Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



13 aprile 2012

Tituli 0 - S.Luigi 1

Viterbo, scompaiono i cinema E si dirà messa in sala: per evitare l'Imu

Chiusi il Lux, l'Azzurro, il Metropolitan, il San Leonardo. E adesso il Trieste: contratto scaduto con la Curia, che sembra intenzionata a trasformare lo spazio in luogo di culto


ROMA - Il cinema Lux. L'Azzurro. Il Metropolitan. Il Corso. Il San Leonardo. E l'ultimo caduto: il cinema teatro Trieste. Una via crucis sui luoghi perduti della vita culturale. Una sorta di funerale pubblico in programma il prossimo 21 aprile a Viterbo: La tappa più dolorosa è di fresca chiusura: il Trieste, che ha salutato i suoi spettatori pochi giorni fa con una proiezione gratuita di «The Artist», era l'ultimo spazio in città dove vedere film d'autore e spettacoli teatrali. Sala strapiena, commozione, racconta l'esercente Michele Sessa, che con il padre Paolo da vent'anni gestiva la sala parrocchiale che tra un film e l'altro ospitava spettacoli e laboratori teatrali.

Il pubblico in sala al «Trieste» durante una delle ultime proiezioni
I Sessa hanno restituito le chiavi alla Curia, il contratto era scaduto. Erano certi lo avrebbero rinnovato. Invece il vescovo, raccontano gli animatori del Comitato che si è formato in città in difesa del Trieste, ha fatto sapere che si riprendono le mura.
Qualcuno racconta che il sabato il vescovo ha in programma di celebrarci la Messa, trasformando quel cinema-teatro da 200 posti in un luogo di culto. Forse la ricostruzione in chiave anti-Imu è eccessiva, resta il fatto che Viterbo, città d'arte, centro storico bellissimo, perde uno spazio che offriva alternative serali ai tanti studenti anche fuorisede, oltre che ai residenti. «Il Trieste era rinato nel 1992 proprio con l'idea di assicurare alternative al nulla ai giovani: in accordo con il parroco di allora, don Sebastiano Fasone, lo gestivamo come spazio aperto alla città» ricorda Michele Sessa. «Le mura sono della Curia, hanno diritto di farne ciò che vogliono. Ma tra poco, quando chiuderà per ristrutturazione anche il cinema Genio, di proprietà comunale, qui in città non resterà nulla».
Chi vuole vedere un film a Viterbo deve prendere la macchina arrivare alla multisala di Vitorchiano, oppure fermarsi al Trento, altra sala parrocchiale dal futuro incerto. La crisi della sale indipendenti (spesso ospitate in edifici religiosi) è drammatica. Non va meglio per il teatro: quello comunale è chiuso per ristrutturazione, non si sa quando riaprirà. Bisogna spingersi a Tuscania. «Per questo ci stiamo attivando», spiegano gli animatori del Comitato «Cinema Trieste aperto», che hanno attivato un gruppo su Facebook. «Chiudere spazi per la cultura è un danno, la città rischia di morire».
Il 21 sperano di chiamare a raccolta tanti viterbesi, fedeli cinefili e non solo. L'amministrazione, raccontano con rammarico, per ora tace. Parlano invece i simpatizzanti del Trieste che rimbalzano tra radio (se n'è occupata RadioDue con Caterpillar) e Twitter. Dove Giovanni Veronesi ha lanciato un appello per il cinema Trieste: non lasciatelo morire». Il regista lancia una proposta: «Dobbiamo farlo riaprire a costo di occuparlo come il Valle». Ma non tutti a Viterbo sono pronti a seguirlo in un'eventuale occupazione. «Non siamo contro la Curia, sia chiaro». In fondo è pur sempre la città dei Papi.

Fonte

Tituli 0

Inutile sottolineare che il titolo si basa tutto su un "Qualcuno racconta"che potrebbe tranquillamente essere l'amico di mio cuggino che fa karate e se glielo dico io poi lui ti picchia.
Ma vabbè, lo sappiamo.

