Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



30 novembre 2010

Fazio nel paese delle meraviglie

Premetto che a me Fazio, di base, non piace.
Non mi piacciono le sue intervitse a Che tempo che fa, sempre banali, e quando l'ospite alza il tiro, eccolo li ad evitare che s'alzi troppo, con una battutina, sviando il discorso o infischiandosene e passando ad altro, a quello che lui vuole sentire, che non necessariamente e' piu' interessante di quello che l'ospite stava per dire, anzi.

Ma veniamo al succo.

"ho imparato che qualcuno si definisce pro-vita, come se qualcun altro potesse definirsi pro-morte"

Quante volte l'ha ripetuto? Al tg3, mi pare, a varie interviste, ieri sera...
In loop, con questa frase che rimbomba nelle orecchie e dagli e dagli qualcuno poi ci crede.
Ho imparato che qualcuno si definisce pro-vita, come se qualcun altro potessi definirsi pro-morte.
Eggia' perche' in Italia cose di queto genere non se ne sono mai viste.
Nessuno mai prima d'ora s'era messo a cavalcare un tema, che sarebbe stato neutro, per definisrsi e darsi una connotazione.
Basta pensare al Ddl Gelmini. E a chi manifesta sui tetti facendolo pro-ricerca e pro-universita'.
Ora, non voglio entrare nel merito della questione, non mi interessa in questo momento. Credete che la Gelmini non creda di agire pro-ricerca e pro-universita'? Probabilmente e' pienamente convinta di fare bene il suo lavoro. E come reagireste se vi dicesse:
"ho imparato che qualcuno si definisce pro-istruzione universitaria, come se qualcun altro potesse definirsi pro-ignoranza universitaria"

Oppure Silvio, pungolato dall'IDV che dice:
"ho imparato che qualcuno si definisce pro-giustizia, come se qualcun altro potesse definirsi pro-ingiustizia"
Possiamo fare questo giochino all'infinito, Bush-Guerra, Ahmadinejad e i diritti umani...



L'effetto che mi fa Fazio e' identico a quello che mi farebbe Berlusconi se pronunciasse quella frase.
Puzza enormemente di presa per il sedere.
E se i 9mln che lo guardano se la bevono, perche' ovvio, se la bevono, non e' forse un caso di circonvenzione di incapaci?
Fazio ha chiaramente fatto delle scelte, invitando Englaro e la vedova di Welby.
Si difende dicendo che sono esperienze di vita, non opinioni.
Si, e io c'ho scritto boccalone sulla fronte.
Non sono uno di quelli di cui sopra, non attacca con me.
Credete davvero che, pescando a caso tra le mille esperienze di vita possibili e vissute, toh, casualmente Englaro e casualmente Welby?
Di certo non li ha chiamati in studio per parlare di cucina, oppure dell'inter Benitez. Guarda caso hanno parlato della figlia e del marito.
Non sono opinioni?
Forse, ma non mi si puo' dire che siano neutre.
Non mi si puo' dire che e' stata la stessa cosa che invitare una famiglia che continua a curare la figlia invalida.

Fazio ha dato una chiara impostazione al tema Eutanasia/ Testamento Biologico, non nascondiamoci dietro a false scuse.
E non e' la stessa idea dei "Pro-life".
Non venga a fare il meravigliato, adesso, o peggio ancora, non provi a sostenere che in fondo, siamo tutti pro-life, tutti diciamo la stessa cosa.





Lanci il sasso e nascondi la mano?

Senza palle.

27 novembre 2010

Avevamo detto mai piu'

Avevamo detto mai piu', mai piu', quando oltre cinquant'anni fa furono scoperchiati i tetti dei lager nazisti.
Mai piu' una cosa dl genere in suolo europeo.
Vigilanza alta, leggi contro il nazismo e il negazionismo in alcuni stati.
E la quasi certezza che, a parte un branco di mentecatti qua e la, a nessuno potesse piu' venire in mente un progetto simile.
Poi le dichiarzioni di Ahmadinejad, distruggere Israele, ma vabbe', e' islamico, si puo' forse dirgli qualcosa? L'imperialismo occidentale, la differente cultura, la tolleranza... Senza contare che e' antiamericano! Puo' un antiamericano dire mai qualcosa di sbagliato?
E poi l'Iran e' lontano, cosa ce ne frega? Avevamo detto mai piu' sul suolo europeo. Il resto fottesega.
Senza contare che Israele non ci sta nemmeno tanto simpatico, a dirla tutta.
Quindi si lascia correre, alla fine e' il pensiero di un matto, mica lo vanno ad insegnare nelle scuole. E' solo un episodio.

E anche la Chiesa ci si mette, i lefebvriani, Ratzinga che da fanciullo militava nelle gioventu' naziste. Quindi in definitiva poche e piccole voci. Dei cretini e basta.

E poi si scopre che in Inghilterra, nella tollerante, nella multiculturale, nell'aperta, nella cara vecchia Inghilterra si va ad insegnare che gli Ebrei sono poco piu' che scimmie o maiali.

Cavoli, che scoop! Che sgamo!
Maledetti neonazi, lo sapevamo che erano in agguato.
Si sentiva pero', era nell'aria, avremmo potuto prevederlo.
Le destre xenofobe e neofasciste di tutti gli stati d'europa, Lega docet, stanno facendo il pienone di voti. E' normale che in un clima d'odio e di intolleranza, di ignoranza e di violenza qualcosa del genere ci scappi. Sono anni che lo diciamo.

Prima erano i marocchini, poi la minaccia "islamica". Ma da li il passo verso l'antisemitismo e' breve.
E infatti, hehe, colti in castagna.



L'articolo:

Lezioni di antisemitismo

UK: libri contro ebrei in scuole islamiche.
Un particolare dei libri di testo incriminati: gli insegnamenti sull'amputazione di mani e piedi ai ladri (Andrew Testa per New York Times).

Si parte con un invito: elenca le qualità «riprovevoli» dell'essere ebrei. Poi gli insegnamenti: «Ecco come si amputano le mani e i piedi dei ladri». Infine i gay: «Qual è il modo migliore di giustiziarli? Li lapidiamo, li bruciamo vivi, o li buttiamo giù da una rupe?» .
Tutto nero su bianco stampato sui testi scolastici di un network di 40 scuole part-time islamiche, chiamato Saudi Students Schools and Clubs, collegate all'Ufficio culturale dell'Arabia Saudita. Che cosa c'è di strano? Che le scuole sono a Londra, Liverpool e Manchester; non a Riyad o a Jedda.
Il ministro: «Non tolleriamo alcun materiale anti-semita»

È stato un documentario trasmesso dalla Bbc lunedì 22 novembre a servire sulle tavole inglesi uno spicchio di realtà di casa. Nei 30 minuti del programma Panorama, si è appreso che i testi su cui studiano circa 5 mila ragazzi in Gran Bretagna descrivono gli ebrei come «somiglianti a scimmie e maiali», che i sionisti vogliono arrivare alla «dominazione del mondo», e che chiunque muoia lontano dall'Islam brucerà per sempre in un «inferno di fiamme». Per quanto riguarda i dettami della sharia in materia di amputazione di arti da infliggere ai ladri, i testi sono corredati da disegni e schemi che aiutano l'assimilazione del concetto.
Non c'è neanche bisogno di dirlo : a Londra è scoppiato un pandemonio. Il ministro dell'Educazione Michael Gove ha rilasciato al programma della televisione pubblica una dichiarazione in cui precisa che il governo non può tollerare «alcun materiale antisemita» .
I sauditi: «Non ne sappiamo nulla». Ma vengono smentiti

Ai giornali Glove ha poi esteso il diktat governativo alle posizioni sessiste contro gay e lesbiche tentando di allargare il tiro alla casa madre, Riyad: «L'Arabia Saudita è uno Stato sovrano e noi non abbiamo alcun desiderio di intervenire nel suo sistema educativo. Ma sia chiaro che non accettiamo che materiale antisemita sia utilizzato nelle scuole inglesi» .
Le autorità saudite hanno negato qualsiasi collegamento ufficiale con il network di scuole part-time, anche se i fatti sembrano evidenziare l'opposto. Per prima cosa, Panorama ha mostrato nel video l'edificio di Londra dove ha ritrovato i testi scolastici incriminati: in effetti si tratta di una proprietà appartenente al governo di Riyad. A peggiorare la posizione ufficiale poi, sono intervenute le dichiarazioni del direttore educativo del Saudi Students Schools and Clubs che ha ammesso che è proprio l'ufficio culturale saudita ad avere giurisdizione sull'operato del network.

Fonte









No, hei, i cattivi dovevano essere gli altri...
La multiculturalita'...
Il rispetto del diverso...
Se la pensano cosi', chi siamo noi per imporgli il nostro punto di vista? Chi dice che loro hanno torto?

Bye bye europa.







PS: ricordo che in inghilterra la Shari'ah e' accettata e adottata dallo stato. Alla facciazza nostra e dei nostri diritti umani. Un po' come se in italia i peccati secondo la Chiesa fossero reati. Vi immaginate il putiferio? (e giustamente)

26 novembre 2010

Ai limiti dell'indecenza

Anche Pyongyang condanna le esercitazioni

Manovre Usa-Seul, stop della Cina

Pechino: sono previste nella nostra zona economica
Uditi colpi d'artiglieria sull'isola Yeonpyeong

ANCHE Pyongyang condanna le esercitazioni
Manovre Usa-Seul, stop della Cina
Pechino: sono previste nella nostra zona economica
Uditi colpi d'artiglieria sull'isola Yeonpyeong 

MILANO - La Cina dice no alle manovre militari congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud, già condannate con durezza dalla Corea del Nord. Secondo Pechino, le manovre saranno condotte nella sua zona economica esclusiva. Lo afferma l'agenzia Nuova Cina, citando un comunicato del ministero degli esteri cinese, che in questo modo rende esplicito il suo appoggio alla Corea del Nord, di cui è tradizionalmente alleata. Intanto è ancora allarme nell'area di crisi tra le due Coree. Colpi d'artiglieria sono stati esplosi dalla Corea del nord vicino alla frontiera marittima con il sud, in quella che è probabilmente un'esercitazione militare. Lo ha riferito un portavoce del ministero della Difesa di Seul. I colpi, che sono finiti in territorio nordcoreeano, erano stati uditi anche sull'isola di Yeonpyeong, nel Mar Giallo, la stessa colpita martedì in un attacco del nord che ha innescato una nuova crisi tra Pyongyang e Seul.

