Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



28 ottobre 2011

Assisi 2011

[...]
La critica della religione, a partire dall’illuminismo, ha ripetutamente sostenuto che la religione fosse causa di violenza e con ciò ha fomentato l’ostilità contro le religioni. Che qui la religione motivi di fatto la violenza è cosa che, in quanto persone religiose, ci deve preoccupare profondamente. In un modo più sottile, ma sempre crudele, vediamo la religione come causa di violenza anche là dove la violenza viene esercitata da difensori di una religione contro gli altri. I rappresentanti delle religioni convenuti nel 1986 ad Assisi intendevano dire – e noi lo ripetiamo con forza e grande fermezza: questa non è la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione. Contro ciò si obietta: ma da dove sapete quale sia la vera natura della religione? La vostra pretesa non deriva forse dal fatto che tra voi la forza della religione si è spenta? Ed altri obietteranno: ma esiste veramente una natura comune della religione, che si esprime in tutte le religioni ed è pertanto valida per tutte? Queste domande le dobbiamo affrontare se vogliamo contrastare in modo realistico e credibile il ricorso alla violenza per motivi religiosi. Qui si colloca un compito fondamentale del dialogo interreligioso – un compito che da questo incontro deve essere nuovamente sottolineato. Come cristiano, vorrei dire a questo punto: sì, nella storia anche in nome della fede cristiana si è fatto ricorso alla violenza. Lo riconosciamo, pieni di vergogna. Ma è assolutamente chiaro che questo è stato un utilizzo abusivo della fede cristiana, in evidente contrasto con la sua vera natura. Il Dio in cui noi cristiani crediamo è il Creatore e Padre di tutti gli uomini, a partire dal quale tutte le persone sono tra loro fratelli e sorelle e costituiscono un’unica famiglia. La Croce di Cristo è per noi il segno del Dio che, al posto della violenza, pone il soffrire con l’altro e l’amare con l’altro. Il suo nome è “Dio dell’amore e della pace” (2 Cor 13,11). È compito di tutti coloro che portano una qualche responsabilità per la fede cristiana purificare continuamente la religione dei cristiani a partire dal suo centro interiore, affinché – nonostante la debolezza dell’uomo – sia veramente strumento della pace di Dio nel mondo.
[...]

Assisi, Basilica di Santa Maria degli Angeli
Giovedì, 27 ottobre 2011


Se solo fosse ascoltato.
Ne avremmo bisogno tutti. E noi Cattolici per primi.

Quante volte invece ci fermiamo all'aspetto o al sentito dire o non approfondiamo i suoi discorsi come meriterebbero.
Basterebbe invece ascoltare le sue parole per scoprire ogni volta un uomo pieno di gioia e di mitezza, mai banale, di grande spessore e che quando parla che non gira intorno alle questioni divagando ma va dritto subito al nocciolo del problema e offre interessanti spunti di dialogo e di riflessione.
Volenti o nolenti, se lo si ascolta, ci si interroga.
L'ho già detto mille volte e lo ripeto una volta di più: mi piace.
Mi piace il suo stile, non cerca di convincerti che lui abbia ragione sommergendoti di dialettica, né ha l'aria di chi si deve difendere da qualcosa o deve giustificarsi da qualcuno.
Espone in modo chiaro e assolutamente coerente e razionale il suo pensiero, il pensiero della Chiesa ponendoti necessariamente, a mio avviso, in condizione di rifiutare tutto ciò che dice in quanto poggia sul nulla di un mare di menzogne o di accettarlo per intero, dalla prima all'ultima parola in quanto fondato sulla Verità. Come dev'essere.
O sbaglia tutto perché le premesse sono false, o ha ragione su tutto perché le premesse sono vere.

Ma le premesse, allora, quali sono?



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