Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



05 dicembre 2011

79% delle prostitute ha meno di 18 anni. Però a Kinshasa. Per cui non mi interessa.

Nadesh ha 14 anni, non è mai stata a scuola e da quando sua madre l’ha abbandonata, due anni fa, vende il suo corpo. Madho, 16 anni, è incinta, è stata costretta a prostituirsi dopo che i suoi genitori hanno divorziato; per cinque volte è stata violentata dalle bande di ragazzi che pretendono di avere il controllo dei quartieri più derelitti. Siamo a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove circa 13.600 bambini sono costretti a vivere per strada e a guadagnarsi da vivere con ogni mezzo. Il 26% è formato da ragazzine che si vendono per un dollaro o due, un po’ di più se gli uomini non usano il preservativo. A Tshangu, uno dei quartieri più degradati della città, il 79% delle prostitute ha meno di 18 anni, il 6% è sotto i 12. Sono ragazzine per lo più analfabete, la maggior parte è stata stuprata da soldati o da poliziotti, è rimasta incinta ed ha abortito illegalmente.

Il britannico Times ci ha raccontato le loro storie attraverso gli occhi di una piccola Ong War Child che ogni notte gira per le strade con un’autoambulanza per aiutare queste povere giovani. C’è chi viene solo per avere preservativi, chi cerca consiglio o medicine. A tutte le volontarie consigliano di andare nel loro centro di accoglienza dove potranno avere vestiti, un pasto caldo e un tetto sulla testa. “La strada è una giungla – dice al Times Patricia Ngay che dirige il rifugio -, c’è molta violenza, quando le ragazze arrivano qui spesso sono aggressive, ce l’hanno con il mondo e non sopportano le regole che ci sono qui. Poi si ammorbidiscono”. Al centro lavorano tre infermiere e sei tra operatori sociali ed insegnanti. Vengono impartite lezioni basilari di lettura e scrittura. Le volontarie cercano anche di ricongiungere le ragazze con la famiglia. Alcune volte ci riescono. Il rifugio ha aperto un anno fa e da allora sono state accolte 163 ragazze di cui 25 sono tornate a vivere con i genitori. Sono numeri piccoli ma di cui l’organizzazione, che opera anche in Afhanistan, Iraq e Uganda, va fiera. Ne è un esempio Landu, 32 anni, che ha potuto riabbracciare la sua bambina di soli dieci anni, scappata di casa perché la mamma era così povera da dover dormire in una chiesa. War Child ha curato la piccola che era stata investita da una macchina e ha aiutato la madre a trovare un lavoro. Ora vivono in affitto in una capanna. La Repubblica Democratica del Congo è stata lacerata da anni di guerra. Si calcola che dal 2003 al 2010 cinque milioni di persone siano morte di cui la metà bambini. E ancora oggi il clima è teso ed instabile. E’ bello pensare che piccole organizzazioni come War Child riescano a donare un granello di speranza ai bambini di Kinshasa.

Fonte

A volte mi sembra davvero che ci siano persone scollegate dal mondo.
O che ci siano persone, e forse, anzi, no, sicuramente, è peggio, che si riempiono la bocca di parole importanti, di concetti importanti, di contenuti importanti senza aver compreso, per limiti loro o per volontaria castrazione intellettuale, l'importanza e la grandezza di ciò che stanno dicendo.

Mi va bene che si parli dei preti pedofili. Sono uno scandalo e una vergogna anche per la Chiesa e per ogni cattolico. Ma non si può ridurre la pedofilia, e di conseguenza le occasioni di affrontare questo problema, solo a questi episodi, peraltro marginali.

Mi va benissimo che si parli del giornalista di libero che ha scritto un articolo talmente insulso che è sufficiente il bagaglio culturale di un preadolescente per confutarlo senza timori di sorta e che si prenda spunto da quello per rivendicare ancora una volta i pari diritti delle donne. Ma non si può ridurre a questo inutile episodio (sinceramente, che conseguenze avrà mai questo articolo? Peso culturale zero.) un discorso talmente vasto e ampio e pieno di dolore come la violazione della dignità delle donne.

Mi viene davvero da pensare che chi si straccia le vesti per queste due cose (oddio, questo discorso vale per il secondo caso, per il primo che è davvero grave non nelle dimensioni ma nella sostanza, e' giusto farlo se non ci si dimentica del resto) in realtà se le stia stracciando per la Chiesa o per libero e che dei veri problemi di questi due episodi, non certo del mondo (anche se forse le due cose coincidono), cioè della pedofilia e della dignità offesa delle donne forse non gli interessi poi così tanto. Anzi nulla.
Perché se fosse avrei letto almeno una volta, per sfuggita, una accesa protesta nei confronti del turismo sessuale.
Perché se fosse avrei letto una ferma condanna della Shari'a e una viva preoccupazione per la situazione delle donne, chessò in Libia, dopo che uno dei primi provvedimenti è stata l'abolizione del divorzio. (Con Gheddafi una donna poteva chiedere ed ottenere il divorzio. Un mese dopo la sua caduta, come se fosse una delle urgenze della Libia, questo diritto è stato tolto. Le femministe di casa nostra si sono sentite? O devo pensare che, poverine, non hanno letto la notizia? Devo pensare che oltre a smettere di fare figli hanno smesso anche di leggere?)
Perchè se fosse avrei letto almeno un commento e una condanna agli episodi raccontati in questo articolo(apparso su corriere.it, mica i siti sfigati che leggo io, magari un po' da paolotti).

Posso anche pensare che di tutte queste cose ne parlano in pochi perché in pochi lo sanno, ci sono poche notizie.
Nell'era di Internet.
Ahahahahahahahhahahaha.

No, c'é poco da ridere, sono serio.

Forse lo sanno in pochi nell'epoca di internet. Davvero. 

Perché se è vero che le notizie sono accessibili ovunque e sempre, e che le informazioni girano con facilità disarmante, è anche vero che la quantità di dati e di notizie è impressionante e leggerle tutte è veramente impossibile.
È possibile, come sempre pero', andarsele a cercare o filtrare questa mole di dati per selezionare solo quelli che più ci interessano.
Il passaggio necessario e successivo è allora che, se una persona non legge questi fatti è perché non se ne interessa, non va a cercarseli, non vive come un vero problema quello della dignità della donna o della pedofilia.

Salvo poi ricordarsene quando questi argomenti si incrociano con quello che veramente lo preoccupano, come per esempio l'ignoranza dei giornalisti di libero.
E allora tac, si issano le bandiere per la difesa della donna e si parte per la crociata di un giorno.
Poi si ammaina la bandiera e la si ripone nel cassetto, pronta ad essere tirata fuori alla prossima occasione, quando serve.


Strumenti, non fini.
È questo che mi disgusta.

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