LE MANOVRE - Intanto il regime di Pyongyang, secondo l’agenzia ufficiale Kcna, denuncia le manovre navali di Stati Uniti e Corea del sud, che innervosiscono anche la Cina e che avranno inizio domenica prossima: secondo i nordcoreani, le esercitazioni portano la penisola coreana «sull’orlo della guerra». le manovre «degli imperialisti americani e del loro burattino guerrafondaio sudcoreano» sono dirette contro la Corea del Nord, sostiene Pyongyang. «La situazione della penisola coreana si avvicina all’orlo della guerra a causa del progetto imprudente di questi esagitati con il dito sul grilletto», si aggiunge in un comunicato ufficiale nordcoreano. Per la prima volta dalla guerra delle Coree, nel 1950-1953), la Corea del Nord ha bombardato martedì una zona abitata sudcoreana. Quattro persone sono morte e una ventina sono rimaste ferite sull’isola di Yeonpyeong. L’attacco ha provocato la risposta militare di Seul, che ha incassato il sostegno degli Stati Uniti.
fonte



Pyongyang condanna le esercitazioni?
Cioe' secondolo loro va tutto bene se si bombarda un'isola, abitata, e si uccidono 4 persone (ma tanto sono sudcoreani) mentre se i sudcoreani, che poverini non hanno fatto nulla, solo un po' alzato la mano per dire che forse forse non andava fatto, danno il via a delle esercitazioni militari, senza sconfinare nel territorio della corea del nord, non va bene.


Bombardare si.
Esercitarsi a difendersi no.
Noi dovremmo dialogare con delle persone cosi'?



«La situazione della penisola coreana si avvicina all’orlo della guerra a causa del progetto imprudente di questi esagitati con il dito sul grilletto»
Saremmo portati, dopo aver letto questa dichiarazione che il premier/diplomatico/ambasciatore di Seul ha rilasciato, a sottolineare la scarsa dimostrazione di diplomaticita' ammettendo pero' che in una situazione del genere e' sono anche fin troppo poco incisive; in via definitiva finiremmo pero' con il condividere queste parole.
Le rileggeremmo una seconda volta, visto che la prima e' stata di sfuggita, sfogliando l'articolo alla caccia di stimoli, giusto per darsi un'idea meno sommaria di quella dataci dal titolo.
E scopriremmo nostro malgrado, e con nostro profondo sbigottimento, che queste parole sono state scritte nel comunicato della Corea del Nord. Si, proprio quella che ha sparato.

 Saremmo portati, a questo punto, a cercare altri episodi, visto che dichiarazioni talmente fuori dal mondo sono per noi inconcepibili. Il nostro ragionamento ci porta a credere che, se i nord coreani si permettono di dire questo, forse ne hanno motivo.

Bingo, qualche mese fa hanno affondato a silurate una nave, 40 vittime, hehe, lo sapevo io, altro che le 4 fatte Pyon... no aspetta, erano stati i nordcoreani a sparare, anche quella volta...


Ma di che grilletto stanno parlando allora? Di quale minaccia?

Come si fa a dire impunemente una cosa che cosi' palesemente fuori dalla realta' dei fatti, e pretendere che qualcuno ci creda?
Perche' nessuno e' cosi' meschino e ideologizzato da crederci, vero?





Nel frattempo, ecco una seconda notizia, tra il faceto e il grottesco.
Mentre Pyongyang preocede con il programma nucleare, i suoi cittadini muoiono di fame.

Il tutto nel piu' completo silenzio. E credo che il colore dominante nella foto possa essere uno dei motivi di questo silenzio.

24 novembre 2010

ELDORADO

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=258


http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=111


Come se non avessi troppa altra roba da leggere...
Ma ben volentieri!

Egotismo

Secondo Newman.
Sicuramente da riprendere, come concetto.
Intanto metto in tasca goloso e custodisco.


Sulle tracce di Gilbert.

20 novembre 2010

Grande risultato della scienza. Debellata l'influenza!

Grandissimo risultato degli scienziati dei laboratori di tutto il mondo.
Un grandissimo colpo anche dell'industria farmaceutica.
Per il primo anno da che mi ricordi, l'autunno e' arrivato senza che nessuna superinfluenza, la piu' terribile di sempre, ogni anno, ha seminato panico e vittime(?) per il globo terracqueo tutto.
Un risultato davvero lodevole, ottenuto dopo gli immani sforzi dello scorso anno dei vari governi mondiali, che hanno fatto confluire nelle tasche casse dei colossi del farmaco centinaia di milioni di euro.
Grazie ai fondi che ci hanno rubato abbiamo generosamente versato, hanno infatti potuto finanziare ricerche approfonditissime, sfruttando fino all'ultimo ogni nostro centesimo. Non e' infatti avanzato nulla.
E i risultati sono ecclatanti, come mai prima d'ora nella storia dell'uomo.
Provate a tendere un po' l'orecchio, non s'ode nulla. Calma piatta.
Niente piu' lamenti di moribondi affetti da suina. Niente piu' strida di malati condannati. Niente piu' jinglin nelle tasche dei medici.
Quasi un miracolo.
Decisamente un miracolo della scienza.

Un grazie a tutti loro.



E un grazie a tutti i giornalisti, si vede che ancora si vergognano dall'anno scorso.






Ma il pericolo e' dietro l'angolo... pardon, starnuto.

18 novembre 2010

Cosa mi piace?

A me piace cio' che e' evocativo. Fortemente evocativo. Grandiosamente evocativo.
Semplicemente questo.
Un libro, un film, un anime, una poesia devono risvegliare in me immagini dal sapore ampio, maestoso, vive.
Paesaggi vissuti e persone vere.
Immagini che ri-diventano parte di me e che posso rivivire aprendo il libro o premendo play.
Che ti lasciano in bocca quel senso di grandioso e di epico che poi ti resta dentro.
Che ti fanno galoppare i brividi sulla schiena.
E che probabilmente non potrai condividere con nessuno mai.




17 novembre 2010

Carta dei doveri del giornalista

(sottoscritta dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana l’8 luglio 1993)


PREMESSA

Il lavoro del giornalista si ispira ai principi della libertà d'informazione e di opinione, sanciti dalla Costituzione italiana, ed è regolato dall'articolo 2 della legge n. 69 del 3 febbraio 1963:

«E' diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d'informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e della buona fede. Devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori. Giornalisti e editori sono tenuti a rispettare il segreto professionale sulla fonte delle notizie, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario di esse, e a promuovere lo spirito di collaborazione tra colleghi, la cooperazione fra giornalisti e editori, e la fiducia tra la stampa e i lettori»

Il rapporto di fiducia tra gli organi d'informazione e i cittadini è la base del lavoro di ogni giornalista. Per promuovere e rendere più saldo tale rapporto i giornalisti italiani sottoscrivono la seguente Carta dei doveri.

PRINCIPI

Il giornalista deve rispettare, coltivare e difendere il diritto all'informazione di tutti i cittadini; per questo ricerca e diffonde ogni notizia o informazione che ritenga di pubblico interesse, nel rispetto della verità e con la maggiore accuratezza possibile.

Il giornalista ricerca e diffonde le notizie di pubblico interesse nonostante gli ostacoli che possono essere frapposti al suo lavoro e compie ogni sforzo per garantire al cittadino la conoscenza ed il controllo degli atti pubblici.

La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato.

Il giornalista ha il dovere fondamentale di rispettare la persona, la sua dignità e il suo diritto alla riservatezza e non discrimina mai nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche.

Il giornalista corregge tempestivamente e accuratamente i suoi errori o le inesattezze, in conformità con il dovere di rettifica nei modi stabiliti dalla legge, e favorisce la possibilità di replica.

Il giornalista rispetta sempre e comunque il diritto alla presunzione d'innocenza.

Il giornalista è tenuto ad osservare il segreto professionale, quando ciò sia richiesto dal carattere fiduciario delle sue fonti. In qualsiasi altro caso il giornalista deve dare la massima trasparenza alle fonti.

Il giornalista non può aderire ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l'articolo 18 della Costituzione.

Il giornalista non può accettare privilegi, favori o incarichi che possano condizionare la sua autonomia e la sua credibilità professionale.

Il giornalista non deve omettere fatti o dettagli essenziali alla completa ricostruzione dell'avvenimento. I titoli, i sommari, le fotografie e le didascalie non devono travisare, né forzare il contenuto degli articoli o delle notizie.

Non deve inoltre pubblicare immagini o fotografie particolarmente raccapriccianti di soggetti coinvolti in fatti di cronaca, o comunque lesive della dignità della persona; né deve soffermarsi sui dettagli di violenza o di brutalità, a meno che non prevalgano preminenti motivi di interesse sociale. Non deve intervenire sulla realtà per creare immagini artificiose.

Il commento e l'opinione appartengono al diritto di parola e di critica e pertanto devono essere assolutamente liberi da qualsiasi vincolo, che non sia quello posto dalla legge per l'offesa e la diffamazione delle persone.

DOVERI
Responsabilità del giornalista

Il giornalista è responsabile del proprio lavoro verso i cittadini e deve favorire il loro dialogo con gli organi d'informazione. E si impegna a creare strumenti idonei (garanti dei lettori, pagine per i lettori, spazi per repliche, ecc.) e dando la massima diffusione alla loro attività.

Il giornalista accetta indicazioni e direttive soltanto dalle gerarchie redazionali della sua testata, purché le disposizioni non siano contrarie alla legge professionale, al Contratto nazionale di lavoro e alla Carta dei doveri.

Il giornalista non può discriminare nessuno per la sua razza, religione, sesso, condizioni fisiche o mentali, opinioni politiche. Il riferimento non discriminatorio, ingiurioso o denigratorio a queste caratteristiche della sfera privata delle persone è ammesso solo quando sia di rilevante interesse pubblico.

Il giornalista rispetta il diritto alla riservatezza di ogni cittadino e non può pubblicare notizie sulla sua vita privata se non quando siano di chiaro e rilevante interesse pubblico e rende, comunque, sempre note la propria identità e professione quando raccoglie tali notizie.

I nomi dei congiunti di persone coinvolte in casi di cronaca non vanno pubblicati a meno che ciò sia di rilevante interesse pubblico; non vanno comunque resi pubblici nel caso in cui ciò metta a rischio l'incolumità delle persone, né si possono pubblicare altri elementi che rendano possibile una identificazione (fotografie, immagini, ecc.).

I nomi delle vittime di violenze sessuali non vanno pubblicati né si possono fornire particolari che possano condurre alla loro identificazione a meno che ciò sia richiesto dalle stesse vittime per motivi di rilevante interesse generale.

Il giornalista presta sempre grande cautela nel rendere pubblici i nomi o comunque elementi che possano condurre all'identificazione dei collaboratori dell'autorità giudiziaria o delle forze di pubblica sicurezza, quando ciò possa mettere a rischio l'incolumità loro e delle famiglie.

Rettifica e replica Il giornalista rispetta il diritto inviolabile del cittadino alla rettifica delle notizie inesatte o ritenute ingiustamente lesive.

