è morto, pare, e le sue guardie si sono arrese.
Finalmente cambieremo rotta, anche se non so se faremo in tempo. Blackstorm e' vicinissimo, forse troppo.
Fa tremendamente paura. Ho scattato queste foto ma non gli rendono giustizia. E' lo spettacolo più terribile che abbia mai visto in 24 anni di navigazione. Ma è magnifico. Quel nero è tremendamente nero. Quasi ipnotico.
C'è grande euforia ed è arrivato Nikolav portando una cassa di vino.
Dice che dobbiamo festeggiare per la vittoria. Siamo salvi.
Festeggiare..


26-I-2530-Ft

Non capisco.
Non abbiamo ancora cambiato rotta.
Nikolav e' sbronzo. La gente continua a festeggiare per la morte dell'Ammiraglio.
Sono tutti impazziti. La rotte non e' cambiata eppure tutti festeggiano.
C'è poco da festeggiare
Il Pretore poco fa ha mandato un videomessaggio dove si complimentava con l'intero equipaggio e ha indetto festa per i prossimi 7 giorni.
I civili non hanno capito nulla. Festeggiano anche loro.
Ho paura.
Non voglio morire.


27-I-2530-Ft

Non voglio morire.
Fuori dal finestrino è Nero. Solo Nero.
Pare abbiano capito tutti ormai.
Chi poteva e' scappato sulle capsule, ma appena sparate fuori sono state tutte risucchiate e distrutte dal Gorgo del Blakstorm.
Tutte le 10000 capsule istantaneamente.
Piango.
Non voglio morire.


28-I-2530-Ft







09 novembre 2011

Finalmente al cuore.


Mississippi, si vota sullo status di persona per l'embrione 
 
È nato come un movimento marginale, animato da una manciata di entusiasti sostenitori ma senza troppe probabilità di arrivare alla ribalta nazionale. Alla vigilia del voto di oggi, il referendum che chiede agli elettori del Mississippi di dichiarare «persona» un ovulo fecondato ha invece ricevuto attenzione in tutt’America e all’estero, e persino il supporto «incondizionato» del più probabile candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney.

La realtà è che il quesito sull’embrione ha ottime probabilità di essere approvato in Mississippi, dove sarà presente sulle schede insieme ai nomi degli aspiranti governatore. E se l’iniziativa passerà il test dello Stato del Sud verrà catapultata nel dibattito politico nazionale, e con ogni probabilità arriverà sul banco della Corte Suprema. Troppa enfasi su questa battaglia contro l’aborto legale negli Usa non è in realtà gradita a tutti i gruppi americani di difesa della vita.

La Conferenza episcopale americana, ad esempio, ha lodato l’iniziativa e lasciato completa libertà di decisione ai fedeli, in base alla loro coscienza. Ma ha anche ammonito che la strategia potrebbe rivelarsi controproducente. Come ha spiegato ad Avvenire il vescovo di Jackson, la capitale del Mississippi, Joseph Latino: «Da molti anni i vescovi cattolici degli Stati Uniti si adoperano per promuovere un emendamento alla Costituzione federale che rispetti la vita umana dal momento del concepimento. La sentenza che ha legalizzato l’aborto nel 1973 è una sentenza federale, non statale. Preferiamo quindi continuare con questi sforzi piuttosto che tramite ben intenzionate e nobili iniziative come quella del Mississippi». Pur definendo il referendum «lodevole», dunque, il vescovo teme che possa «danneggiare i nostri sforzi a livello nazionale».

Non la pensa così Stephen Crampton, avvocato e fra i fondatori del gruppo “Liberty Counsel”, che promuove il referendum. «Mentre aspettiamo che sia il momento giusto di sferrare un attacco legale alla sentenza della Corte Suprema, Roe contro Wade, centinaia di migliaia di vite vengono spezzate – spiega via posta elettronica da Jackson –. Abbiamo il dovere di difenderle come possiamo, al livello dove è più facile farlo, vale a dire quello statale».

È certo che una vittoria dei sì in Mississippi costringerebbe il movimento per la vita americana (che per ora si concentra sul far approvare leggi che limitano i casi in cui l’aborto è ammesso e che ne proibiscono il finanziamento pubblico) a prendere atto della nuova strategia. Altri otto Stati, fra cui Florida, Montana e Ohio, sono infatti pronti a porre ai loro elettori la stessa domanda nel novembre 2012, l’anno delle elezioni presidenziali. La posizione di Romney, inoltre, ne garantirà l’ammissione nei dibattiti degli aspiranti alla Casa Bianca, mentre il supporto che ha ricevuto da parte di molti democratici del Sud, compreso il candidato governatore del Mississippi Johnny Dupree, ne farà un tema difficile da relegare all’interno delle linee di partito.

