Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



24 luglio 2012

03 luglio 2012

A morte. Però non offendiamoli.

 Ascoltiamo cosa dice.



Poi avviene la magia...

ROMA - "Il posseduto dal diavolo ha le movenze, il portamento simile a un down". Parole pronunciate da monsignor Andrea Gemma, esperto di esorcismi, durante la trasmissione Vade retro, andata in onda il 9 giugno scorso su TV 2000, il canale di proprietà della Conferenza episcopale italiana. Un paragone che ha irritato un gruppo di 52 genitori di ragazzi affetti dalla sindrome, che hanno deciso di scrivere una lettera di protesta a Repubblica: "E' un pregiudizio sbagliato, il parlare senza sapere, il voler a ogni costo giudicare (giudicare? no, sul serio, giudicare chi e quando?) senza conoscere. Esigiamo le scuse del vescovo".

Repubblica
è stata contattata telefonicamente da David Murgia, il conduttore della trasmissione: "Non sono il portavoce di Monsignor Gemma, ma sicuramente posso dire che non c’è stato alcun accostamento e paragone tra indemoniati e persone down". "È chiaro che, da questo programma e da questa emittente non c'è mai stato nessun pregiudizio. Abbiamo sempre dedicato ampio spazio al mondo della disabilità".

La lettera. "Dopo aver ascoltato le parole di monsignor Andrea Gemma, siamo molto amareggiati - hanno scritto i genitori - I nostri figli, pur avendo questa condizione genetica che comporta dei ritardi cognitivi, non sono simili a degli indemoniati. (non mi pare che nessuno abbia mai fatto questo paragone, infatti) Sono ragazzi che riescono a raggiungere dei grandi risultati se sostenuti al meglio. Non è possibile definirli come persone che non capiscono". Poi arriva l'accusa, pesantissima, nei confronti degli ecclesiastici: "Sono troppe le discriminazioni che arrivano dal clero verso le disabilità. Un rappresentante della Chiesa non può e non dovrebbe permettersi di apparire in tv e rilasciare certe dichiarazioni" (e infatti NON le ha fatte).

La richiesta di scuse. "Non possiamo accettare che queste affermazioni vengano espresse dal paladino dei più deboli: come genitori chiediamo le scuse dal vescovo", continuano. "E non provate a smentirci con 'non ci siamo capiti, avete frainteso'. Sapete che non è così, cercate di non offendere la nostra intelligenza e la nostra sensibilità di genitori. (intelligenza qui se ne vede poca, la comprensione del testo è un obiettio da raggiungersi alle scuole medie) Consigliamo a Monsignor Gemma di passare un po' del suo prezioso tempo con ragazzi disabili per conoscerli e confrontarsi con loro".

L'infelice similitudine pronunciata dall'alto prelato era stata notata anche da Sergio Silvestre, coordinatore nazionale dell'associazione CoorDown. L'uomo aveva denunciato il fatto, contattando via mail il programma Vade retro : "Monsignor Andrea Gemma ha illustrato la condizione fisica di una persona posseduta dal diavolo, paragonandola a un ''down'', come se tutte le persone con la SdD si comportassero con gesti inconsulti". Secca la risposta del conduttore: è solo un frainteindimento. "Il prelato, in buona fede, ha voluto solo sottolineare il cambiamento dell'individuo prima e dopo il rito esorcistico. Ha semplicemente evidenziato che la persona da esorcizzare non aveva la stessa forza fisica che ha invece dimostrato di avere durante l'esorcismo".

La spiegazione del conduttore. Murgia, conduttore del programma, telefonando in redazione, ha fornito la sua versione di fatti: "È noto che quando si parla del diavolo, questo ci mette lo zampino. E lo zampino questa volta è aver voluto estrapolare poco più di un minuto da un programma che ne dura 42. Come conduttore di Vade Retro per Tv2000, ogni settimana diamo voce agli invisibili ovvero a quelli che parte della scienza giudica matti e non hanno voce e volto".