Rettifica quindi con tempestività e appropriato rilievo, anche in assenza di specifica richiesta, le informazioni che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate, soprattutto quando l'errore possa ledere o danneggiare singole persone, enti, categorie, associazioni o comunità.

Il giornalista non deve dare notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza garantire opportunità di replica all'accusato. Nel caso in cui ciò sia impossibile (perché il diretto interessato risulta irreperibile o non intende replicare), ne informa il pubblico. In ogni caso prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia deve attivarsi per controllare se sia a conoscenza dell'interessato.

Presunzione d'innocenza In tutti i casi di indagini o processi, il giornalista deve sempre ricordare che ogni persona accusata di un reato è innocente fino alla condanna definitiva e non deve costruire le notizie in modo da presentare come colpevoli le persone che non siano state giudicate tali in un processo.

Il giornalista non deve pubblicare immagini che presentino intenzionalmente o artificiosamente come colpevoli persone che non siano state giudicate tali in un processo.

In caso di assoluzione o proscioglimento di un imputato o di un inquisito, il giornalista deve sempre dare un appropriato rilievo giornalistico alla notizia, anche facendo riferimento alle notizie ed agli articoli pubblicati precedentemente.

Il giornalista deve osservare la massima cautela nel diffondere nome e immagini di persone incriminate per reati minori o di condannati a pene lievissime, salvo i casi di particolare rilevanza sociale.

Le fonti Il giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti, per accertarne l'attendibilità e per controllare l'origine di quanto viene diffuso all'opinione pubblica, salvaguardando sempre la verità sostanziale dei fatti.
Nel caso in cui le fonti chiedano di rimanere riservate, il giornalista deve rispettare il segreto professionale e avrà cura di informare il lettore di tale circostanza.

In qualunque altro caso il giornalista deve sempre rispettare il principio della massima trasparenza delle fonti d'informazione, indicandole ai lettori o agli spettatori con la massima precisione possibile. L'obbligo alla citazione della fonte vale anche quando si usino materiali delle agenzie o di altri mezzi d'informazione, a meno che la notizia non venga corretta o ampliata con mezzi propri, o non se ne modifichi il senso e il contenuto.

In nessun caso il giornalista accetta condizionamenti dalle fonti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione.

Informazione e pubblicità I cittadini hanno il diritto di ricevere un'informazione corretta, sempre distinta dal messaggio pubblicitario e non lesiva degli interessi dei singoli.

I messaggi pubblicitari devono essere sempre e comunque distinguibili dai testi giornalistici attraverso chiare indicazioni.

Il giornalista è tenuto all'osservanza dei principi fissati dal Protocollo d'intesa sulla trasparenza dell'informazione e dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico; deve sempre rendere riconoscibile l'informazione pubblicitaria e deve comunque porre il pubblico in grado di riconoscere il lavoro giornalistico dal messaggio promozionale.

Incompatibilità Il giornalista non può subordinare in alcun caso al profitto personale o di terzi le informazioni economiche o finanziarie di cui sia venuto comunque a conoscenza, non può turbare inoltre l'andamento del mercato diffondendo fatti e circostanze riferibili al proprio tornaconto.

Il giornalista non può scrivere articoli o notizie relativi ad azioni sul cui andamento borsistico abbia direttamente o indirettamente un interesse finanziario, né può vendere o acquistare azioni delle quali si stia occupando professionalmente o debba occuparsi a breve termine.

Il giornalista rifiuta pagamenti, rimborsi spese, elargizioni, vacanze gratuite, trasferte, inviti a viaggi, regali, facilitazioni o prebende, da privati o da enti pubblici, che possano condizionare il suo lavoro e l'attività redazionale o ledere la sua credibilità e dignità professionale.

Il giornalista non assume incarichi e responsabilità in contrasto con l'esercizio autonomo della professione, né può prestare il nome, la voce, l'immagine per iniziative pubblicitarie incompatibili con la tutela dell'autonomia professionale.

Sono consentite invece, a titolo gratuito, analoghe prestazioni per iniziative pubblicitarie volte a fini sociali, umanitari, culturali, religiosi, artistici, sindacali o comunque prive di carattere speculativo.

Minori e soggetti deboli Il giornalista rispetta i principi sanciti dalla Convenzione ONU del 1989 sui diritti del bambino e le regole sottoscritte con la Carta di Treviso per la tutela della personalità del minore, sia come protagonista attivo sia come vittima di un reato. In particolare:
a) non pubblica il nome o qualsiasi elemento che possa condurre all'identificazione dei minori coinvolti in casi di cronaca;
b) evita possibili strumentalizzazioni da parte degli adulti portati a rappresentare e a far prevalere esclusivamente il proprio interesse;
c) valuta, comunque, se la diffusione della notizia relativa al minore giovi effettivamente all'interesse del minore stesso.

Il giornalista tutela i diritti e la dignità delle persone disabili siano esse portatrici di handicap fisico o mentale, in analogia con quanto già sancito dalla Carta di Treviso per i minori.

Il giornalista tutela i diritti dei malati, evitando nella pubblicazione di notizie su argomenti medici un sensazionalismo che potrebbe far sorgere timori o speranze infondate. In particolare: a) non diffonde notizie sanitarie che non possano essere controllate con autorevoli fonti scientifiche;
b) non cita il nome commerciale di farmaci e di prodotti in un contesto che possa favorire il consumo del prodotto;
c) fornisce tempestivamente il nome commerciale dei prodotti farmaceutici ritirati o sospesi perché nocivi alla salute.

Il giornalista si impegna comunque ad usare il massimo rispetto nei confronti dei soggetti di cronaca che per ragioni sociali, economiche o culturali hanno minori strumenti di autotutela.

La violazione di queste regole integranti lo spirito dell'art. 2 della legge 3.2.1963 n. 69 comporta l'applicazione delle norme contenute nel Titolo III della citata legge.

16 novembre 2010

«no kids»

Dagli aerei ai ristoranti
Avanza il fronte «no kids»

«Gli insofferenti» arrivano in Italia: ingresso vietato ai bimbi

Società Strutture studiate per clienti adulti in nome della tranquillità
Dagli aerei ai ristoranti
Avanza il fronte «no kids»
«Gli insofferenti» arrivano in Italia: ingresso vietato ai bimbi
MILANO - In Italia il testimonial ideale potrebbe essere Alessadro Piperno, l'autore di Persecuzione, l'unico che ha avuto il coraggio di ammettere nel salotto buono di Daria Bignardi: «I bambini mi irritano anche ai ristoranti». In Germania si sono portati avanti. Infatti gli annunci immobiliari promettono senza remore: «Neu für ältern ohne kinder», nuovo per adulti senza bambini. La tendenza si è già estesa a ristoranti, alberghi e caffè, gaiamente kinder verboten, dove cioè le piccole pesti (ma anche quelle angeliche) sono bandite. E non si tratta dell'evoluzione postmoderna di lontani divieti impronunciabili. Semplicemente di una ricerca del silenzio, della tranquillità: come quando la Svizzera ha predisposto carrozze senza cellulari, pur lasciando, evidentemente, quelle per i telefonino-dipendenti.
Anche nella «children-amichevolissima» Svezia molti hotel non accettano prole sotto i dodici anni. In Spagna, ha raccontato ItaliaOggi, la catena Iberostar accetta ospiti a partire dai 14 anni. La Sandals dai diciotto. In Austria l'albergo Cortisen è vietato ai bambini ed è sempre pieno. La compagnia inglese Thomas Cook Airlines vola già due volte alla settimana per Creta e Gran Canaria solo con adulti, perlopiù diretti verso villaggi e hotel che condividono la stessa filosofia. E negli Stati Uniti la National Transportation Safety Board ha scritto alla Federal Aviation Administration per far introdurre la regola «un passeggero-un posto». Più che un sistema antirischio, un dissuasore di mobilità infantile. Forse è l'effetto della generazione No Kid, cui si era appellata nel 2008 la scrittrice francese Corinne Maier, peraltro mamma due volte, che in un libro aveva elencato quaranta ragioni per non avere figli. «Da noi nessuno lo vorrà mai ammettere, ma garantisco che nei locali più trendy il bambino non è mai ben visto. Ricordo quando a Massimiliano Ossini fu impedito di entrare al Coast Music Bar di Porto Cervo all'ora dell'aperitivo perché era in compagnia dei figli piccoli», racconta Roberto Piccinelli, autore dell'annuale Guida al piacere e al divertimento.
Barbara Casillo, direttore di Confindustria Alberghi, assicura che «non è possibile vietare l'ingresso ai bambini, lo proibisce la legge. Un albergatore è tenuto a respingere un cliente soltanto se non ha con sé un documento di identità». Però aggiunge: «Tecnicamente non mi scandalizzo all'idea che un esercente possa decidere di investire su un particolare target». Come, per esempio, l'Alpin Garden in Val Gardena, il Palazzo Hedone a Scicli, la Scalinatella di Capri, che non fanno mistero di prediligere i clienti adulti.

Del resto, che l'Italia non sia un Paese per piccoli non lo dice solo quel risicato indice di natalità - 1,2 - che ci inchioda all'ultimo posto tra le nazioni industrializzate. Luca, papà di quattro bambini, il 20 luglio scorso ha denunciato sul sito dell'Associazione nazionale famiglie numerose che «un noto ristorante a Sottomarina Chioggia (Venezia)» gli ha negato un tavolo sostenendo che era tutto già prenotato. Peccato che a una seconda telefonata, omettendo la presenza dei bambini, il tavolo sia comparso magicamente. La curatrice del sito, Regina Maroncelli, di Bergamo, anche lei quattro figli, ricorda invece di quella volta a Santa Margherita Ligure che fu cacciata fuori da un negozio di giocattoli (sic!) a causa della prole numerosa. E Cristina Bazzani, romana, ha messo in evidenza tutte le difficoltà a trovare un appartamento in affitto nella capitale con otto figli. Suo marito Mauro ora dice: «Le iniziative tedesche e svedesi non mi scandalizzano. Loro almeno da quarant'anni hanno messo in piedi politiche per la famiglia, adesso possono permettersi di fare delle cose per chi è senza figli».

Fonte



Curioso.
Da una parte si millantano diritti di avere figli ad ogni costo(o quasi).
Dall'altra(ma e' davvero un altra?) si limita la liberta' di chi ne ha.
Ma qualcuno che pensa a loro? Qualcuno pensa ai bambini?
Un bambino passeggia per strada e vede un cartello "io non posso entrare" con la sua sagoma.
Normale, direi. Quasi giusto.
O forse no?