Se però il referendum fallisse in Mississippi, uno degli Stati della Bible Belt, la fascia più religiosa del Paese e forse lo Stato più conservatore sui temi sociali, allora la spinta per la ridefinizione della parola «persona» nelle costituzioni statali subirebbe un duro contraccolpo.

Attualmente negli Stati Uniti non esiste infatti una legge che determini quando cominci la vita umana. Ma molti precedenti federali stabiliscono che i diritti di un feto inizino quando è in grado di sopravvivere all’esterno dell’utero materno, un traguardo che il progresso scientifico ha anticipato fino alla 20esima settimana di gestazione.





Da una parte sono d'accordo con questo referendum, ovviamente nella speranza che questo status venga finalmente riconosciuto.
Alla fine, questa domanda, raggiunge finalmente il cuore della questione sull'aborto.
Se l'embrione è un essere umano è sbagliato in ogni caso ucciderlo.
Se l'embrione non è un essere umano, non c'è nulla di sbagliato nell'ucciderlo.
Punto.
Se ci fate caso, la posizione della Chiesa in merito parte proprio da questo punto. Parte, anzi, solo da questo punto; riconoscendo all'embrione la dignità di persona ed elevandolo allo status di Uomo la naturale conseguenza non può che essere un chiaro e netto no all'aborto. No ad un omicidio per un proprio tornaconto.
Posizione più che legittima, anzi, doverosa e coerente con la visione cristiana della vita e dell'uomo.

Porre finalmente al centro del dibattito il centro del problema, quindi, non può che giovare una seria trattazione della questione, senza fraintendimenti e senza incomprensioni.
Tutto il parlare che si fa sull'argomento, purtroppo, evita accuratamente(e forse di proposito) di addentrarsi così in profondità limitandosi a galleggiare in superficie e facendo passare il si o il no come due opzioni ambivalenti e puramente morali, il che, anche per colpa loro, forse, sega le gambe a chi è contrario all'aborto che ha come unico serio argomento proprio il riconoscere nell'embrione una persona.
(Anche chiamare l'aborto IVG, nome più asettico, aiuta ad allontanarci dal cuore del problema, ma questo è più che altro una mia impressione)

Se da una parte non posso non accogliere con favore, dicevo, questo referendum, dall'altra mi chiedo se questo strumento sia il più adeguato.
Possiamo infatti relegare alla decisione del popolo l'attribuzione dello status di persona ad un soggetto?
La natura dell'embrione non cambia sia che vinca il si sia che vinca il no.
La natura dell'embrione è quella a prescindere e una decisione che non la rispetti sarebbe sbagliata in un senso quanto nell'altro.
Preferirei si giungesse ad una definizione dell'embrione basata sulla natura intrinseca, scientifica, se si riuscisse e non su un voto, quindi come se fosse una questione arbitraria.
Mi sembra quindi che ridurre la questione, fondamentale, di cosa sia un Uomo ad una questione di quorum e voto sia un modo sbagliato di affrontare il problema.
Mi rendo anche conto che un approccio scientifico al problema forse non è nemmeno possibile e forse nemmeno il più corretto.
Siamo su un terreno, quello della bioetica, scivoloso e incerto, in quella terra di nessuno tra fisica e metafisica che è un po' il campo di molti e di nessuno allo stesso tempo(ed è per questo che il parere della Chiesa in merito è altrettanto autorevole di quello di altri scienziati).

Che fare quindi?
Boh.
Si sta a vedere che succede, certo.
Però possiamo riprendere ad interrogarci sul cuore della questione aborto che è però più grande della questione aborto, e andrebbe affrontato senza pensare ultimamente all'aborto, ma alla domanda in se stessa.


Perché un embrione dovrebbe essere considerato un Uomo a tutti gli effetti?

O

Cosa rende un Uomo Uomo?






"La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. Sarà una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Noi ci ritroveremo a difendere, non solo le incredibili virtù e l'incredibile sensatezza della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile, questo immenso, impossibile universo che ci fissa in volto. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l'erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Noi saremo tra i quanti hanno visto eppure hanno creduto."
1905, G.K.Chesterton.




