Sotto l’azzurro fitto
del cielo
qualche uccello di mare se ne va

né sosta mai
perché tutte le immagini portano scritto

“più in là!”




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"Io dichiaro la mia indipendenza. Io reclamo il mio diritto a scegliere tra tutti gli strumenti che l'universo offre e non permetterò che si dica che alcuni di questi strumenti sono logori solo perché sono già stati usati"

Gilbert Keith Chesterton



10 febbraio 2011

Bufale sull’e-book

Per inquadrare il fenomeno eBook è forse il caso di partire dall’esperienza personale. Quanti tra voi lettori hanno letto finora un libro elettronico? A sentire gli annunci dei giganti del settore (a cominciare dal boss di AmazonJeff Bezos) e profezie varie sulla morte delle librerie, sembra che la carta si sia già incamminata sul viale del tramonto, con giusto un nostalgismo per i bei tempi andati ad arginare, ancora per poco, la rivoluzione dell’eBook.

In realtà, facendo dei semplici sondaggi casalinghi – ovvero chiedendo ad amici e conoscenti – la risposta alla domanda di cui sopra è spesso simile: nessuno. Anche i pochi fortunati dotati di un lettore digitale, iPad o Kindle che dir si voglia, raramente si sono cimentati con un romanzo su inchiostro elettronico. I numeri ufficiali, d’altronde, parlano da soli. Secondo le stime rese note a gennaio al DigitalBook World 2011 uno dei più importanti appuntamenti mondiali per per l’editoria digitale, gli eBook in Italia sono sotto la quota dello 0,5 per cento del mercato librario. Vuol dire che ogni 200 libri cartacei, viene venduto un solo eBook.

Negli Usa le cifre salgono: nel mercato librario statunitense (che offre oltre 800mila titoli) gli eBook occupano circa il 10 per cento del mercato; ma i numeri crollano nuovamente in Europa (dove, va detto, il numero di titoli disponibili è inferiore): se a ‘svettare’ è il Regno Unito con una quota tra il 2 il 3 per cento del mercato, il giro d’affari in Germania e Francia è inchiodato all’uno per cento (la Spagna è come noi allo 0,5). Data questa situazione, è tutt’altra la ‘verità’ che domina su giornali e siti specializzati.

Capofila – interessato – degli entusiasti è appunto Jeff Bezos, presidente e amministratore delegato di Amazon, il portale (da poco sbarcato anche in Italia) leader mondiale dell’e-commerce. Amazon, vende di tutto, dalle stampanti ai frullatori, ma nasce nel 1995 come libreria online e ancora oggi non ha rivali nella vendita di libri per corrispondenza.

Amazon salta nell’e-mondo nel 2007 con il lancio di Kindle, lettore digitale dotato di particolare inchiostro elettronico che permette anche la lettura sotto il sole (quest’estate è arrivato il Kindle3). Da quando il suo gioiellino è sul mercato, il patron Bezos non si è fatto mancare neanche un’occasione per esaltare le magnifiche sorti e progressive dei suoi prodotti. Nel Natale del 2009 Amazon fa sapere ai quattro angoli del globo: “A Natale abbiamo venduto più copie di libri in formato digitale per Kindle che in quello cartaceo”. “Il Natale 2009 passerà alla storia come il momento del sorpasso degli eBook ai danni dei vecchi cugini cartacei?” si chiese ai tempi l’italiano bookblog. Diradato il fumo, fu chiaro che il 25 dicembre a pochi viene in mente di ordinare un libro via posta, mentre decine di migliaia erano coloro che, ricevuto un Kindle in regalo, lo avevano testato scaricando due-tre eBook. Più recente l’annuncio dello “storico sorpasso”. Lo scorso luglio dall’azienda di Bezos fanno sapere che ormai “ogni 100 libri cartacei ‘hardback’ sono stati venduti 143 eBook”.

Finisce così la società di Gutemberg? Non proprio. Anche in questo caso andrebbe specificato che per “hard book” si intendono i libri cartacei in edizione rigida, spesso costosi e rivolti ad un pubblico di nicchia (e, a differenza dell’Italia, ormai desueti sul mercato Usa). Ma anche questa volta l’annuncio dei geni dell’e-comunicazioni ha funzionato: i titoli dei giornali del mondo non mancano e, buon per Bezos, si torna a parlare della sua azienda appena sta cominciando a scemare l’ubriacatura per l’iPad Apple lanciata il mese prima e diretta concorrente di Kindle. Basta aspettare solo qualche mese, infine, arrivando ai giorni nostri, perchè il portale che prende il nome dal Rio delle Amazzoni torni di nuova alla carica.

Lo scorso 27 gennaio un ulteriore comunicato viene sfornato dall’azienda di Seattle. “Amazon.com ora vende più libri elettronici per Kindle che paperback. Per ogni cento paperback venduti, abbiamo venduto 115 eBook”. In questo caso la notizia sembra reale. I ‘paperback’ sono i volumi che leggiamo tutti, i tascabili, quelli con copertina morbida. Si è compiuto davvero il sorpasso? Siamo sbarcati, senza batter ciglio, nell’era della lettura digitale? In realtà anche in questo caso i dati andrebbero presi con le molle. Amazon può contare sull’80 percento del mercato degli eBook negli Usa. Ma, nonostante il lettore Kindle sia acquistabile soltanto negli Stati Uniti, sono milioni i cittadini del mondo che sono riusciti ad accaparrarsene uno (e questi sono obbligati a comprare gli eBook su Amazon, circostanza che spiega anche il successo dell’eBook presso gli americani).

Tutt’altra musica per i tascabili cartacei. Amazon conta soltanto sul 15 percento del mercato Usa: un’inezia rispetto al mercato globale al quale vanno ascritte le librerie e gli altri siti in America e nel resto del mondo. Amazon, quindi, fa un’altra capriola mediatica: confronta un dato globale (quello sulle vendite dei suoi eBook), con un dato iper locale (le vendite Amazon di libri cartacei negli Usa). É come se la Coca Cola annunciasse di vendere più Coca Cola che acqua minerale: nessun penserebbe che la razza umana è passata alla Coca Cola. Ma Amazon è new-economy, e fa un altro effetto.

La domanda che a questo punto esige una risposta è allora: cui prodest? A chi conviene pompare mediaticamente la rilevanza degli eBook nel mondo? La risposta è deduttiva. Gli eBook Kindle hanno un formato “proprietario”, ovvero possono essere letti solo su supporti prodotti dalla casa madre. L’azienda di Bezos, perciò, ha tutto l’interesse a porsi come “standard”: se tra qualche anno “libro digitale”, vorrà dire “libro digitale per Kindle” allora non solo il gigante dell’e-commerce se ne gioverà in termini di vendite, ma potrà anche tenere sotto scacco gli editori e imporre anche agli scrittori gli accordi che ritiene vantaggiosi. La realtà ci dice ben altro. Per ora continuiamo ad amare la carta. E non basta qualche comunicato stampa a convincerci del contrario.

fonte



 Finche' non implementeranno il profumo di carta sugli ebook...

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