Ah, ma dimenticavo che questa e' la societa' del consumo mio e solo mio. Dei diritti ma solo quelli che interessano a me.
Del tutto relativo quando fa comodo al mio Io, che impazza e giganteggia gettando ombra su tutto il resto.
Ovvio che in un paese di tanti piccoli io, gli altri, quelli piu' deboli, che non possono ancora fare a spallate con il mondo, sono calpestati.
In una societa' cosi', in effetti, che c'entrano i bambini?

Ma una societa' cosi', in effetti, esiste?
Quattro sfigati intolleranti sono meritevoli della prima pagina sul corriere?
E tutti gli altri? Le milioni di famiglie che nonostante questi veleni puzzolenti vanno avanti, dove sono? Non e' chic parlarne?
Daltronde, basta aprire una finestra(due e' meglio) che questa puzza va via, e possiamo tornare a respirare a casa nostra.






PS:  L'articolo e' di oggi, ma e' da un po' che si respira questo miasma fetido.
E' civilta' quella che non ama i propri figli e che non li protegge?
Forse.
Di sicuro pero' non puo' durare piu' di una generazione. E se lo fa, e' proprio grazie a quei "figli" contro cui rema.

PPS:
E non scordiamo che se anche non tutti siamo padri di certo siamo tutti Figli.
Qualcuno forse non se lo ricorda.

15 novembre 2010

Staminali si.

Produrre sangue umano dalle cellule staminali della pelle, sangue, ovviamente, identico a quello del paziente.

Potrebbe essere una svolta rivoluzionaria per le trasfusioni di sangue la scoperta degli scienziati della McMaster University di Hamilton, Ontario, che hanno scoperto come produrre sangue umano da pelle umana adulta.

La scoperta, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, potrebbe significare che in futuro ai pazienti bisognosi di sangue (durante un intervento chirurgico, un trattamento antitumorale, un trapianto o moltissime altre applicazioni) potrebbe essere trasfuso il sangue composto da cellule con il loro stesso Dna.

I tempi? Secondo gli scienziati, gli studi clinici sull'uomo potrebbero partire nel 2012. Mick Bhatia, direttore scientifico della McMaster's Stem Cell e Cancer Research Institute della G. Michael Degroote School of Medicine, e il suo team di ricercatori, hanno inoltre dimostrato che la 'conversione' da cellule della pelle a cellule del sangue è diretta, non richiede il passaggio intermedio di trasformare le staminali della pelle in staminali pluripotenti per poi trasformarle in cellule del sangue.

"Abbiamo dimostrato che questo funziona con la pelle umana. Sappiamo come funziona e credo si possa anche migliorare il processo", ha detto Bhatia. "Siamo al lavoro - ha aggiunto - per ricavare altri tipi di cellule dalle staminali della pelle".

La scoperta è stata replicata più volte nell'arco di due anni con pelle umana sia da giovani che meno giovani per dimostrare che funziona per qualsiasi età.

I ricercatori hanno prelevato campioni di pelle per poi coltivare in laboratorio le staminali ricavate. Poi è stato sufficiente aggiungere alle staminali un fattore di trascrizione, cioè una proteina che induce i geni ad 'accendersi', per riprogrammare le cellule direttamente e trasformarle in cellule del sangue.
Fonte

14 novembre 2010

13 novembre 2010

Pagare con il sangue.

Punjab, donna cristiana condannata a morte per blasfemia
Per la prima volta una donna viene condannata a morte per questo “reato” in Pakistan. La legge sulla blasfemia è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul Haq ed è diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma del codice penale pakistano punisce con l’ergastolo chi offende il Corano e con la condanna a morte chi insulta Maometto.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Il Pakistan ha "varcato una linea" condannando a morte una donna cristiana per blasfemia. Asia Bibi, madre di due bambini, operaia agricola di 37 anni, ha ricevuto la sua sentenza da un tribunale del Punjab domenica sera. E’ stata giudicata colpevole di blasfemia, commessa di fronte ad alcuni colleghi di lavoro, in una discussione molto animata avvenuta nel giugno 2009 a Ittanwali. Alcune delle donne che lavoravano con lei cercavano di convincerla a rinunciare al cristianesimo e a convertirsi all’islam. Durante la discussione, Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro.
Le musulmane si sono offese, e dopo aver picchiato Bibi l’hanno chiusa in una stanza. Secondo quanto raccolto da “Release International” una piccola folla si è radunata e ha cominciato a insultare lei e i bambini. L’organizzazione caritativa, che sostiene i cristiani perseguitati, ha detto che su pressione dei leader musulmani locali è stata sporta denuncia per blasfemia contro la donna. Il direttore di “Release International”, Andy Dipper, ha espresso il suo shock verso la sentenza di domenica. “Il Pakistan ha varcato una linea – ha detto – condannando a morte una donna per blasfemia”. Bibi inoltre è stata multata dell’equivalente di due anni e mezzo di del suo stipendio.
Un’altra donna cristiana, Martha Bibi (non è parente di Asia), è sotto processo per blasfemia a Lahore. Secondo i dati della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica (Ncjp), dal 1986 all’agosto del 2009 almeno 964 persone sono state incriminate per aver profanato il Corano o diffamato il profeta Maometto. Fra questi 479 erano musulmani, 119 cristiani, 340 ahmadi, 14 indù e altri 10 di altre religioni. La legge sulla blasfemia costituisce anche un pretesto per attacchi, vendette personali o omicidi extra-giudiziali: 33 in tutto, compiuti da singoli o folle inferocite.


fonte



Essere Cristiani significa pagarlo con il sangue.
Mi e' rimbombato dentro.

Ma e' cosi'. Non c'è altro calice.

Non posso pero' non chiedermi: io, al suo posto, che farei? Io cosa posso fare? Io cosa faccio?
Di fronte a queste persone, questi martiri, mi sento ancora piu' piccolo.
E un po' meno Cristiano.
Il mio sangue? La mia testimonianza?
A volte rifiuto persino di sporcarmi le mani.

12 novembre 2010

Il mondo nuovo

Ho terminato oggi di leggere questo terribile eppur magnetico romanzo di Huxley, che tra l'altro ho scoperto essere il nipote del forse piu' celebre Huxley, quello di "Se dovessi scegliere per mio antenato fra una scimmia e un uomo che, per quanto istruito, usi la sua ragione per ingannare un pubblico incolto, [...] non esiterei un istante a preferire una scimmia."... cose da biologi, fate pure finta di nulla.
Libro interessantissimo, che finalmente ho avuto occasione di leggere, erano mesi che me lo ripromettevo e poi tra un libro e l'altro questo finiva sempre nel dimenticatoio. Finche' non l'ho comprato e l'ho avuto in casa, sullo scaffale di fronte al mio letto a fissarmi interessato ogni volta che alzavo lo sguardo.

Piu' che nel romanzo, che comunque presenta un panorama molto attuale e intrigante, pur restando terribile, mi ha affascinato il saggio che Huxley ha scritto 26 anni dopo il romanzo. Era il 1958 e l'ombra del comunismo era si presente, ma meno oppressiva che in Orwell, per esempio.
Affascinato perche' parte dei ragionamenti che fa, sono dubbi che sovente mi si sono presentati piu' volte nel corso degli ultimi anni, facciamo ultimi 7 anni, giusto per dare un minimo di coordinate.
Credevo fossero sempre miei esclusivi viaggi mentali, ma a quanto pare tanto esclusivi non lo sono affatto. Credo che abbia usato le mie stesse parole, anzi, che io abbia usato le sue stesse parole nell'esprimere un mio cruccio non di poco conto.

Il curare malattie genetiche, permettendo al portatore malato di riprodursi, (cosa che, senza la cura non sarebbe successa, esendo morto prima) non porta a un peggioramento delle condizioni globali? Trasmettendo ai figli, che non avrebbe mai avuto questa malattia, e cosi' a cascata?
Oppure aiutare tramite fecondazione assistita omologa una coppia che e' infertile per motivazioni genetiche(che non e' la sola causa, ma potrebbe) di uno dei partner , non potrebbe trasmettere al figlio (che normalmente non esisterebbe) questo problema, obbligandolo a ricorrere ance lui alla fecondazione assistita in un futuro prossimo, incrementando quindi nella popolazione la % di persone con questo problema ( e aumentando quindi i profitti delle aziende del settore) ?
 Oppure perche' ci ostiniamo a cercare di allungare la nostra aspettativa di vita, in modo assurdo. L'invecchiamento della popolazione e' uno dei mali del XXI secolo, pero' ci sono ancora numerosissme ricerche alla caccia dell'elisir della lunga vita.  Questo shift in avanti della vita delle persone, non e' accompagnato da uno shift altrettando significativo del ciclo riproduttivo.

Mi chiedo spesso se ha senso questa corsa ai farmaci.

11 novembre 2010

Baghdad, strage nelle case dei cristiani.

Trattati come il peggiore dei nemici. Li hanno massacrati, dieci giorni fa, mentre pregavano in chiesa: 58 fedeli uccisi, tra cui tre sacerdoti. Li hanno attaccati l’altra notte e all’alba di ieri mentre dormivano nei loro letti: sei morti e 33 feriti. Bombe, 13, e colpi di mortaio a ripetizione contro le loro abitazioni, ormai “fronte” indifeso di una guerra unilaterale e vile.


«Cosa possiamo fare? Ci stanno dando la caccia casa per casa», dice affranto il patriarca caldeo Emmanuel Delly. Cosa possono fare? La comunità locale non ce la fa più. Nessun posto è più sicuro, nemmeno casa. E la gente si chiede perché è finita dritta nel mirino di al-Qaeda. Della cellula irachena di al-Qaeda.

Sono quelli di al-Qaeda che hanno minacciato, il 31 ottobre, dopo l’attacco alla cattedrale siro-cattolica Nostra Signora del perpetuo soccorso di Baghdad, di colpire i cristiani ovunque, dentro e fuori il Paese. Sono quelli di al-Qaeda che stanno mantenendo la folle promessa, in un’escalation di violenza senza precedenti. La seconda ondata di attentati contro l’indifesa comunità cristiana è iniziata l’altra notte nei quartieri di Amiriya e di al-Mansour, nella parte occidentale della capitale. Tre abitazioni sono state bersagliate da ordigni esplosivi artigianali e granate a mano lanciati da un gruppo di terroristi. Secondo il vicario episcopale siro-cattolico, monsignor Pios Kasha, tre persone sono rimaste ferite, tra cui un bambino di quattro mesi. Poi all’alba, tra le quattro e le sei, la strage. Due ore di autentico inferno. Prima sono state fatte esplodere alcune bombe proprio sull’uscio di quattro abitazioni nel distretto meridionale di al-Dora (quello a maggiore presenza cristiana). Gli edifici sono stati parzialmente distrutti dalla potenza delle esplosioni. Poco più tardi, altri ordigni e colpi di mortaio hanno raggiunto le case cristiane nelle zone orientali di Zaytouna e di Camp Sara. Case di famiglie che erano tornate recentemente a vivere nel loro Paese. È stata presa di mira anche una chiesa, che è rimasta gravemente danneggiata.