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07 novembre 2011

Noi

Se un cane dovesse improvvisamente mettersi a parlare, anzi  no, se un cane dovesse mettersi a parlare non necessariamente d'improvviso e a dare evidenti segni di doti intellettuali, di pensiero, di emozioni, lo tratteremmo come se fosse un cane qualunque?

E se un cammello dovesse improvvisamente mettersi a parlare, anzi  no, se un cammello dovesse mettersi a parlare non necessariamente d'improvviso e a dare evidenti segni di doti intellettuali, di pensiero, di emozioni, lo tratteremmo come se fosse un cammello qualunque?

E se una scimmia dovesse improvvisamente mettersi a parlare, anzi  no, se una scimmia dovesse mettersi a parlare non necessariamente d'improvviso e a dare evidenti segni di doti intellettuali, di pensiero, di emozioni, perché c'è chi vorrebbe trattarla come se fosse una scimmia qualunque?

06 novembre 2011

Shari'a portami via II.

Distruzione e morti ammonticchiati negli obitori: è la scena che si presenta nelle città del nordest della Nigeria, teatro venerdì di una serie di sanguinosi attentati rivendicati da un gruppo islamico che, secondo l'ultimo bilancio, hanno causato almeno 65 morti. Alcune fonti parlano invece di oltre 80 morti.
 Gli attacchi coordinati hanno preso di mira le sedi della polizia e le chiese nelle città di Damataru e Potiskum, dove si registrano la gran parte delle vittime. Secondo i residenti, sei chiese sono state attaccate (una è rimasta completamente distrutta dalle fiamme), così come una moschea.
[...]
"Le strade sono deserte, ho perso il conto delle vittime. Ho visto almeno 80 cadaveri all'obitorio", ha riferito all'agenzia Reuters un testimone.
[...]

Fonte


Venerdì di sangue nel nord della Nigeria. Con una serie di attacchi coordinati, miliziani armati della setta fondamentalista islamica Boko Haram (letteralmente: “Vietare l’educazione occidentale”), hanno messo a ferro e fuoco con bombe a mano e sventagliate di mitra interi quartieri a Damaturu.
[...]
L’obbiettivo di Boko Haram, è quello di imporre la sharia (la legge islamica) in tutta la Nigeria.
[...]
Boko Haram è stato fondato nel 2002 dallo sceicco Ustaz Mohammed Yusuf che predica non solo il divieto di educare con sistemi non islamici, ma sostiene, tra l’altro, che la terra è piatta, come c’è scritto nelle sacre scritture, e che la pioggia è un dono di Dio e non c’entra niente l’evaporazione dell’acqua.

Fonte



Se un uomo che non sapesse nulla di Islam, di Shari'a, di Integralisti, di Islam Moderato, etc... leggesse queste parole, converrebbe facilmente che la Shari'a tanto voluta da questi Boko Haram non sia compatibile con la cultura occidentale.
Altrimenti non avremmo letto tutto questo, semplicemente perchè non sarebbe mai successo nulla.

Invece la realtà ci racconta che nell'occidentalissima Nigeria(!) c'è chi uccide pur di imporre la propria religione agli altri, propria religione che è incompatibile con uno stile di vita e con i valori, negativi molti, positivi di più, occidentali.

La realtà ci racconta questo.
Ci racconta ancora una volta questo.

E non crediamo che la Shari'a in Libia sarà "moderata" o che quella tunisina sarà "all'occidentale".
La Shari'a, in quanto basata sul Corano che e' rivelato direttamente da Dio parola per parola è infallibile e immutabile, ogni sua edulcorazione è blasfema e inaccettabile.

E anche questi sono fatti.
Quindi chi a proposito della Libia fa spallucce, chi minimizza questo problema, chi per ignoranza o per malafede finge che non sia nulla di grave si rende in qualche modo complice di individui che la pensano come i Boko.


PS: da notare una simpatica cosa, negli articoli che vi ho segnalato.
Il corriere parla di "alcune" chiese distrutte e si affretta a dire che anche "alcune" moschee.
Avvenire parla di 6 chiese e una moschea.
Stanno parlando della stessa cosa?

PPS: ovviamente mi fido della versione di chi fornisce numeri precisi e non quantità vaghe.

31 ottobre 2011

Super eroi anzi no, solo eroi. Che vuol dire solo Uomini.