"Nella puntata del 9 giugno, Monsignor Gemma ha parlato del cambiamento feroce di una persona nel momento in cui viene sottoposta al rito esorcistico. Il prelato ha voluto raccontare il caso di un ragazzo con evidenti disabilità che nel corso dell'esorcizzazione è diventato un vero e proprio boxeur", ha detto Murgia. "Una trasformazione tipica di tutte le possessioni diaboliche che comporta un'anomala forza brutale negli atteggiamenti e nelle movenze non tipiche, in genere, dei normodotati". "Ma questo non vuol dire paragonare gli indemoniati ai down", ha precisato il conduttore. "Per noi di Tv2000 le persone affette da sindrome di Down sono prima di tutto nostri fratelli e non certo indemoniati".

La patologia. La sindrome di Down è causata da un'anomalia dei cromosomi non sessuali. Il nome deriva da John Langdon Down che ha scoperto e descritto la malattia nel 1866. Per le persone che ne soffrono comporta situazioni diverse di rallentamento dello sviluppo, specie linguistico e psicomotorio. Tuttavia, questo non pregiudica la possibilità del soggetto di integrarsi e vivere insieme agli altri.


E tutti a scandalizzarsi per una cosa che non è mai stata detta.

Quando poi...
Le parole sono arrivate quasi inaspettate, alla conclusione di un servizio tv alla scorsa Domenica In sulla sua storia: “Meno male che sono nata nel ’72, altrimenti chissà che fine avrei fatto per l’amniocentesi…”. Cristina è una suora laica dell’Ordo Virginium, passa periodi in missione in Africa. E’ nata con sindrome di Down.
Si può ignorare questa frase. Si può banalizzarla. Ma anche si può, e si dovrebbe, riflettere. Cercando di non farsi influenzare da ideologie, politica e religioni. O anche da meri dati statistici.
Le parole di Cristina Acquistapace mi hanno colpito, in particolare perché giunte da chi vive una condizione di oggettiva debolezza in ambito sociale. E fatto pensare. Riflessioni e domande che vorrei condividere.
Arrivano poche settimane dopo la prima Giornata Mondiale sulla Sindrome di Down voluta dall’Onu e la diffusione anche in Italia di una notizia data mesi fa dal quotidiano danese Berlingske, secondo la quale in Danimarca, seguendo l’attuale andamento di riduzione percentuale di nati con sindrome di Down, nel 2030 questa sindrome sarà scomparsa. Chiaramente non perché si sia arrivati a correggere l’anomalia cromosomica, ma solo perché, conosciuta la presenza di Trisomia 21 attraverso la diagnosi prenatale, le gravidanze vengono interrotte. Cosa che avviene anche riguardo a patologie o disabilità più o meno gravi.
L’aspettativa e la speranza quando si aspetta un figlio è quella che sia sano e che possa avere una vita il più felice possibile. Non si tratta, e non è questo l’ambito, di mettere in discussione leggi e diritti acquisiti, la possibilità di aborto e ancora meno quella della diagnosi prenatale. Viene da chiedersi quale debba essere l’uso e il fine. La diagnosi prima della nascita può aiutare a correggere eventuali anomalie, a preparare la famiglia ad accogliere un figlio con problemi fisici o intellettivi, a mettere la donna nella condizione di poter scegliere se continuare la gravidanza di fronte a un grave pericolo per la sua salute fisica o psichica. La diminuzione costante di nascite di persone con sindrome di Down e di altre alterazioni cromosomiche o patologie di diversi tipi può far pensare a una deriva eugenetica? Una selezione delle persone certamente non imposta in maniera autoritaria, ma che alla fine ci si accorge avvenga? Ritorna una domanda che nasce da lontano: quale vita è indegna di essere vissuta?
Una riflessione sulla disabilità e su una società che prepari ad accogliere non smette di essere attuale, partendo in questo caso dalle parole di una donna con sindrome di Down che si pone domande sulla sua condizione: che fine avrei fatto?


Oppure...