La gente vuole andarsene. «Negli ultimi due anni mia moglie ha cercato più volte di convincermi ad abbandonare il Paese ma non ero d’accordo – racconta Raed Wissan, cristiano di Dora –. Oggi credo abbia ragione: non voglio sentirmi colpevole se accadrà qualcosa di male ai miei figli». La comunità è ormai una pedina sulla scacchiera di al-Qaeda. I terroristi, che hanno perso terreno e bastioni in Iraq, colpiscono la minoranza più fragile per seminare il caos. La strategia in atto nel Paese è lampante. Come conferma Philippe Najm, procuratore della Chiesa caldea presso la Santa Sede: «Stiamo assistendo al tentativo di trasformare lo scontro politico in scontro religioso, etnico e confessionale, utilizzando il popolo per raggiungere questo scopo». Restare, in queste condizioni, è sempre più difficile. Anche perché «nonostante i proclami, il governo non fa nulla per fermare quest’ondata di violenza che ci travolge», spiega monsignor Atanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo siro-cattolico di Baghdad. «Il terrore bussa alle nostre porte. Le famiglie sono sconvolte – aggiunge – Vogliono cacciarci via, e ci stanno riuscendo». Quindi l’appello: «Chiediamo un pronto intervento della Comunità internazionale e supplichiamo il Papa e la Chiesa universale di venire in nostro aiuto. Oggi non possiamo fare altro che sperare e pregare in lacrime».

Il Consiglio di sicurezza dll’Onu si è detto «sconcertato» dagli attacchi ai cristiani in Iraq. Cristiani che sono l’«avamposto della democrazia nel Paese», ha commentato l’ambasciatore francese. La Farnesina ha «condannato con forza», l’ondata di violenza e Franco Frattini (che ai primi di dicembre sarà a Baghdad) ha «sollecitato una discussione a Bruxelles in occasione del prossimo Consiglio dei ministri degli Esteri». Gli occhi del mondo devono tornare sull’Iraq.

L'appello dell'arcivescovo di Baghdad.
Un accorato appello al Papa, alla Chiesa universale e alla comunità internazionale è stato lanciato attraverso l'agenzia vaticana Fides, da monsignor Atanase Matti Shaba Matoka, arcivescovo siro-cattolico di Baghdad,  "Il terrore - ha detto Matoka - bussa alle nostre porte. Vogliono cacciarci via, e ci stanno riuscendo. Il paese è in preda alla distruzione e al terrorismo. I cristiani soffrono sempre più e vogliono abbandonare il paese. Non abbiamo più parole". Nonostante i proclami, il governo non fa nulla per fermare quest'ondata di violenza che ci travolge - denuncia l'arcivescovo - Ci sono poliziotti davanti alle chiese, ma oggi sono le case dei nostri fedeli a essere aggredite. Sono state colpite famiglie cristiane caldee, siro-cattoliche, assire e di altre confessioni, nel distretto di Doura". Quindi ha affermato: "Un profondo sconforto avvolge la nostra comunità. L'ondata di attacchi è sempre più forte. Dieci giorni fa la strage nella nostra cattedrale. Oggi hanno colpito le nostre case. Le famiglie piangono, tutti vogliono fuggire. È terribile".

Bertone. Il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, auspica che "le autorità irachene prendano in seria considerazione" la situazione dei cristiani nel Paese, dopo la nuova ondata di attacchi a Baghdad questa mattina. Rispondendo alle domande dei giornalisti a margine della presentazione a Roma del primo bilancio della fondazione della Casa sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo, il "primo ministro" vaticano ha ricordato che "è una sofferenza indicibile quella delle comunità cristiane sparse nel mondo e in questo momento soprattutto in Iraq".

L'attentato di oggi, ha proseguito, "è un fatto molto doloroso. Stiamo riflettendo, come ha già fatto il Sinodo dei vescovi su questo grosso problema della persecuzione dei cristiani. Questa sofferenza indicibile delle comunità cristiane sparse nel mondo è, in questo momento, soprattutto in Iraq. Ma pensiamo anche ad altri paesi come il Pakistan e altri". Il Vaticano, ha spiegato Bertone, è "riconoscente perchè sia il governo francese che quello italiano hanno messo a disposizione mezzi per trasportare i feriti più gravi".

Fonte


Circa gli infedeli (coloro che non si sottomettono all’Islam) essi sono “gli inveterati nemici” dei musulmani [Sura 4:101]
I musulmani devono “arrestarli, assediarli e preparare imboscate in ogni dove” [Sura 9:95]
I musulmani devono anche “ circondarli e metterli a morte ovunque li troviate, uccideteli ogni dove li troviate, cercate i nemici dell’Islam senza sosta” [Sura 4:90]
“Combatteteli finché l’Islam non regni sovrano” [Sura 2:193]
“tagliate loro le mani e la punta delle loro dita” [Sura 8:12]
Un musulmano deve “combattere per la causa di Allah con la devozione a Lui dovuta” [Sura 22:78]
I musulmani devono far guerra agli infedeli che vivono intorno a loro [Sura 9:123]
I musulmani devono essere “brutali con gli infedeli” [Sura 48:29]
Un musulmano può uccidere ogni persona che desidera se è per “giusta causa” [Sura 6:152]- Allah ama coloro che “combattono per la Sua causa” [Sura 6:13]
Chiunque combatta contro Allah o rinunci all’Islam per abbracciare un’altra religione deve essere “messo a morte o crocifisso o mani e piedi siano amputati da parti opposte” [Sura 5:34]
“Chiunque abiuri la sua religione islamica, uccidetelo”. [Sahih Al-Bukhari 9:57] “Assassinate gli idolatri ogni dove li troviate, prendeteli prigionieri e assediateli e attendeteli in ogni imboscata” [Sura 9:5]
“Prendetelo (l’infedele n.d.t.) ed incatenatelo ed esponetelo al fuoco dell’inferno” [Sura 69:30]
“Instillerò il terrore nel cuore dei non credenti, colpite sopra il loro collo e tagliate loro la punta di tutte le dita” [Sura 8:12]

Mi si obbiettera' che anche nella Bibbia, Dio e' Il signore degli eserciti, che anche nella Bibbia sono presenti scenedi violenza varia, di uccisioni, che non sono solo prerogativa del Corano, etc..

Verissimo.
Non lo nego. Sarei bugiardo. La Bibbia e' piena di termini militari, di guerre, di uccisioni.
2010 anni fa, pero', mi pare successe qualcosa che merita di essere quantomento ricordato, non fosse altro che stravolse totalmente il mondo, compreso l'Antico Testamento. Non ve lo dico, provate ad immaginare a cosa mi riferisco.
Cambia il modo di Dio di rapportarsi con l'uomo.
Viene dato pieno compimento alle Scritture.
Qualunque interpretazione, quindi, che prescinde da questo, non e' veritiera.
Qualunque lettura della Bibbia che non viene fatta attraverso la lente di Cristo non puo' essere Cristiana. Strano, neh?

Non esiste quindi nessun parallelismo, nessun punto di similarita' tra Corano e Bibbia.

Non stiamo parlando della stessa cosa. Di due sfumature dello stesso colore.
Sono il bianco  e il nero.

Questi stanno applicando alla lettera queste Sure e sono buoni Islamici.
Non esiste altra chiave di lettura.

Le religioni non sono uguali. Non sono lo stesso brodo.
Non sono la stessa salsa.

Anzi, oso di piu'. L'islam non e' una religione, non solo quello almeno. Non ammette divisione tra politica e fede, l'Islam e' Integralista per sua natura.
E' un sistema politico teocratico, che vede Dio non come Padre, ma come dominatore.

Non sono un islamista. Pero' leggo. E ho uno sguardo libero e mi guardo intorno.
E vorrei sbagliarmi, in questo caso.








Una chicca OT. Petroldollari in azione. E cervelli in modalita' OFF.

10 novembre 2010

9-11-89

Quelli che puoi vedere e toccare sono i piu' facili da abbattere.
Basta un piccone.
Ma quelli nella testa delle persone?
Basta un piccone.
Prima assicurati di trovare un complice che lo sappia usare altrettanto bene.
Ti servira' per uscire di cella.

Tornando a noi.

Siamo sicuri che oggi ci siano meno muri che nell'89?
Ovvero, nel frattempo, non ne abbiamo alzati altri, nelle nostre teste?



09 novembre 2010

Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo (Approved by ONU) Parte Seconda

Articolo 13
Il lavoro è un diritto garantito dallo stato e dalla società ad ogni persona abile a lavorare. Ognuno è libero di scegliere il lavoro che ritiene migliore e che soddisfa i propri interessi e quelli della società. Il lavoratore ha il diritto alla salute e alla sicurezza nonché ad ogni altra garanzia sociale. Non gli può essere assegnato un lavoro al di là delle proprie capacità né si può assoggettarlo a violenza o sfruttamento. Egli ha il diritto - senza alcuna discriminazione tra maschi e femmine - ad un equo salario per il suo lavoro così come alle vacanze e alle promozioni che merita. Da parte sua, egli è tenuto a impegnarsi meticolosamente nel suo lavoro. Nel caso in cui i lavoratori e gli impiegati siano in disaccordo su questa o quella materia, lo stato interverrà per risolvere il conflitto, confermare i diritti e assicurare la giustizia in modo equo.

Articolo 14
Ognuno ha il diritto a guadagni legittimi senza monopolio, inganno o violenza sugli altri. L'usura (riba) è assolutamente vietata.

Articolo. 15
a) Ognuno ha il diritto alla proprietà acquisita in modo legittimo ed eserciterà i relativi diritti senza pregiudizio per se stesso, gli altri o la società in generale. L'espropriazione non è consentita tranne che per esigenze di pubblico interesse e dietro pagamento di un immediato ed equo indennizzo.
b) La confisca e la riduzione della proprietà è proibita tranne che per necessità dettata dalla legge.


Articolo 16
Ognuno ha il diritto di godere dei frutti dellapropria produzione scientifica, letteraria, artistica o tecnica nonché di proteggere gli interessi morali e materiali che ne derivano, a condizione che tale produzione non sia contraria ai principi della Shari'ah.
He... devo aggiungere altro? Si spiega da solo.
Non esiste liberta' di parola. Ne' di ricerca. Ne' di altro.