Ho iniziato da poco a leggere qualche Agiografia qua e la e sto scoprendo un mondo tutto nuovo(che non mi ha mai particolarmente interessato, anzi...) fatto di grandi personaggi che rimpiangi, forse, di non aver potuto incontrare di persona.
Un gruppetto abbastanza eterogeneo di eroi con due palle sotto da far imbarazzare Marvel&sons.
Persone esistite per davvero, che hanno davvero fatto quello che hanno fatto.
Che sono davvero morti come sono morti ma soprattutto che hanno davvero vissuto come hanno Vissuto.


Non pensavo fossero così interessanti.


PS: Andate a cercarvi la storia del Santo di cui portate il nome, così, per curiosità.

28 ottobre 2011

Assisi 2011

[...]
La critica della religione, a partire dall’illuminismo, ha ripetutamente sostenuto che la religione fosse causa di violenza e con ciò ha fomentato l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso – un compito che da questo incontro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo.
[...]

Assisi, Basilica di Santa Maria degli Angeli
Giovedì, 27 ottobre 2011


Se solo fosse ascoltato.
Ne avremmo bisogno tutti. E noi Cattolici per primi.

Quante volte invece ci fermiamo all'aspetto o al sentito dire o non approfondiamo i suoi discorsi come meriterebbero.
Basterebbe invece ascoltare le sue parole per scoprire ogni volta un uomo pieno di gioia e di mitezza, mai banale, di grande spessore e che quando parla che non gira intorno alle questioni divagando ma va dritto subito al nocciolo del problema e offre interessanti spunti di dialogo e di riflessione.
Volenti o nolenti, se lo si ascolta, ci si interroga.
L'ho già detto mille volte e lo ripeto una volta di più: mi piace.
Mi piace il suo stile, non cerca di convincerti che lui abbia ragione sommergendoti di dialettica, né ha l'aria di chi si deve difendere da qualcosa o deve giustificarsi da qualcuno.
Espone in modo chiaro e assolutamente coerente e razionale il suo pensiero, il pensiero della Chiesa ponendoti necessariamente, a mio avviso, in condizione di rifiutare tutto ciò che dice in quanto poggia sul nulla di un mare di menzogne o di accettarlo per intero, dalla prima all'ultima parola in quanto fondato sulla Verità. Come dev'essere.
O sbaglia tutto perché le premesse sono false, o ha ragione su tutto perché le premesse sono vere.

Ma le premesse, allora, quali sono?



26 ottobre 2011

Shari'a portami via.

A fare chiarezza ci prova il primo ministro del Cnt Mahmoud Jibril che ha spiegato che questo processo può durare da una settimana a un mese. Il presidente del Cnt si porta già avanti e annuncia senza mezzi termini che la Libia
"come nazione musulmana la sharia è alla base della legislazione: tutte le leggi che contraddicono i principi dell’Islam sono annullate".

Fonte


Occhi puntati.
Ora stiamo a vedere che succede.
E prepariamoci al peggio.


Un interessante articolo sulla Shari'a è qui---> Si, si proprio qui.


Ricordo inoltre che la Shari'a, per stessa ammissione degli Islamici non può convivere con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, in quanto non condivide praticamente nulla di quest'ultima.
Con tutte le conseguenze che ne conseguono pagate dai non mussulmani e dalle donne.

25 ottobre 2011

Sic... sich!!

Che dire di quello che è successo?
Le immagini le abbiamo viste tutti, purtroppo, aggiungo io.
Ho accuratamente evitato di farlo ma dopo 24h mi sono dovuto arrendere alla tv. Un attimo di distrazione a Studio Sport e Zac! Fregato. Non che avessi paura o schifo, semplicemente la morte di qualcuno non puo' essere spettacolarizzata. E non credo che le immagini del terribile incidente rientrino nel "diritto di cronaca". Giornalisticamente non danno nulla di più. Mi erano bastate le descrizioni scritte e la foto che dominava Corriere.it. Prima il Gheddy ora il Sic, in una tacita staffetta di offerte umane sull'altare della informazione.

Ma non è di questo che volevo parlare, mi sono uscite un po' a fiume in totale improvvisazione, e siccome mi uscivano bene dalla tastiera le ho lasciate, anche se totalmente OT rispetto alle intenzioni.
Quindi fate finta che quello di prima fosse una cosa a parte e adesso torniamo a piombo su ciò che volevo, e vorrei ancora, dire a proposito di questo avvenimento.