S.Luigi 1

Il resto dell'articolo, tutto l'articolo, parla invece di un tema interessante, la scomparsa delle sale indipendenti o comunque la loro difficoltà a sopravvivere.
Nel caso specifico probabilmente la Curia non ha rinnovato il contratto perchè non doveva essere particolarmente in attivo o perchè il canone era troppo basso, e mi pare legittima come scelta, dopotutto i soldi non crescono sugli alberi, nemmeno in Vaticano.
Tralasciamo il fatto che almeno una parte di chi si lamenta ora per la morte della cultura, etc... avrà anche manifestato affinchè la chiesa paghi l'IMU su tutto il possibile (nella pratica non cambia nulla, quello che veniva pagato prima verrà pagato anche adesso, e ciò che era esente prima è esente adesso, però è il concetto che si manda in cortocircuito da solo, pretendi cultura da chi vuoi mazziare?).

Come fare a gestire un cinema parrocchiale?
Come cavolo fanno gli altri cinema parrocchiali a funzionare, se ne esistono che funzionano? Sono sicuro che i multisala non sono solamente a Viterbo e dintorni, magari sono anche a Vimercate,  e che in ogni caso la concorrenza è forte ovunque.
Come fa un cinema, diciamo a Concorezzo, vicino a Vimercate, a sopravvivere e a continuare a proporre cultura?

Limitando le spese non pagando gli stipendi a chi ci lavora, facile.
Schiavismo? Servitù?
Volontariato.
Un esercito di volontari.
Adolescenti, universitari, adulti e pensionati che ogni giorno si danno da fare per tenere viva questa realtà.
Il bello è che nostro il cinema non si limita a vivacchiare, non annaspa sotto il pelo dell'acqua con difficoltà, spinto nell'abisso dalle Torri, stretto da debiti a da scarse entrate a corto di energie.
Se la cava egregiamente, certo, non utili stellari, non il giro di spettatori delle Torri ma si tira avanti senza preoccuparsi troppo.
E il cuore di tutto questo sono proprio i volontari (e il palinsesto teatrale, in effetti).

Non certo stacanovisti, pazzi furibondi votati alla causa della cultura fino alla morte.
Vedo mio fratello, un turno ogni due settimane circa, fatto senza particolare entusiasmo, ma fatto bene.
Oppure penso a me fino all'anno scorso, che ogni tanto qualche turno lo saltavo per dimenticanza, ma 6-7 orette al mese le trovavo senza salti acrobatici o virtuosismi dell'agenda.
E questo per citare "i meno meglio".
E penso a tutti gli altri che tutt'ora dedicano come minimo qualche sera, anche qualche Sabato sera, della loro vita per tenere aperto un cineteatro di provincia con professionalità e serietà ineccepibili.
Baristi, palchisti, macchinisti, cassieri, le sciure della pulizia, chi organizza tutto il palinsesto, chi tiene i conti, chi commenta i film d'essai, chi aggiorna il sito internet...
E un cineteatro va avanti sul loro lavoro, sul loro lavoro volontario, senza mugugni, senza occupazioni, senza rumore.

Niente concessioni, niente contratti, solo l'affetto per un luogo, l'amore per il bello e la convinzione che le cose belle meritino i nostri sforzi, con gioia.

Quindi chi protesta per la chiusura del Trieste non pensi nemmeno per un istante ad occuparlo, se lo tolga dalla mente; venga a Concorezzo al S. Luigi a vedere come si fa.
O in un'altra delle centinaia di sale che vivono rombando con lo stesso motore, con il medesimo carburante.
Poi tornino a Viterbo, gli concedo due settimane per organizzarsi, contarsi, guardarsi in faccia  e poi vadano dal parroco e si propongano di tenere loro aperto il cinema una sola sera a settimana.
Il Lunedì sera, cinema d'essai, tutto qua.
Fatto, il cinema è salvato, poi magari negli anni il gruppo si affiata, cresce, prende fiducia e si implementa la proiezione del Venerdì, del Sabato, poi due film a settimana, i volontari diventano 100, lo si apre tutte le sere...
Basta farlo.

Citare Kennedy sarebbe fin troppo banale, ma evidentemente la banalità è andata persa.


"Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi.
Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese."
O meglio

"Non chiedetevi cosa può fare il vostro X per voi.
Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro X."
Con X=cinema, città, scuola, comune, etc...


Ovviamente questo funziona se esiste un concetto di società alla base, una cultura della comunità, una comunità. Chi fa il volontario non cresce dal nulla. Anche i funghi anno bisogno come minimo di una spora e di parecchia acqua.
Oggi, nelle nostre città, acqua e spore dove stanno, se ci stanno?

Ovviamente, questo è il nostro cinema.

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