Art. 17
a) Ognuno ha il diritto di vivere in un ambiente sano, immune dal vizio e dalla corruzione morale, in un ambiente che favorisca il suo autosviluppo; incombe alla stato e alla società in generale il dovere di rispettare tale dirtto.
Chi decide cos'è il vizio? Indovinate...L'omosessualita', per esempio, e' viziosa? etc..
b) Ognuno ha il diritto all'assistenza medica e a ogni pubblica agevolazione fornita dalla società e dallo stato nei limiti delle loro risorse disponibili.
c) Lo stato assicurerà il diritto dell'individuo a una vita dignitosa che gli consenta di rispondere a tutte le esigenze proprie e a quelle dei suoi dipendenti, compresa l'alimentazione, il vestiario, l'alloggio, l'educazione, le cure mediche e ogni altro bisogno essenziale.

Articolo 18
a) Ognuno ha il diritto di vivere nella sicurezza per sé, la propria religione, i propri dipendent, il proprio onore e la propria proprietà.
Negli Emirati Arabi, ad esempio, proprio qualche settimana fa sono stati arrestati 2 preti e un po' di fedeli, cristiani, per aver osato dire una messa. Di nascosto, perche' e' reato. E non si possono introdurre bibbie. E se hai croci al collo, te la fanno togliere.
b) Ognuno ha il diritto alla privacy nella conduzione dei sui affari, nella sua casa, in famiglia e per questo attiene alla sua proprietà e alla sua rete di relazioni. Non è consentito svolgere spionaggio su di esso, porlo sotto sorveglianza o infamare il suo buon nome. Lo stato deve proteggerlo da interferenze arbitrarie.
c) L'abitazione privata è assolutamente inviolabile. Non vi si può accedere senza permesso dei suoi abitanti o in maniera illegale, né può essere demolita o confiscata e il suo arredamento asportato.

Articolo 19
a) Tutti gli individui sono eguali di fronte alla legge, senza distinzione tra il legislatore e il cittadino.
b) Il diritto di ricorrere alla giustizia è garantito a tutti.
c) La responsabilità è strettamente personale.
d) Non c'è crimine o punizione al di fuori di quanto previsto dalla Shari'ah. Un imputato è innocente fino a che la sua colpa non sia provata in equo processo nel quale egli disponga di tutte le garanzie della difesa.
...

Articolo 20
Non è consentito arrestare illegalmente un individuo o restringere la sua libertà, esiliarlo o punirlo. Non è consentito assoggettarlo a tortura fisica o psicologica o a qualsiasi forma di umiliazione, crudeltà o indegnità. Non è consentito sottoporre un individuo ad esperimenti medici o scientifici senza il suo consenso o a rischio della sua salute o della sua vita. Né è consentito promulgare leggi di emergenza che prevedano interventi d'autorità per tali azioni.

Articolo 21
La presa di ostaggi sotto qualsiasi forma e per qualsiasi motivo è espressamente vietata.

Articolo 22
a) Ognuno ha il diritto di esprimere liberamente la propria opinione in un modo che non contravvenga ai principi della Shari'ah.
Vi ricordate la blogger iraniana fatta fuori dal regime? Avete presente i giornalisti costretti a fuggire dai loro paesi, perche' su di loro pende una condanna a morte? Tutto regolare. Di che ci preoccupiamo?

b) Ognuno ha il diritto di sostenere ciò che è giusto e propagandare ciò che è buono e mettere in guardia contro ciò che è sbagliato e malvagio in conformità con le norme della Shari'ah Islamica.
c) L'informazione è una necessità vitale per la società. Essa non può essere sfruttata o distorta in modo tale da violare la sanità e la dignità dei Profeti, minare i valori morali e etici o disintegrare, corrompere o inquinare la società o indebolirne la fede.
d) Non è consentitto suscitare odio nazionalistico o ideologico o comunque incitare a qualsiasi forma di discriminazione razziale.
Questo articolo e' tutto una perla.

Articolo 23
a) Autorità è fiducia; il suo abuso o il suo malevolo esercizio è assolutamente vietato, affinché i diritti umani fondamentali possano essere garantiti.
b) Ognuno ha il diritto di partecipare, direttamente o indirettamente alla amministrazione dei pubblici affari del suo paese. Egli ha anche il diritto di assumere cariche pubbliche con le disposizioni della Shari'ah.
Hei, hei, hei, ma l'articolo 1? Tutti gli uomini sono uguali.. E qui mi si dice che solo con le disposizioni della Shari'ah si puo' accedere alle cariche pubbliche. Adesso, non sono un esperto, ma posso immaginare che la Shari'ah sia poco tenera in merito? Posso avere qualche sospetto che la vita di un politico non islamico, o comunque non conforme alla Shari'ah sia quantomeno difficile?

Articolo 24
Tutti i diritti e le libertà enunciate nelle presente Dichiarazione sono soggette alla Shari'ah Islamica.

Articolo 25
La Shari'ah Islamica è la sola fonte di riferimento per l'interpretazione di qualsiasi articolo della presente Dichiarazione.
Ma non potecate dirmelo prima? Io sto qui a leggermi tutto, a commentarlo piu' o meno bene, e voi mi dite che questo foglietto posso usarlo per pulirmi il culo, tanto voi avete la Shari'ah. Pardon, NOI abbiamo la Shari'ah. Siamo anche noi nell'ONU.














Ditemi voi se e' normale tutto questo.
Se e' tollerabile.
Se vivreste mai in uno stato con delle leggi del genere?
Io no.

Lascereste che i vostri figli vivano in uno stato con delle leggi del genere?
Io no.
E lo sapete che in Inghilterra esistono i tribunali islamici che possono giudicare chi lo richiede secondo la Shari'ah.

E chiunque approva, appoggia, preferisce la Shari'ah, non puo' che rinnegare i diritti universli dell'uomo. Non dimentichiamocelo mai.

06 novembre 2010

64.753.

64.753, solo in 11 mesi, i bambini sfruttati sessualmente
La denuncia dell'Associazione Meter, da oltre 20 anni al fianco dell'infanzia
di don Fortunato Di Noto


ROMA, mercoledì, 3 novembre 2010 (ZENIT.org).-
E’ un numero – fino ad oggi – che raccoglie una triste promessa: è un debito che abbiamo tutti nei confronti di 64.753 bambini che abbiamo contato uno per uno dal 1 gennaio ad oggi (3 novembre c.a.). E’ il risultato delle segnalazioni ufficiali che abbiamo inoltrato alle autorità di Polizia di tutto il mondo.
Solo in 11 mesi. 64.753 bambini tutti depredati e sfruttati sessualmente. Violenze indicibili al limite della fantasia, dell’horror sessuale che annienta la più tenue e delicata dignità dei piccoli. Una età compresa tra i pochi giorni di vita e i 12 anni (nella loro prepubertà) età preferita dai pedocriminali, perché non possiamo dire che i pedofili non sono “criminali” che distruggono per sempre la vita dei bambini.
Fino ad oggi questo immane numero – raccolto dalla Associazione Meter onlus (www.associazionemeter.org), impegnata da sempre a tutela dell’infanzia, contro ogni forma di abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini sembra rimanere nel sottaciuto silenzio. Quei volti – visti uno per uno – non detenuti in nessun data base associativo, per rispetto della legge, ma segnalati alle autorità giudiziarie – chiedono giustizia. E impressiona il fatto – a quanto da noi conosciuto – che nessuno di quei bambini ha sporto denuncia, abbia avuto il modo di chiedere giustizia e il sospetto è che non sappiamo chi siano, dove siano e quale sia la loro storia.
Sono piccole storie che non possiamo far vedere – anche se sono sotto gli occhi di tutti. E’ il racconto del dolore di tante storie di sfruttamento: ogni fotogramma, ogni video denunciato è l’impressionante racconto di un corpo innocente reso merce, oggetto dell’oggetto del desiderio di sfruttamento sessuale. Perversione assoluta di un male assoluto che incide nella vita per sempre.
64.753 silenziose vittime. Per questo abnorme fenomeno che coinvolge i bambini, non dovremmo mai contrapporci; ma nella ricerca della verità, della giustizia e della riparazione del danno e aggiungo della riconciliazione sociale e spirituale, tutti dovremmo impegnarci non solo per dare voce e sostegno, o migliorare le leggi e farle applicare in tutti i Paesi del mondo, ma anche per promuovere una rinnovata educazione. E se su 64.753 vittime, poi qualcuna ci scrive, raccontando la sua storia e ringraziandoci per il sostegno allora abbiamo raggiunto ciò che desideravamo: esiste ancora, non perché sopravvissuta, ma perché riamata di un amore vero.
Una vittima abusata – che mi contattò via chat attraverso un rinomato social network – mi disse che era una di quelle bambine anonime e che a causa dell’abuso non riusciva più a parlare: il demone dell’abuso le aveva tolto anche la parola. Ebbene solo lì riusciva a comunicare con me – sacerdote, della Chiesa che è impegnata a contrastare gli abusi con fermezza e decisione – a raccontare la sua devastante storia. Ci siamo incontrati di persona e mi commuove il fatto che mi disse: “solo con te ho riacquistato la parola e ho parlato”. Segno questo che non bisogna tacere, segno visibile che è possibile dare un nome e cognome al dramma di 64.753 vittime.

Fonte



Stavo per scrivere una nota polemica, potete immaginarne il contenuto.
Pero' no.
Ho deciso che la notiza dev'essere questa e basta.
64.753.



05 novembre 2010

Perché giornali e TV non ne parlano mai?

