Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




.

"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



09 marzo 2011

Donna

Ieri s'è festeggiata la festa della donna.
Gia', ma che donna? Quale donna abbiamo festeggiato?
C'è chi ha fatto gli auguri alle donne che ce l'hanno fatta, che sono uscite vincitrici dal confronto con l'uomo.
Qualcuno ha fatto gli auguri alle donne libere, a quelle vive, vere, che non si lasciano soggiogare dal sesso "forte".
La donna che non mercifica il proprio corpo, che conosce il valore della dignita' di se stessa, che e' consapevole e conscia della propria bellezza e importanza.
La donna che fa carriera. La donna che fa famiglia. La donna che e' forte.
Quella che e' debole. La donna vincitrice. La donna sconfitta. La donna che cammina a testa alta con 12cm di tacco e quella che lo fa scalza su una via sterrata, tra fango e paglia. La donna che cammina con il capo chino sotto 50Kg di pietre che lei ha frantumato o chino sopra l'ultimo modello di reezig. Ce ne sarebbero a milioni di donne.

Pero' c'è una errore madornale in tutto questo.
Un errore che passa inosservato, oggi, che forse(ma ho i miei dubbi) era piu' chiaro 10o anni fa.
La donna non ha bisogno di nessuna aggettivazione per essere digitosa.
Una donna non deve dover fare qualcosa o non fare qualcosa per godere dei suoi diritti.

Ieri abbiamo ricordato la donna. Sonza aggettivi.
La donna che ha dignita' e diritti, per il solo fatto di essere tale.
Alle donne e' chiesto solo di essere donne.
E per questo c'è davvero da festeggiare.





Globalmente pero' l'aggettivo "bella" non stona affatto.

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