Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



31 ottobre 2011

Super eroi anzi no, solo eroi. Che vuol dire solo Uomini.


Ho iniziato da poco a leggere qualche Agiografia qua e la e sto scoprendo un mondo tutto nuovo(che non mi ha mai particolarmente interessato, anzi...) fatto di grandi personaggi che rimpiangi, forse, di non aver potuto incontrare di persona.
Un gruppetto abbastanza eterogeneo di eroi con due palle sotto da far imbarazzare Marvel&sons.
Persone esistite per davvero, che hanno davvero fatto quello che hanno fatto.
Che sono davvero morti come sono morti ma soprattutto che hanno davvero vissuto come hanno Vissuto.


Non pensavo fossero così interessanti.


PS: Andate a cercarvi la storia del Santo di cui portate il nome, così, per curiosità.

28 ottobre 2011

Assisi 2011

[...]
La critica della religione, a partire dall’illuminismo, ha ripetutamente sostenuto che la religione fosse causa di violenza e con ciò ha fomentato l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso – un compito che da questo incontro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo.
[...]

Assisi, Basilica di Santa Maria degli Angeli
Giovedì, 27 ottobre 2011


Se solo fosse ascoltato.
Ne avremmo bisogno tutti. E noi Cattolici per primi.

Quante volte invece ci fermiamo all'aspetto o al sentito dire o non approfondiamo i suoi discorsi come meriterebbero.
Basterebbe invece ascoltare le sue parole per scoprire ogni volta un uomo pieno di gioia e di mitezza, mai banale, di grande spessore e che quando parla che non gira intorno alle questioni divagando ma va dritto subito al nocciolo del problema e offre interessanti spunti di dialogo e di riflessione.
Volenti o nolenti, se lo si ascolta, ci si interroga.
L'ho già detto mille volte e lo ripeto una volta di più: mi piace.
Mi piace il suo stile, non cerca di convincerti che lui abbia ragione sommergendoti di dialettica, né ha l'aria di chi si deve difendere da qualcosa o deve giustificarsi da qualcuno.
Espone in modo chiaro e assolutamente coerente e razionale il suo pensiero, il pensiero della Chiesa ponendoti necessariamente, a mio avviso, in condizione di rifiutare tutto ciò che dice in quanto poggia sul nulla di un mare di menzogne o di accettarlo per intero, dalla prima all'ultima parola in quanto fondato sulla Verità. Come dev'essere.
O sbaglia tutto perché le premesse sono false, o ha ragione su tutto perché le premesse sono vere.

Ma le premesse, allora, quali sono?



26 ottobre 2011

Shari'a portami via.

A fare chiarezza ci prova il primo ministro del Cnt Mahmoud Jibril che ha spiegato che questo processo può durare da una settimana a un mese. Il presidente del Cnt si porta già avanti e annuncia senza mezzi termini che la Libia
"come nazione musulmana la sharia è alla base della legislazione: tutte le leggi che contraddicono i principi dell’Islam sono annullate".

Fonte


Occhi puntati.
Ora stiamo a vedere che succede.
E prepariamoci al peggio.


Un interessante articolo sulla Shari'a è qui---> Si, si proprio qui.


Ricordo inoltre che la Shari'a, per stessa ammissione degli Islamici non può convivere con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, in quanto non condivide praticamente nulla di quest'ultima.
Con tutte le conseguenze che ne conseguono pagate dai non mussulmani e dalle donne.

25 ottobre 2011

Sic... sich!!

Che dire di quello che è successo?
Le immagini le abbiamo viste tutti, purtroppo, aggiungo io.
Ho accuratamente evitato di farlo ma dopo 24h mi sono dovuto arrendere alla tv. Un attimo di distrazione a Studio Sport e Zac! Fregato. Non che avessi paura o schifo, semplicemente la morte di qualcuno non puo' essere spettacolarizzata. E non credo che le immagini del terribile incidente rientrino nel "diritto di cronaca". Giornalisticamente non danno nulla di più. Mi erano bastate le descrizioni scritte e la foto che dominava Corriere.it. Prima il Gheddy ora il Sic, in una tacita staffetta di offerte umane sull'altare della informazione.

Ma non è di questo che volevo parlare, mi sono uscite un po' a fiume in totale improvvisazione, e siccome mi uscivano bene dalla tastiera le ho lasciate, anche se totalmente OT rispetto alle intenzioni.
Quindi fate finta che quello di prima fosse una cosa a parte e adesso torniamo a piombo su ciò che volevo, e vorrei ancora, dire a proposito di questo avvenimento.