Eravamo partiti, anzi, ero, con una domanda. Che dire di quello che è successo?
Non credo si possano aggiungere altre parole al dolore, sul serio, per la notizia, arrivata come uno sparo mentre stavo parlando di tutt'altro.
Pero' dopo un paio di giorni, smaltita la botta e in tempi meno sospetti, posso provare ad approfondire una frase, che non credevo suscitasse così interesse, che ho detto a voce e scritto su FB e che non trovava nessuno d'accordo.
Provocatoriamente, forse esagerando, avevo paventato un "Basta con le moto, però".
Riflettendo a caldo sulla morte di Simoncelli, pilota per il quale "tifavo"(in realtà delle motoGP non è che mi interessava granchè, mi limitavo  guardare la partenza, ogni tanto, se proprio proprio mi trovavo davanti alla tele, addirittura anche gare intere e tenermi informato sui podi. E le pagelle a StudioSport) mi sono chiesto se alla fine il gioco vale la candela.
Cos'è il gioco? Uomini che a bordo di una moto sfrecciano a oltre 300km/h impegnandosi in staccate da folli portando al limite i loro mezzi.
Cos'è la candela? Tutto il Business che c'è dietro. Stipendi, sponsor, vendita di gadget, sviluppo dei mezzi. Tutto questo pero' è direttamente proporzionale al bacino di pubblico che segue lo sport. Quindi in definitiva lo scopo di tutto questo è divertire la gente a casa e gli spettatori al circuito. Se la gente si annoia, si chiude, se la gente apprezza, si va avanti.

Ora, secondo me, non è giusto che delle persone rischino la vita per regalare ad altre i brividi e le emozioni delle loro gesta.
Rischiano la vita? Beh, sì. C'è una componente si pericolosità intrinseca negli sport di velocità. Il portare al limite il mezzo, che alla fine e' quello per cui sono pagati i campioni, di piloti ordinari ce ne sono a palate, credo, significa ridurre al minimo il margine di errore. E un errore a 300km/h lo paghi. Una volta ti fratturi un osso, e ci può stare. Un'altra ti lussi la spalla, e ci può stare. Un'altra cadi e ti passano sopra 2 moto, muori e ci può... no calma, secondo me non ci può stare.
 Sono esseri umani, chiunque può sbagliare. Appunto.
 Cosa si può fare? Aumentare le protezioni o ridurre le velocità? Alla fine incidenti cosi' capiteranno sempre. Appunto.
Si possono cambiare le regole, modificare i regolamenti, ma gli interventi devono essere pesanti per poter cambiare le cose(ovvero il fatto che la morte di uno dei corridori sia un fattore non estraneo a queste competizioni). A questo punto non sarebbe quasi più MotoGP. Appunto.

Daltronde e' vero che ogni lavoro presenta un tasso minimo di rischio e che i morti sul lavoro sono una realtà quotidiana. Però è anche vero che chi lavora non mette la propria vita in pericolo per la sola soddisfazione di un pubblico pagante.
E secondo me e' qui che si gioca la differenza.
Non possiamo fermare il mondo, ogni lavoro e' rischioso, per evitare i morti.
Non è concepibile fermare, chessò, il traffico aereo perchè anche li un incidente può essere mortale. Però non possiamo, almeno per me, paragonare una gara di moto ad un volo aereo. Hanno due fini diversi, anche se gli esiti, fatali, possono coincidere.
Un aereo vola per portare merci e persone da una parte all'altra del mondo. Una frazione infinitesimale del traffico aereo è per diletto o per spettacolo. Il resto del traffico è un mezzo(di trasporto, appunto) e non un fine.
Le competizioni invece, in moto, in macchina, in aereo, sui motoscafi, sono fini a se stesse. Lo scopo del pubblico, dei piloti si gioca li, nella gara.
Ed e' questo che a mio parere stona.
Non si dovrebbe morire per una gara.
E non si dovrebbe aver piacere nel seguire uno sport che può avere come esito(non atteso, per carità, e nemmeno sicuro, ma possibile, in ogni momento della gara) la morte di uno degli atleti.

Propongo quindi la chiusura definitiva delle corse di velocità?
Boh, personalmente non ci troverei nulla di sbagliato in una decisione in questo senso.
So benissimo, d'altronde, che non ci si muoverà mai in questa direzione e che non convincerò nessuno.
Però credo sia importante riflettere, almeno noi spettatori, sul valore della vita.

La vita di un uomo 24enne, vale 2 ore la settimana di emozione?