ROMA, mercoledì, 3 novembre 2010 (ZENIT.org).- Nel gennaio 2010 l’Onu ha lanciato un grido d’allarme nel suo “World Population Ageing 2009” (la popolazione del mondo invecchia): per la prima volta nella storia, entro il 2045 le persone sopra i 60 anni supereranno i bambini, perchè crescono del 2,6% all’anno, tre volte più velocemente rispetto alla crescita normale della popolazione.
Tale invecchiamento accomuna sia i Paesi ricchi che quelli in via di sviluppo. Nella maggioranza degli Stati al mondo gli abitanti diminuiscono, cioè ci sono più anziani che bambini. La Cina - che per legge ha sposato la politica del figlio unico - sperimenta le tremende ripercussioni sociali che tale scelta suicida provoca: oggi mancano in Cina milioni di donne in età di matrimonio, poiché tutte le coppie volevano il figlio maschio e le bambine venivano e vengono eliminate alla nascita! Il documento del Palazzo di Vetro segnala come il drammatico crollo demografico dell’umanità avrà conseguenze molto gravi in campo sociale ed economico. Cioè ci saranno meno soldi per il welfare, meno per le pensioni, meno per la sanità e per curare gli anziani.  
Benedetto XVI segnala al n.28 della “Caritas in veritate” come la questione demografica influisce sullo sviluppo: “L'apertura alla vita è al centro del vero sviluppo. Quando una società s'avvia verso la negazione e la soppressione della vita, finisce per non trovare più le motivazioni e le energie necessarie per adoperarsi a servizio del vero bene dell'uomo. Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l'accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. L'accoglienza della vita tempra le energie morali e rende capaci di aiuto reciproco”.
L’ideologia anti-natalista degli organismi dell’Onu sta dando i suoi frutti di morte. Tutti ricordiamo come 30-40 anni fa si parlava di “boom demografico” e di un’Italia che “soffocava” per i troppi bambini. Fare meno figli era considerato benefico per la società e circolava lo slogan: “Meno figli più sviluppo”. Oggi l’Onu dice esattamente il contrario: più figli e più sviluppo, più produzione di ricchezza! Ma allora, aveva ragione Paolo VI con la sua “Humanae Vitae” (nel 1968), enciclica attaccata da una canea di voci abbaianti e offensive, provenienti anche dall’interno del mondo cattolico. Pare proprio di sì. Insomma, dobbiamo augurarci di avere lunga vita, per vedere che i Papi avevano ragione. Meglio crederci subito, fin dall’inizio.   
La nostra Italia è uno dei Paesi che più soffrono per la scarsa natalità. Secondo i dati Istat del 2008 il nostro Paese ha un tasso di fertilità di 1,37 figli per donna, mentre il livello minimo per assicurare almeno la parità fra nati e morti è di 2-2,1 figli. Nessun Paese europeo ha queste nascite, solo la Francia registra 2 figli per donna, grazie alle molte politiche di sostegno della maternità fatte dai vari governi fin dagli anni Settanta. I Paesi scandinavi e l’Irlanda sono ad un livello leggermente inferiore. Proprio per le scarse nascite, gli abitanti del nostro Paese aumentano solo perché abbiamo circa tre milioni di “terzomondiali” tra noi che hanno un alto tasso di fertilità. Nel 2009, sempre secondo l’Istat sono nati in Italia 80.000 bambini di immigrati su 560.000. Anche se fra loro si nota una progressiva diminuzione delle nascite, man mano che si integrano nella nostra società e cultura dominante.
Il demografo Gian Carlo Blangiardo, ordinario di demografia all’Università di Milano Bicocca, afferma che  (“Avvenire”, 1 ottobre 2010) ci vogliono sostanziose politiche a sostegno della famiglia e della natalità, per cambiare questa tendenza suicida: occorrono 16 miliardi di Euro, anche investiti gradualmente, e il governo deve trovarli, spiegando agli italiani perché deve limitare altre spese. Infatti c’è “il rischio per l’Italia di un punto di non ritorno”. E spiega: “Quando in Italia nascevano un milione di bambini l’anno, 25 anni dopo c’erano mezzo milioni di madri potenziali. Tra 25 anni le madri potenziali saranno 250.000. O faranno quattro figli ciascuna, ma non credo, oppure, anche con le migliori politiche produrremo numeri inconsistenti”.
Mi chiedo: perché questo tema non viene mai o quasi mai discusso, studiato, commentato in giornali e televisioni? Ogni sera siamo sommersi dalle chiacchiere dei talk-show televisivi, i giornali portano ogni giorno editoriali e commenti su problemi di attualità. Le “culle vuote”, che nel 2004 il Presidente Ciampi aveva definito “la più grande disgrazia dell’Italia oggi”, è semplicemente ignorato. Forse perché è un tema scomodo. Bisognerebbe infatti anche parlare di quanti bambini italiani in meno nascono in Italia a causa dell’aborto e del divorzio, le due nefaste leggi suicide del nostro popolo e della nostra Italia. Ma anche questo è un argomento tabù.

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Interessantissimo articolo. Che fa il paio con questo di qualche giorno fa.



Il pericolo per il mondo è la sottopopolazione, non il contrario.
E’ probabile che la popolazione mondiale comincerà a decrescere intorno al 2070. Verso la metà del secolo il numero dei bambini sotto i cinque anni diminuirà di 49 milioni rispetto all’attuale, mentre le persone sopra i sessanta anni cresceranno di un miliardo e duecento milioni.

New York (AsiaNews/Agenzie) - Phillip Longman, uno dei più grandi specialisti di demografia del mondo, lancia dalle pagine di “Foreign Policy” un allarme che appare sicuramente in controtendenza rispetto a quanto affermato da note organizzazione ecologiste mondiali, e agli indirizzi delle Agenzie internazionali. “Non molto tempo fa, ci è stato detto con un certo allarme che la crescita globale della popolazione porterebbe inevitabilmente il mondo alla carestia” – ha scritto Phillip Longman nel numero di novembre della rivista. “Ma a causa della continua caduta del tasso di nascite, l’umanità si troverà di fronte alla prospettiva concreta di una decrescita demografica tanto veloce – se non più veloce – di quella che è stata la crescita”.
E’ vero che nell’insieme la popolazione mondiale crescerà più o meno di un terzo, nei prossimi quaranta anni, da sei miliardi e 900 milioni a nove miliardi e cento milioni, secondo le stime del Dipartimento delle Nazioni Unite che si occupa di popolazione, “ma sarà una crescita molto diversa da quella precedente; non portata da più nascite, bensì da un aumento nel numero di persone anziane. In realtà la popolazione globale di bambini al di sotto dei cinque anni diminuirà di 49 milioni verso la metà del secolo, mentre gli ‘over 60’ cresceranno di un miliardo e duecento milioni”.
La popolazione della Russia è già più bassa di sette milioni di persone rispetto al 1991. Per quanto riguarda il Giappone, gli esperti hanno calcolato che l’ultimo bambino giapponese potrebbe nascere nell’anno 2959, se  il basso tasso di fertilità di 1,25 bambini per donna rimane invariato, fa notare Longman, che aggiunge: “Le giovani donne austriache dicono nei sondaggi che la loro famiglia ideale è composta di meno di due bambini, abbastanza per rimpiazzare loro stesse, ma non i loro partners. A livello mondiale c’è un 50 per cento di probabilità che la popolazione mondiale comincerà a declinare verso il 2070, secondo uno studio recente pubblicato su ‘Nature’. E nel 2150, secondo una proiezione dell’Onu la popolazione globale sarà la metà di quello di oggi”.

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Direi che e' il caso di interrogarsi su questi temi.
Su dove stiamo andando e come ci stiamo andando.
Gli scenari qui presentati sono inquietanti, anche se si tratta sempre di stime e proiezioni, come del resto anche per il Global Warming (che tra l'altro, adesso si chiama Global Changing, perche' pare che il Warming, dopotutto, non sia cosi' Warming come Gore diceva(o sperava?) ). Sono sempre da prendere un po' con le pinze, anche se queste proiezioni credo siano piu' attendibili di quelle sul clima, hanno meno variabili.
Vediamo.




Interessante comunque quello che fa notare il primo articolo, nessuno ne parla.



04 novembre 2010

Ufficalmente, Ububtu

«Cristiani bersagli legittimi»

«Cristiani bersagli legittimi»
Al-Qaeda minaccia ancora

«Bersagli legittimi», da colpire in ogni momento: questa la sorte dei cristiani in Iraq. La minaccia – gelida e sintetica – ieri correva con un nuovo messaggio sulla Rete: «Tutti i centri, organizzazioni, istituzioni, dirigenti e fedeli cristiani sono bersagli legittimi per i mujaheddin, ovunque possano colpirli», precisava il comunicato del “ministero della Guerra” dello Stato islamico iracheno.

Domenica sera, subito dopo la strage alla cattedrale di Nostra Signora del perpetuo soccorso, la rivendicazione del gruppo affiliato ad al-Qaeda: un attacco deciso per aiutare le «povere sorelle musulmane prigioniere dell’Egitto», scriveva il comunicato dello Stato islamico iracheno. Si concedevano 48 ore per liberare due donne «imprigionate nei monasteri dell’infedeltà nelle chiese dell’idolatria in Egitto». Si tratterebbe di Camilia Chehata e Wafa Constantine, mogli di sacerdoti copti, trattenute – secondo i terroristi – in un convento dopo essersi convertite all’islam. Fatti smentiti dalla gerarchia copta.

Un confuso movente per la strage di Ognissanti, che ieri ha aggravato ulteriormente il bilancio di morte: 58 le vittime in totale fra cui un terzo sacerdote, padre Qatin è morto per le ferite riportate nell’assalto. Gli inquirenti, rivela il Washington Post, hanno ritrovato fra le rovine della cattedrale tre passaporti yemeniti e due egiziani che dimostrerebbero la matrice straniera del commando dei terroristi.

Particolari che non cambiano la dura realtà dei cristiani d’Iraq: 
bersagli, e ormai da più di sette anni, con la sola prospettiva della fuga. Condizioni, constatava ieri amaramente l’arcivescovo siro-cattolico di Baghdad, Shaba Matoka, «che ci spingono a emigrare e che porteranno il nostro popolo a lasciare il Paese». Per questo l’arcivescovo – che martedì ha ricevuto una lettera di condoglianze da parte del Papa – ha chiesto a Benedetto XVI di lanciare «un appello alla comunità internazionale e agli Stati Uniti in modo particolare perché risolvano questo problema». Un intervento internazionale o la fine della comunità perché «non chiederemo più ai nostri di resistere e rimanere, se devono vivere in queste condizioni».

Una parere condiviso da monsignor Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della Pastorale per i Migranti: la Santa Sede «si è impegnata e non cesserà di impegnarsi affinché i cristiani restino sulle loro terre», ma «il movimento emigratorio appare irreversibile». Disoccupazione, invecchiamento della popolazione nei Paesi di partenza, l’ingresso irregolare, il traffico di persone, la disgregazione delle famiglie, oltre alle violenze i maggiori problemi sociali che affliggono la minoranza. Anche se «l’attività caritativa delle comunità cristiane è una risposta immediata a tali sfide», secondo il presidente del dicastero vaticano, «è decisivo un impegno politico mondiale che affronti le cause ultime della migrazione, soprattutto povertà, violenza, persecuzione, ingiustizia, sottosviluppo e disoccupazione».

Disperazione in Iraq, allarme rosso in Egitto. Le autorità hanno rafforzato le misure di sicurezza in tutto il Paese, incluse Beheira e Minya, le due città di provenienza delle due donne copte, al centro delle minacce del gruppo iracheno di al-Qaeda. In serata, al Cairo, il capo della Chiesa copto-ortodossa, Shenuda III, è stato accolto con un applauso da migliaia di fedeli per la Messa settimanale: i controlli imponenti adottati non hanno frenato la partecipazione.