Eravamo partiti, anzi, ero, con una domanda. Che dire di quello che è successo?
Non credo si possano aggiungere altre parole al dolore, sul serio, per la notizia, arrivata come uno sparo mentre stavo parlando di tutt'altro.
Pero' dopo un paio di giorni, smaltita la botta e in tempi meno sospetti, posso provare ad approfondire una frase, che non credevo suscitasse così interesse, che ho detto a voce e scritto su FB e che non trovava nessuno d'accordo.
Provocatoriamente, forse esagerando, avevo paventato un "Basta con le moto, però".
Riflettendo a caldo sulla morte di Simoncelli, pilota per il quale "tifavo"(in realtà delle motoGP non è che mi interessava granchè, mi limitavo  guardare la partenza, ogni tanto, se proprio proprio mi trovavo davanti alla tele, addirittura anche gare intere e tenermi informato sui podi. E le pagelle a StudioSport) mi sono chiesto se alla fine il gioco vale la candela.
Cos'è il gioco? Uomini che a bordo di una moto sfrecciano a oltre 300km/h impegnandosi in staccate da folli portando al limite i loro mezzi.
Cos'è la candela? Tutto il Business che c'è dietro. Stipendi, sponsor, vendita di gadget, sviluppo dei mezzi. Tutto questo pero' è direttamente proporzionale al bacino di pubblico che segue lo sport. Quindi in definitiva lo scopo di tutto questo è divertire la gente a casa e gli spettatori al circuito. Se la gente si annoia, si chiude, se la gente apprezza, si va avanti.

Ora, secondo me, non è giusto che delle persone rischino la vita per regalare ad altre i brividi e le emozioni delle loro gesta.
Rischiano la vita? Beh, sì. C'è una componente si pericolosità intrinseca negli sport di velocità. Il portare al limite il mezzo, che alla fine e' quello per cui sono pagati i campioni, di piloti ordinari ce ne sono a palate, credo, significa ridurre al minimo il margine di errore. E un errore a 300km/h lo paghi. Una volta ti fratturi un osso, e ci può stare. Un'altra ti lussi la spalla, e ci può stare. Un'altra cadi e ti passano sopra 2 moto, muori e ci può... no calma, secondo me non ci può stare.
 Sono esseri umani, chiunque può sbagliare. Appunto.
 Cosa si può fare? Aumentare le protezioni o ridurre le velocità? Alla fine incidenti cosi' capiteranno sempre. Appunto.
Si possono cambiare le regole, modificare i regolamenti, ma gli interventi devono essere pesanti per poter cambiare le cose(ovvero il fatto che la morte di uno dei corridori sia un fattore non estraneo a queste competizioni). A questo punto non sarebbe quasi più MotoGP. Appunto.

Daltronde e' vero che ogni lavoro presenta un tasso minimo di rischio e che i morti sul lavoro sono una realtà quotidiana. Però è anche vero che chi lavora non mette la propria vita in pericolo per la sola soddisfazione di un pubblico pagante.
E secondo me e' qui che si gioca la differenza.
Non possiamo fermare il mondo, ogni lavoro e' rischioso, per evitare i morti.
Non è concepibile fermare, chessò, il traffico aereo perchè anche li un incidente può essere mortale. Però non possiamo, almeno per me, paragonare una gara di moto ad un volo aereo. Hanno due fini diversi, anche se gli esiti, fatali, possono coincidere.
Un aereo vola per portare merci e persone da una parte all'altra del mondo. Una frazione infinitesimale del traffico aereo è per diletto o per spettacolo. Il resto del traffico è un mezzo(di trasporto, appunto) e non un fine.
Le competizioni invece, in moto, in macchina, in aereo, sui motoscafi, sono fini a se stesse. Lo scopo del pubblico, dei piloti si gioca li, nella gara.
Ed e' questo che a mio parere stona.
Non si dovrebbe morire per una gara.
E non si dovrebbe aver piacere nel seguire uno sport che può avere come esito(non atteso, per carità, e nemmeno sicuro, ma possibile, in ogni momento della gara) la morte di uno degli atleti.

Propongo quindi la chiusura definitiva delle corse di velocità?
Boh, personalmente non ci troverei nulla di sbagliato in una decisione in questo senso.
So benissimo, d'altronde, che non ci si muoverà mai in questa direzione e che non convincerò nessuno.
Però credo sia importante riflettere, almeno noi spettatori, sul valore della vita.

La vita di un uomo 24enne, vale 2 ore la settimana di emozione?


22 ottobre 2011

Gheddy gheddy

Africa 

Primi 10
Posto Stato ISU
Nuove stime 2010 per il 2010
Alto
53 Bandiera della Libia Libia 0,755
72 Bandiera delle Mauritius Mauritius 0,701
81 Bandiera della Tunisia Tunisia 0,683
84 Bandiera dell'Algeria Algeria 0,677
Medio
93 Bandiera del Gabon Gabon 0,648
98 Bandiera del Botswana Botswana 0,633
101 Bandiera dell'Egitto Egitto 0,620
105 Bandiera della Namibia Namibia 0,606
110 Bandiera del Sudafrica Sudafrica 0,597
114 Bandiera del Marocco Marocco 0,567

Qui

Ma come?
La Libia del terribile Gheddafi messa, dall'ONU, al primo posto tra i paesi africani nella classifica dell'ISU?
(a me di norma non piacciono queste sottospecie di classifiche che pretendono di stabilire il benessere e la vivibilità in uno stato, pero' qualcosa può voler dire se addirittura viene messa al primo posto, con valori più alti di Russia e Brasile, giusto per...)