Abstract

Objectives To describe trends in the numbers of Down’s syndrome live births and antenatal diagnoses in England and Wales from 1989 to 2008.
Design and setting The National Down Syndrome Cytogenetic Register holds details of 26488 antenatal and postnatal diagnoses of Down’s syndrome made by all cytogenetic laboratories in England and Wales since 1989.
Interventions Antenatal screening, diagnosis, and subsequent termination of Down’s syndrome pregnancies.
Main outcome measures The number of live births with Down’s syndrome.
Results Despite the number of births in 1989/90 being similar to that in 2007/8, antenatal and postnatal diagnoses of Down’s syndrome increased by 71% (from 1075 in 1989/90 to 1843 in 2007/8). However, numbers of live births with Down’s syndrome fell by 1% (752 to 743; 1.10 to 1.08 per 1000 births) because of antenatal screening and subsequent terminations. In the absence of such screening, numbers of live births with Down’s syndrome would have increased by 48% (from 959 to 1422), since couples are starting families at an older age. Among mothers aged 37 years and older, a consistent 70% of affected pregnancies were diagnosed antenatally. In younger mothers, the proportions of pregnancies diagnosed antenatally increased from 3% to 43% owing to improvements in the availability and sensitivity of screening tests.
Conclusions Since 1989, expansion of and improvements in antenatal screening have offset an increase in Down’s syndrome resulting from rising maternal age. The proportion of antenatal diagnoses has increased most strikingly in younger women, whereas that in older women has stayed relatively constant. This trend suggests that, even with future improvements in screening, a large number of births with Down’s syndrome are still likely, and that monitoring of the numbers of babies born with Down’s syndrome is essential to ensure adequate provision for their needs.

Oppure..


La Danimarca ha annunciato che entro il 2030 raggiungerà l’obiettivo di diventare uno Stato «Down Syndrome free». È stato infatti premiato Niels Uldbjerg, professore danese di ginecologia, che ha progettato l’eliminazione di feti difettosi. Il quotidiano Avvenire il 5 gennaio scorso aveva dato la notizia della spinta in avanti del governo danese, che già nel 2004 aveva stabilito come un diritto l’eliminazione dei “difettosi” rendendo per questo gratuito il ricorso alla diagnosi prenatale.
Secondo il quotidiano danese Berlingske, infatti, proprio grazie al perfezionamento della diagnosi prenatale entro il 2030 la sindrome sarà scomparsa. Uno studio pubblicato nel 2011 dimostra che nel 2004 è nato il 61 per cento di bambini in meno con la Sindrome di Down rispetto agli anni precedenti e dal 2005 i casi di neonati colpiti dalla malattia genetica sono scesi del 13 per cento ogni anno. Si stima quindi che entro il 2030 non ci sarà più nessun bambino Down.



Ma in fondo lo sapevamo, dei down interessa poco a nessuno.
Lo scopo vero dell'articolo è far vedere quanto è cattiva e brutta la Chiesa.
Mentendo.

I down vanno bene se sono figli di altri, se non sono io a curarli.
Se li incroci una volta ogni tanto che sono tanto carini e teneri e un po' buffi.

Se però capita a me abortisco, ovvio, ti sembro scemo/a?



02 luglio 2012

Ha senso?



Italia-Spagna, sventolava bandiera con la svastica e inneggiava al Duce: arrestato 


Fonte

Quando poi si vedono cose del genere, uno si chiede se forse non sia ora di considerare vittime di regime anche tutti i morti russi, ucraini, polacchi, bioelorussi, ungheresi, cechi sterminati sotto il simbolo presente sulle bandiere qui sotto.

Solo perchè non sono italiani o ebrei non vuol dire che non siano stati perseguitati.
O solo perchè il regime non era di destra non vuol dire che non fosse regime.



Philosophers, psychologists, doctors, writers could have observed in our camps more than in anywhere else in all the versatility and in full details the specific process of narrowing of man's mental and intellectual horizon, decline of a man to the level of an animal and his process of dying alive*.
Aleksandr Solzhenitsyn


Chissà come mai i più densi libri del '900 russo si intrecciano con storie di abusi, torture, censure, deportazioni ed esecuzioni.


Se ci vogliamo appellare alla storia, appelliamoci a tutta la storia, non a "brani scelti".
Scelti da noi, secondo quanto ci conviene.



* non fa un po' ilpaio con "se questo è un uomo"? Terribilmente simili nei fatti, terribilmente diversi nella memoria. Non è giusto.