Intervistato poco prima dell’inizio della cerimonia, papa Shenuda ha affermato che quanto avvenuto in Iraq è «penoso e motivo di grande sofferenza». Quanto alle minacce contro la Chiesa in Egitto, Shenuda III si è limitato a dire: «Preghiamo Dio che tutto si calmi». In mattinata, anche i gruppi islamici egiziani più rappresentativi, come la Jamàa Islamiya e i Fratelli Musulmani, hanno preso le distanze dalle minacce lanciate da al-Qaeda: Secondo Najih Ibrahim, portavoce della Jamàa Islamiya, «gli attacchi alle chiese, l’uccisione di civili o il loro sequestro è vietato dalla sharia islamica». Per questo, ha aggiunto, «al-Qaeda non rappresenta l’Islam e mette in cattiva luce la religione».
Luca Geronico
Fonte




Ma si puo' sapere che cosa dice veramente la Shari'ah?
Perche' chi uccide lo fa in suo nome. Chi si indigna lo fa in suo nome.
Ma allora?
Io ho una mia idea su chi non e' sincero. Purtroppo.

03 novembre 2010

Dichiarazione islamica dei diritti dell'uomo (Approved by ONU)

Vi ricordate l'intelligente mossa dell'ONU per evitare che l'Islam(gli stati islamici) violasse la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo?
L'ONU, onde evitare il rischio di dover chiamare questi stati a rispondere delle loro azioni e di venire bellamente ignorati o peggio ancora, svegliare gli interessi di qualche pacifico bombarolo, ha deciso bene di porgere le terga, nostre, tra l'altro, facendo approvare un documento, la dichiarazione del Cairo, che si prende gioco della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
Proviamo a leggerne la prima meta', articolo per articolo e a ragionarci un po' sopra.


Articolo 1
a) Tutti gli esseri umani formano un'unica famiglia i cui membri sono uniti dalla sottomissione a Dio e dalla discendenza da Adamo. Tutti gli uomini sono eguali in termini di fondametale dignità umana e di fondamentali obblighi e responsabilità, senza alcuna discriminazione di razza, colore, lingua sesso, credo religioso, affiliazione politica, stato sociale o altre considerazioni. La vera fede è la garanzia per rispettare questa dignità lungo il cammino della umana perfezione.
Come la vera fede e' garanzia? Non e' il mio essere Uomo piu' che sufficiente affinche' mi venga riconosciuta e rispettata questa dignita? E qual è la vera Fede? E qual è l'umana perfezione? Qual è questo cammino? L'islam?
b) Tutti gli esseri umani sono soggetti a Dio e i più amati da Lui sono coloro che sono più utili al resto dei Suoi sudditi, e nessuno ha superiorità sugli altri eccetto che sulla base della pietà e delle buone azioni.
Questo non l'ho proprio capito... Piu' uno e' buono, piu' e' superiore? E buono in che senso? Secondo il metro della Shari'ah? No, grazie


Articolo 2
a) La vita è un dono dato da Dio e il diritto alla vita è garantito ad ogni essere umano. E' dovere degli individui, delle società e degli stati proteggere questo diritto da ogni violazione ed è vietato sopprimerela vita tranne che per una ragione prescritta dalla Shari'ah.
Mi piacerebbe allora sapere cosa dice la Shari'ah in merito... Ricordo che questo e' approvato dall'ONU. Vi immaginate la stessa cosa con al posto di Shari'ha "Catechismo della Chiesa Cattolica"? Ma a parte questo...
Vediamo un po' ...omicidio ingiusto di un musulmano(specifichiamo che sia ingiusto e musulmano, senno' e' un altro paio di maniche), adulterio, bestemmia contro Allah e Apostasia .

b) E' proibito ricorrere ai mezzi che possono provocare il genocidio dell'umanità.
Dell'umanita' no. AH... e di un popolo si? Quant'è un genocidio? 90%, 80%? 20%? Ma che articolo e'? Piu' arbitrario non si poteva fare, a quanto pare
c) La difesa della vita umana nel disegno di Dio è un dovere prescritto dalla Shari'ah.
d) L'integrità fisica è un diritto garantito. E' dovere dello Stato proteggerlo ed è vietato infrangerlo senza una ragione prescritta dalla Shari'ah
Ossignur... Esistono dei motivi per cui e' legittimo violare la mia integrita' fisica? Cavoli, come minimo pero' mi piacerebbe saperli, questi motivi, e non con un rimando alla Shari'ah che per me e' arabo. Ma l'ONU approva...


Articolo 3
a) In caso di uso della forza e di conflitto armato, non è consentito uccidere non belligeranti quali anziani, donne e bambini. I feriti e i malati hanno il diritto a trattamento medico; e i prigionieri di guerra hanno il diritto al cibo, all'alloggio e al vestiario. E' vietato mutilare cadaveri. E' fatto dovere di scambiare i prigionieri di guerra e di consentire visite e riunioni delle famiglie separate per circostanze di guerra.
Come in caso? Ma stiamo scherzando? Quindi e' legittimo ricorrere alla guerra(di fatto non e' vietata chiaramente ne come mezzo di difesa ne come mezzo di offesa! Mentre per esempio, e' detto chiaramente che e' vietato mutilare i cadaveri.), purche', in caso, etc... Ma assurdo...
b) E' vietato abbattere alberi, danneggiare colture o animali, nonché distruggere le costruzioni o le istallazioni civili del nemico bombardandoli, minandoli o con altri mezzi.


Articolo 4
Ogni essere umano ha diritto alla inviolabilità e alla protezione del suo buon nome ed onore durante la sua vita e dopo la sua morte. Lo stato e la società proteggeranno la sua salma e il luogo di sepoltura.


Articolo 5
a) La famiglia è il fondamento della società e il matrimonio è la base del suo formarsi. Uomini e donne hanno il diritto al matrimonio e nessuna restrizione derivante da razza, colore o nazionalità impedirà loro di beneficiare di tale diritto.
b) La società e lo stato rimuoveranno ogni ostacolo al matrimonio e ne faciliteranno la procedura. Essi assicureranno la protezione e il benessere della famiglia.
Ostacolo tipo la minore eta' della futura sposa o la sua volonta'?


Articolo 6
a) La donna è uguale all'uomo in dignità umana e ha diritti da godere e obblighi da adempire; essa ha la propria identità e indipendenza finanziaria e il diritto di mantenere il proprio nome e la propria identità.
b) Il marito è responsabile del mantenimento e del benesssere della famiglia.
Ahahahah. Contentino per l'ONU, tanto poi a casa nostra continuiamo a comandare noi Tanto poi c'è l'articolo 24, che vi anticipo...
Articolo 24
Tutti i diritti e le libertà enunciate nelle presente Dichiarazione sono soggette alla Shari'ah Islamica.


Articolo 7
a) Fin dal momento della nascita ogni bambino ha diritti nei confronti dei genitori, della società e dello stato ad avere appropriato nutrimento, educazione e cure materiali, igeniche e morali. Sia il feto sia la madre devono essere protetti e ricevere speciale assistenza.
b) I genitori e quanti si trovano in analoga condizione hanno il diritto di scegliere il tipo di educazione che essi desiderano per i propri bambini, a condizione che essi prendano in considerazione l'interesse e il futuro dei bambini in conformità con i valori etici e i principi della Shari'ah.
Mmm...fatemi capire... Ho il diritto di crescere mio figlio nella Shari'ah (Islam) altrimenti perdo questo diritto? Cioe' non ho il diritto di crescere mio figlio come desidero, quindi chesso', con una educazione laica. O cristiana.
c) I genitori sono titolari di diritti rispetto ai loro figli e i parenti sono, a loro volta, titolari di diritti rispetto al ceppo di appartenenza, in conformità con le prescrizioni della Shari'ah.


Articolo 8
Ogni essere umano gode di personalità giuridica in terminni di obbligazioni e di capacità di contrarre obblighi giuridici; nel caso in cui questa personalità sia perduta o limitata egli sarà rappresentato dal suo tutore.


Articolo 9
a) Fornire l'accesso alla conscenza è un dovere e assicurare l'educazione è un obbligo della società e dello stato. Lo stato garantirà la disponibilità di vie e mezzi per acquisire l'educazione e garantirà la pluralità di offerte educative nell'interesse della società e in modo da rendere capace l'essere umano di familiarizzarsi con la religione dell'Islam e con i fatti dell'Universo a beneficio dell'umanità.
Scuola coranica per tutti! Bello! Senza contare che il beneficio dell'umanita' si ottiene familiarizzando con l'Islam. Dissento.
b) Ogni essere umano ha il diritto di ricevere l'educazione religiosa nella sua estensione più ampia delle varie istituzioni di educazione e di orientamento, compresa la famiglia, la scuola, l'università, i media, ecc. e in modo integrato ed equilibrato tale da consentirgli di sviluppare la sua personalità, rafforzare la sua fede in Dio e promuovere il rispetto per, e la difesa dei, diritti e doveri.
E un ateo? O agnostico?

Art. 10
L'Islam è una religione intrinsicamente connaturata all'essere umano. E' proibito esercitare qualsiasi forma di violenza sull'uomo o di sfruttare la sua povertà o ignoranza al fine di convertirlo a un'altra religione o all'ateismo.
Questo e' il TOP!
Si commenta da solo. Ricordo che non ci si puo' convertire dall'Islam, che chi lo fa si firma la propria condanna a morte(oh, lo dice la Shari'ah, tutto regolare). Ricordo che esiste il REATO di proselitismo, negli stati islamici.


Articolo 11
a) Gli esseri umani nascono liberi e nessuno ha il diritto di renderli schiavi, umiliarli, opprimerli o sfruttarli e non esiste soggezione se non a Dio l'Altissimo.
Islam vuol dire sottomissione. Non scordiamolo
b) Il colonialismo di qualsiasi tipo, in quanto peggiore forma di schiavitù, è assolutamente vietato. I popoli che soffrono di colonialismo hanno pieno diritto alla libertà e all'autodeterminazione. E' dovere di tutti gli stati e di tutti i popoli sostenere la lotta dei popoli colonizzati per la liquidazione di qualsiasi forma di colonialismo e occupazione, e tutti gli stati e tutti i popoli hanno il diritto di preservare la propria identità originaria e di esercitare il controllo sulle proprie ricchezze e risorse naturali.


Art. 12
Ogni uomo ha il diritto, nel quadro della Shari'ah di muoversi liberamente e di scegliere il luogo della propria residenza sia dentro che fuori del proprio paese e se perseguitato è legittimato a chiedere asilo in un altro paese.
Il paese del rifugiato garantirà la sua protezione fino a che egli raggiungerà al sicurezza, a meno che la richiesta di asilo sia fondata su un atto che la Shari'ah considera come un crimine.
Grazie al cavolo. Ancora con questa Sahri'ah. Voglio sapere cosa dice questa Sahri'ah! Chi ha firmato un documento del genere? Puo' esserci dentro il tutto e il contrario di tutto..


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