Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




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"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



17 febbraio 2011

Li dovreste odiare. Sono infedeli, miscredenti.

Un giornalista della Bbc infiltrato nell'istituto di Birmingham che forma la classe dirigente musulmana. L'estremismo tra i banchi. "Voi non siete come la gente lì fuori. Dovete rifiutare i loro costumi per non perire all'inferno".
L’uomo è magro, di un pallore vagamente spettrale e si accarezza la barba curata e lunga. Ha un’età indefinibile, che potrebbe essere compresa tra i venticinque e i cinquant’anni. Cammina in mezzo alla stanza silenziosa vestito con una tunica chiara che arriva fino a piedi. Un piccolo cappello di lana bianca. La sua voce ha il suono dell’acciao contro la parete di una caverna profondissima e i ragazzi intorno a lui, circa venti, hanno l’attenzione nervosa di chi si sente a disagio. Hanno undici anni e sono seduti nei banchi della Darul Uloom Islamic High School di Birmingham, West Midlands, Inghilterra centrale. «Voi non siete come i non musulmani che vedete lì fuori». Indica un punto indefinito oltre la finestra. «Quanto male c’è nelle strade. Persone che non portano correttamente l’hijab, gente che fuma. Li dovreste odiare. Odiare quelli come loro. Sono infedeli, miscredenti». La parola che usa con disprezzo è «Kuffar». Una telecamera nascosta da un giornalista della Bbc che si è infiltrato nella scuola per quattro mesi registra tutto. Il filmato integrale andrà in onda su Channel 4 questa sera. Il titolo sarà: lezioni di odio e di violenza.
Sono passati esattamente nove giorni da quando il primo ministro David Cameron ha spiegato che in Gran Bretagna «il multiculturalismo di Stato ha fallito lasciando i giovani musulmani vulnerabili al radicalismo».
La Darul Uloom fa parte di un gruppo di istituti noti nel mondo come le «Eton dell’Islam» che hanno l’obiettivo di formare la prossima generazione di leader musulmani. Il regolamento della scuola secondaria, sottoposto anche alle autorità inglesi, prevede che all’interno delle mura si insegnino la tolleranza e l’integrazione. Nel 2009 gli ispettori governativi hanno certificato che ogni cosa è in ordine.
L’uomo non si ferma. Parla con calma. Attacca gli ebrei, i cristiani, gli atei. Dice che «gli hindu sono senza intelletto e bevono la piscia delle mucche». Ha pupille vaghe come quelle di un cieco. Insegna che «i miscredenti sono le peggiori creature del mondo. Bevono, ascoltano musica. I musulmani che non adottano costumi islamici saranno torturati con un forcone rovente nell’aldilà». La lezione è finita.
I responsabili della scuola, a cui è stato sottoposto il filmato, giurano che l’uomo non era un insegnate, ma uno studente anziano. E che tra l’altro è già stato espulso. «La sue idee non rappresentano la politica dell’istituto». Il reporter della Bbc si chiama Osman, è musulmano e racconta che da bambino, nella madrassa che frequentava, lo riempivano di botte. «Hanno distrutto la fiducia in me. Ma io so che l’Islam è un’altra cosa».
La tv inglese stasera manderà in onda un secondo filmato. Anche questo girato di nascosto. Stavolta da una giornalista del Daily Mail dentro una madrassa all’interno della moschea Jamia di Keighley, West Yorkshire. La scena è simile. Solo che i bambini questa volta sono seduti per terra. E sono più piccoli. Hanno sei anni. L’uomo che cammina in mezzo a loro - barba e tunica - sembra un falò attorno al quale ci si raduna in cerca di saggezza e di calore, ma la scena cambia all’improvviso. L’insegnante si avvicna senza motivo a un ragazzino paralizzato dal terrore. Lì per lì non si capisce perché abbia paura. E’a scuola. Un posto apparentemente sicuro. Ma l’insegnate lo colpisce con uno schiaffo, con l’indifferenza creata dall’abitudine. Si sposta, prende a calci un altro bambino. Un terzo lo strattona per la maglia. Le immagini sono sfuocate e inequivocabili. D’istinto si prova una pietà opprimente che si concentra sul corpo magro e debole dei ragazzi. La loro smorfia d’angoscia non è di paura o di schifo, piuttosto di vergogna. Come se a sbagliare fossero loro. Il comitato direttivo della Jamia messo di fronte alle immagini ha reagito spiegando che «sarà intrapresa ogni azione per tutelare l’incolumità dei bambini, la nostra disponibilità a cooperare è totale». La reporter del Daily Mail si chiama Tazeen Ahmad, è musulmana, ha lunghi capelli neri, e racconta che sua madre l’ha educata leggendo il Corano e insegnandole la tolleranza. «Le scuole dovrebbero essere sottoposte a una maggiore sicurezza, ma io lo so che l’Islam è un’altra cosa».


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