Ora, se la Libia si trova li credo che un po' di(tutto il) merito sia del Rais, anche perché il valore ha un tasso di crescita positivo, addirittura superiore a quello di qualunque altro paese europeo, e tra i primi 80 stati solo il Brasile ha un incremento del genere.

La mia non vuole essere una apologia del nostro campeggiatore preferito, le sue sparate nell'ultima sua venuta in Italia me le ricordo bene.
Cosa ha fatto da quando e' salito al potere lo si può leggere ovunque.
Che si sia arricchito approfittando della sua posizione è fuor di dubbio.
Ne ha combinate di cotte e di crude.

Pero'...

Una parte del suo popolo lo amava ancora, qualche cosa di buono in Libia per i Libici l'ha fatta. Ha nazionalizzato i pozzi di petrolio espropriandoli dalle mani delle multinazionali occidentali, per esempio. Illegale, forse, ma non mi trova del tutto contrario. Ha affrontato a muso duro un po' chiunque per salvare i suoi interessi in Libia, e probabilmente salvaguardando anche gli interessi dei Libici, pur magari non essendo questo il suo primo pensiero. Tutto sommato in Libia tanto male non si stava.
Una figura decisamente controversa.
Io stesso faccio fatica ad esprimere un giudizio definitivo sul suo operato.
Sulla sua persona una idea me la sono fatta.


Tutto questo per dire cosa?

Semplicemente che godere in sguaiatamente ed esageratamente per la morte di una persona trucidata senza processo(un giudizio definitivo e assoluto e' difficile da dare) mi pare da barbari.

Quindi al diavolo tutti i giornali, telegiornali e siti che ci hanno spiattellato le foto o peggio, i video, di un uomo rantolante, indifeso, morente.


18 ottobre 2011

V per Pagliaccio

Guardando i cortei e le varie manifestazioni degli ultimi tempi, ed in particolare quella di Sabato scorso a Roma, non ho potuto non notare un fiorire sempre più rigoglioso di maschere di Guy Fawkes, quelle del film V per Vendetta, per capirci.


Il film, carino, racconta le gesta di una "vittima del sistema", quello si dittatoriale e corrotto, una oligarchia alla Orwell, una societa' controllata dall'alto ad ogni livello. Il nostro eroe si prodiga per combattere questo governo corrotto e, tra omicidi e demolizioni varie, alla fine riesce far crollare i cattivissimi e a riportare la democrazia e la libertà in Gran Bretagna.
Il film funziona, i cattivi sono davvero cattivi: vengono a prenderti a casa manganellate a gogo, sacchetto nero in testa e tanti saluti. Se osi contraddire o protestare le autorita', o se sei gay o immigrato(mi pare), questa e' la tua fine.
Una vera dittatura nazi/comunista fatta e finita, nessuna libertà in cambio di quiete e pace, dove la figura di V  spicca salvifica e positiva e l'uso della violenza diventa quasi indispensabile contro un governo del genere.
Nel film.


Nella realtà?
Il fatto stesso che questo film esista, non sia proibito ne' messo all'indice ci pone un grado di libertà superiore a quello concesso nel film.
Ed così è per mille altre cose.


L'indossare la maschera oggi e qui perde ogni significato in questo contesto che ha poco da condividere con UK 2019. 
In Iran avrebbe senso; in Cina, in Nord Corea. 
Probabilmente anche a Cuba. 
Ed e' per questo che dubito fortemente che si possa impunemente guardare, vendere, diffondere V per Vendetta in questi regimi che non sono molto distanti da quello nel film.
Se hai visto la pellicola(o letto il fumetto), allora vivi in un contesto non paragonabile a quel mondo e immedesimarti, vestendo i suoi panni, in V e' un esercizio che va bene solo a carnevale o con spirito comunque carnevalesco.
Nel momento in cui lo fai con convinzione, con serietà, si scade nel patetico e nell'infantile.

Nel film la maschera ha un significato particolare. E' l'identità dietro alla quale si può combattere il regime, e' la difesa del mio viso, del mio volto, il tutore della mia libertà. Se protesti o contesti senza maschera, anche solo urlando uno slogan, vanno a guardarsi le registrazioni, ti identificano e nottetempo vengono a trovarti a casa. La maschera diventa quindi sussidio indispensabile.


Oggi, invece, mi sembra che chi la indossi la usi come legittimazione della propria protesta, immaginandosi una dittatura che non esiste, difendendosi da rappresaglie che non arriveranno mai, sentendosi un po' V per qualche ora a pochi metri da casa propria. 
Rivoluzionari della Domenica pomeriggio.
Rovesciatori di dittature in democrazia.










« I popoli non dovrebbero temere i propri governi: sono i governi che dovrebbero temere i loro popoli. i popoli dovrebbero essere il proprio governo.»


Mio personale punto di vista. Se poi si vuole combattere, vediamo pure questi due soggetti come in conflitto. Io preferisco vederli in sinergia. Che poi sia più facile la prima via e' un altro paio di maniche. Di sicuro seguendo la seconda si vive meglio.



PS: Nulla da dire sulla legittimità delle proteste di Sabato. A volto scoperto, con cognizione di causa.
Mi repelle il mondo della finanza e delle banche.