Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



09 luglio 2011

Ogni motivo e' buono. Per piangerci addosso.

Il popolo rosa. Avanti a testa alta
I racconti dal prato di Sant'Agostino. Le donne di «Se non ora quando?» riflettono sulla condizione femminile



SIENA - Avanti a testa alta. Le donne di «Se non ora quando?», il movimento nato in risposta alla vicenda Ruby, hanno invaso Siena per una due giorni di incontri e riflessioni. Circa 1200 le presenze accertate, ma come hanno sottolineato le organizzatrici, «tante sono quelle che hanno deciso di venire all'ultimo momento senza darcene comunicazione». Tutti riunite nel prato di Sant'Agostino per gridare la loro rabbia e fare il punto della situazione sulla condizione femminile in Italia.
Dopo l'incontro di Roma del 13 febbraio scorso, dove scesero in piazza oltre un milione di persone, l'appuntamento toscano è un altro passo cruciale di quello che Nicoletta Dentico dell'associazione «Filomena» ha definito «un percorso lungo, perchè dovremmo riuscire a raggiungere tante donne. Nel 2009 l'Italia era al 72/o posto del Global Gender Gap, la classifica delle diseguaglianze in genere, nel 2010 siamo scesi al 74/o. Siamo ai livelli più bassi dei paesi sviluppati».
A proposito di dati, il quadro delineato da Linda Sabbatini, direttore generale dell'Istat, dà l'esatta dimensione della condizione femminile nel Paese. «Meno di metà delle donne - ha detto la Sabbatini - lavora. Al sud neanche un terzo. Siamo uno dei fanalini di coda dell'Europa per tasso di occupazione femminile. Lo sono le italiane e lo sono le immigrate che presentano un tasso più basso delle italiane quando hanno figli perche' non hanno una rete familiare che le supporta. La disoccupazione femminile è più alta di quella maschile (9,7% contro il 7,6%) e a questa si aggiunge lo scoraggiamento di chi non trova lavoro e smette di cercarlo, soprattutto al sud».
Far sentire la propria voce diventa quindi fondamentale. Ecco perchè in tantissime hanno risposto presente. Da nord a sud tutto il Paese era rappresentato: Cagliari, Catania, Milano, Ascoli Piceno, Firenze, solo per citare alcune delle sezioni locali di «Se non ora quando?» giunte a Siena. A combattere insieme a loro, Rosy Bindi, presidente del Pd, «le donne che sono qui hanno intenzione di confrontarsi con tutte le questioni politiche, senza rinchiudersi», Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, «è un movimento importante che continua ad essere protagonista in questo Paese e soggetto che indica il bisogno dell'Italia di tornare ad un'etica pubblica e a politiche economiche che lascino immaginare un progetto per il Paese e il lavoro per le donne».

Fonte


Se c'è una cosa che mi infastidisce piu' di ogni altra e' il femminismo.
Davvero.
Mi fa venire un prurito generale e diffuso, che si concentra infine alle estremita' degli arti superiori, sulle cosiddette "mani".

Sara' che non essendo donna non me ne accorgo, ma davvero, faccio fatica a vedere motivi di "rabbia" o di "combattimento"(contro chi poi?).

Mi sembra, spesso, che le femministe non facciano altro che piangersi addosso ed al contempo insultare pesantemente e indiscriminatamente gli uomini in generale per una loro fantomatica colpa.

Credo che ci possano essere, e che anzi ci siano, episodi di chiara discriminazione, dove ad alcuni soggetti di sesso (o genere?) femminile viene fatto un torto in quanto femmine. Ma si tratta appunto di casi, di episodi, che in quanto tali non sono norma. Sono convinto, e la mia personale esperienza va in questa direzione, che il mondo e la societa' raccontata da queste clownesche figure non esiste se non nella loro mente.
Sfido chiunque di voi a dire che in Italia la donna e' vittima dei soprusi degli uomini.


Ovviamente sparare a zero sugli uomini in generale, in un pout pourri di luoghi comuni, rabbia repressa e pura stupidita' va sempre bene.
Eh, sono uomini.

PS: sul Global Gender Gap poi posso sollevare qualche dubbio, o quantomento qualche perplessita' in merito ai parametri valutati e al loro ordine.
 1. Economic participation and opportunity – outcomes on salaries, participation levels and access to high-skilled employment
2. Educational attainment – outcomes on access to basic and higher level education
3. Political empowerment – outcomes on representation in decision-making structures
4. Health and survival – outcomes on life expectancy and sex ratio
Piu' che altro, osservando la classifica, si scopre che tra noi e la prima, l'Islanda, stanno circa 20 punti percentule di differenza.
Tra noi e l'Iran solo una decina.
Sara' davvero cosi'?
Mah...

PPS: In Gran Bretagna, che ci precede alla grandissima nella classifica e si piazza 15°, una donna su tre fa uso di antidepressivi (Fonte ).

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