Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




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"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



18 marzo 2011

Cash Cash

Il test in Malawi, dove un adulto su otto è sieropositivo, funzionava così: la Banca mondiale ha formato un campione di 3.800 ragazze fra i 13 e i 22 anni e le ha divise in due gruppi. Nel primo le ragazze ricevevano in media 10 dollari al mese e il pagamento della retta scolastica a patto che frequentessero le lezioni con regolarità. Nel secondo, il cosiddetto «gruppo di controllo», nessuna riceveva niente.
Un anno e mezzo dopo l’infezione da Hiv nel primo gruppo, quello delle ragazze pagate per andare a scuola, era più basso del 60%.

All’1,2% contro il 3% delle ragazze del gruppo di controllo.

La differenza si spiega alla luce delle risposte delle giovani donne coinvolte nell’esperimento. Una su quattro fra loro ha spiegato la propria vita sessuale con il «bisogno di assistenza» o il «desiderio di denaro o regali». Nove su dieci hanno riferito che il loro partner assicurava loro un pagamento mensile in media di 6,5 dollari.

È la dinamica di quelli che in Africa si definiscono i sugar daddy, ««dolci papà»: uomini più anziani, spesso molto più anziani, che comprano o affittano amanti-teenager. In Malawi questi maschi dai trent’anni in su sono sieropositivi nel 30% dei casi. È ovvio che l’industria dei sugar daddy sia una delle principali catene di trasmissione dell’Aids. Romperla attraverso incentivi monetari alle ragazze perché si creino un’istruzione e una vita diversa ha avuto da subito effetti dirompenti. Dieci dollari valgono più di medicinali spesso carissimi. Inevitabilmente «corrompere» una persona per indurre comportamenti virtuosi è controverso. Anche in Africa sub-sahariana, dove vivono i due terzi dei sieropositivi del pianeta, molti non sono d’accordo. Ma funziona così bene che a Harare, in Zimbabwe, la Banca Mondiale ha appena introdotto un programma innovativo: pagare le teenager a patto che licenzino i loro sugar daddy. In città sono già comparsi cartelli per pubblicizzarlo. Recitano: «Il tuo futuro è più luminoso senza un dolce papà»

Fonte


A parte la minchiata colossale sul "corrompere" per indurre comportamenti virtuosi, cosa che non sta ne in cielo ne in terra, dal momento che i soldi non sono dati "per NON andare a prostituirsi" ma per sopravvivere e andare a scuola. Se una avesse voluto guadagnare altri soldi avrebbe comunque potuto vendere il culo, ma evidentemente non devono apprezzare molto questa pratica, che  viene praticata solo da chi non ha proprio altri mezzi di sostentamento. Inspiegabile, vero?
Nienete corruzione quindi.
Ma comunque, anche se le si pagasse 10€ per NON prostituirsi, quindi a detta del giornalista, per "corromperle", dove sarebbe il male?
E se ne deduce che il comportamento non "corrotto" sia invece prostituirsi.
Bah...

Ma facciam finta che.

Questa e' comunque l'ennesima dimostrazione, come se ce ne fosse bisogno, che per per controllare l'epidemia di Hiv bisogna agire principalmente sui comportamenti, limitando i rapporti a rischio il piu' possibile.
Qui abbiamo un calo del 60% delle infezioni, senza spendere un € in farmaci o presidi medici, semplicemente fornendo alle ragazze uno stile di vita migliore e piu' morale (abbiamo infatti imparato dai recenti fatti di cronaca come prostituirsi sia terribilmente amorale e contro la dignita' della donna)
Capite perche' non va bene ?

1 commento:

Riccardo ha detto...

Questo dimostra che l'educazione comportamentale è molto più utile dei preservativi nella lotta contro l'AIDS. Lo dimostrano molti altri luoghi africani in cui questa educazione viene impartita.

ago86 di splinder.